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Dialoghi Poetici coi maestri - 75 - Gertrud Kolmar

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Nel lager di Gertrud Kolmar Quelli che s’aggirano qui sono corpi soltanto, non hanno più anima, soltanto nomi nel registro dello scrivano, carcerati: uomini, ragazzi, donne, e i loro occhi fissano vuoti con lo sguardo sbriciolato, distrutto per ore in una fossa buia, soffocati, calpestati, picchiati alla cieca. Il loro gemito tormentoso, il loro pazzo terrore, una bestia, sulle mani e sui piedi, carponi /…/ Si affaticano come dementi, grigi, devastati, separati dall’umanità variopinta, irrigiditi, timbrati e marcati, come bestiame da macello che aspetta il beccaio e non conosce che il fetido truogolo e il recinto. Solo paura, solo orrore nei volti quando, di notte, uno sparo afferra la vittima… e nessuno ha veduto l’uomo che silenzioso in mezzo a loro trascina la croce nuda verso il supplizio.     Com'è, Gertrud, che  da sempre mi pare di tenerti la mano e che sulla mia schiena, che si curva sempre più, sia tracciata la scogliosi di un albero che nasce storto, nel vuoto di sguardi