"Cantiere" - un racconto di Enzo Cannizzo
Un vecchio mi fissa come se fossi un cantiere. Ha l’occhio vitreo e la necessità evidente di un barbiere. - Cosa non va, gli chiedo, sa, signore, io non mi vedo. - No, niente, giovanotto, sto soltanto girando un video col mio occhio buono, quello bionico. L’altro, invece, quello è proprio andato. - Dove? - Chi? - L’occhio, signore. Il suo suo occhio, dov’è andato? - Ah, l’occhio… quello. Beh... me l’ha cavato Pinocchio, col naso, quando il bus ha frenato di botto al semaforo pedonale interstellare. - Come mai? - Come mai cosa, giovanotto? - L’occhio. Pinocchio. Il naso. Come mai Pinocchio le avrebbe cavato l’occhio? - Non saprei… Forse un attacco di panico, forse una bugia… Sono strani i figli dei falegnami… - Troppe seghe? - Non saprei, questo l’ha detto lei, non entro in certe beghe. Certo è che, da allora, prendo solo il tramvai, non si sa mai. - Certo, capisco, ma ora torniamo a noi. - A noi? Giovanotto, ha per caso nostalgia di Jessica? - Mi perdoni, signore, Jessica chi? - Jess