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Elia

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Sapevo del progetto e del meccanismo che regola senza errore la manifestazione del caos. Conoscevo le argille e le malte, i mattoni del muro dietro il quale canta il grillo, in lingua primaria e senza declinazione. Eppure hai scelto di parlarmi del tuo silenzio dal silenzio dei cedri e di obbligarmi a coprire i volti per evitare l'ustione dell'infinitamente piccolo su pelli già cotte dai raggi della tua assenza. Vento, incendio e terremoto furono le tue maschere senza voce né richiamo per abituare le mie orecchie alla privazione di suono dietro cui si cela la narrazione della nascita nel fuoco e nella pietra di una lingua universale. Ne scrivo ora sapendo del carro che mi attende dietro il grande luminare, al tramonto. סלה ¹ _________ Video-lettura di Lorenzo Pieri NOTE ¹  Trans. Sèlah - termine ebraico che nella liturgia, specie nei Salmi, indica una pausa sia ritmica che di riflessione. ² Foto e testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 32 - Diverse declinazioni della sera (Giovanni Pascoli e il profeta Elia)

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  di Sergio Daniele Donati  Cosa è mai la sera se non la descrizione di un limite, di un crinale, di un passaggio tra mondi? E quale linguaggio che non sia poetico  - e dunque legato all'idea dell'evanescenza dei significanti - è capace di meglio descrivere questo sentiero stretto. Giovanni Pascoli ne la sua celeberrima La mia sera ( Canti di Castelvecchio , 1903 )   ci conduce per mano nel regno delle transizioni  e lo fa con un richiamo ad una sonorità che contrasta con l'imago et lux del giorno.  Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c’è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell’aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell’umida sera. È, quella inf...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 06 - Eugenio Montale e la lingua di Dio (una sovra interpretazione biblica)

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di Sergio Daniele Donati Conoscere la parola significa conoscerne i contorni, esplorarne le assenze e soprattutto godere dello stupore delle sue mutazioni semantiche. Lo stupore non è una semplice fanciullesca sensazione legata al nuovo. Almeno non soltanto. È il motore di ogni ricerca, ciò che ci spinge alla scoperta e a nuove interpretazioni di un testo.  I contorni della parola sono poi costituiti, prima ancora dei significati che essa veicola, dai suoni che la compongono e dai silenzi che la sorreggono.  Ogni parola è sempre anche un richiamo all'ossequio per tutte le parole che abbandoniamo per eleggerne una sola.  Per questo è detto che: «ogni parola comporta un sacrificio. E la memoria di ciò che non si dice è uno dei sensi profondi del dire» Il testo biblico, ad esempio, è denso di richiami alla sacralità della parola, di parole che svelano e rivelano e che rendono eretta la schiena in una tensione essenzialmente etica.  Il testo biblico è però anche denso...