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(Redazione) - A proposito della raccolta "L'equilibrio degli scarti" di Francesco D’Angiò (G.C.L. Edizioni, 2024) - Estratto dall'opera con nota di lettura di Annalisa Mercurio

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    Il titolo è già di per sé un’opera d’arte: L’equilibrio degli scarti .  Equilibrio da equus, uguale e libra, bilancia. D’Angiò mette sul piatto della bilancia gli scarti, e dagli scarti crea poesia. De Andrè ci ricordava che dal letame nascono i fiori, ed è così che in questa silloge, parlando di miserie umane, l’autore riesce a fotografare magistralmente il dolore, le mancanze, la vergogna dando loro una dignità.  Dov’è la bellezza in tutto ciò?  Principalmente nella ricerca della parola, mai troppo forte, mai molle.  C’è però, anche una bellezza intrinseca data dal paesaggio che circonda gli eventi e le “ umane passioni ” (per passione intendo passio-onis, da pati, patire, soffrire). L’equilibrio degli scarti è un libro sensoriale nel quale si incontrano odori spesso sgradevoli: canfora, muffa, carne stantia, escrementi, eppure, come dicevo, tutto questo è circondato da fiati di bellezza, facendo sì che lo sguardo del lettore si muova altrove, su microcosmi di incanto come