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"Cantiere" - un racconto di Enzo Cannizzo

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  Un vecchio mi fissa come se fossi un cantiere. Ha l’occhio vitreo e la necessità evidente di un barbiere. - Cosa non va, gli chiedo, sa, signore, io non mi vedo. - No, niente, giovanotto, sto soltanto girando un video col mio occhio buono, quello bionico. L’altro, invece, quello è proprio andato. - Dove? - Chi? - L’occhio, signore. Il suo suo occhio, dov’è andato? - Ah, l’occhio… quello. Beh... me l’ha cavato Pinocchio, col naso, quando il bus ha frenato di botto al semaforo pedonale interstellare. - Come mai? - Come mai cosa, giovanotto? - L’occhio. Pinocchio. Il naso. Come mai Pinocchio le avrebbe cavato l’occhio? - Non saprei… Forse un attacco di panico, forse una bugia… Sono strani i figli dei falegnami… - Troppe seghe? - Non saprei, questo l’ha detto lei, non entro in certe beghe. Certo è che, da allora, prendo solo il tramvai, non si sa mai. - Certo, capisco, ma ora torniamo a noi. - A noi? Giovanotto, ha per caso nostalgia di Jessica? - Mi perdoni, signore, Jessica chi? - Jess

Tu mi parli

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 Dedicata al poeta Enzo Cannizzo   אתה מספר לי על כוכבים ו על הממלכה החולות האדומים אתה מדבר איתי על זיכרונות ויש בית צלילים ו שירים ועצים  ש בוכים יומם ולילה אני פותח את ידיי וכוכבים נופלים על ארץ-אש ביחד רק ביחד הצעד הראשון  Tu mi parli di stelle e del regno delle sabbie rosse. Mi racconti di memorie e c'è una casa di suoni e canti e alberi che lacrimano giorno e notte.   Apro le mie mani e cadono stelle sulla terra-fuoco.   Assieme, solo assieme il primo passo. __________ Foto dal Web Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

A proposito della raccolta di Enzo Cannizzo "Il cielo pende dai lampioni" (Algra Editore ,2020) - "non nota di lettura" di Sergio Daniele Donati

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  Dice il poeta  Enzo Cannizzo  (1) 2 ottobre ci prende per mano tra i bagliori dei parabrezza e lo schianto dolcissimo di un altro mattino piove in piazza roma una ragazza si stringe al dizionario e a me pare che in quest'assenza d'interpunzione prenda vita l'eterno gioco, quel nostro vivere il reale come una sequenza senza fine di immagini a cui, alle volte, non siamo in grado di dare che una descrizione minima, fugace. Perchè nel dire senz'altro aggiungere brilla sempre un significato ulteriore e, se volete, un gesto che ridona libertà - quindi è gesto di liberazione - il lettore dalle sue stesse catene.  C'è, in altre parole, nel dire senza attribuire che scarsi e incisivi aggettivi alle proprie parole, un'elevazione etica che lascia all'interprete il commento.  E questo ci fa stringere, come la ragazza sotto la pioggia, alle parole, alla loro potenza liberatoria, soprattutto se le stesse ci vengono donate come una essenza in sé.  E aggiunge il poeta: 13