Tre poeti allo specchio (di Sergio Daniele Donati, Davide Zizza e Felicia Buonomo)
Lettera dopo il nuovo anno Marina, la neve è invisibile, e noi siamo ubriachi, rintanati in cupole, sognando l’Hagia Sofia – la liberazione. Ti penso, per queste distanze assuefatte a vecchie memorie sfondate e mitiche – ma il tempo ha denti da luccio che feriscono solo a guardarli, e addirittura a pensarli. Mangerò terra per sentirmi ancora; ti giunga il mio bacio da questa silenziosa tormenta. Davide Zizza ____ Osip, vorrei dirti delle chiacchiere nella sala d'aspetto – un margine di insofferenza da cui cado. Sbucciano la pazienza e la esplodono – Quando ti penso ho la misura del sempre. Ripercorro la disperazione della perdita di me – che in te si trova nella dimensione della mancanza. Troverai una me che gattona in una stanza buia e poi l'età adulta del trauma. Ho scovato una sala d'aspetto di un medico che non mi salverà. Il pronto soccorso della mia tristezza continua ad accogliere. Ma lo so, caro amore, che la ferita non è appartenenza e vicinanza di noi. La sutura: