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Due poeti allo specchio (Gianfranco Isetta e Sergio Daniele Donati)

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Alla porta (di Gianfranco Isetta – inedito 2024) Sono fermo alla porta in attesa ogni volta e ogni giorno anche oggi un pallore di neve mi chiama la goccia ripete la sua unica nota nella gola il ritocco s'attorciglia si fionda sugli occhi e il ristagno non so dire davvero fino a quando permane poi si muore. Stasi (di Sergio Daniele Donati – inedito 2024) Ho appreso col tempo a trasformare in stasi  il fremito delle attese, a cogliere nel colpo d'ala improvviso d'una rondine mutamenti che appartengono al mondo, là fuori. Non più a me che cambio senza sforzo , come tutti, l'apparato molecolare ogni sette anni. Ripeto da sempre lo stesso Mantra e mi nutro  di un sogno evanescente.        Permane il canto      e poi si muore.

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 37 - Su una poesia inedita di Gianfranco Isetta

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    di Sergio Daniele Donati   Gianfranco Isetta IL TESTO IL SASSO Il sasso si contorce nel dolore che accoglie senza darlo a vedere forse è il mio corpo che non riesce a sentirne il diverso soffrire Servirà un nuovo sguardo; si volga alla terra sfuggendo anche dai nomi acqua, foglie, fiore alberi, cespi e pietre e qualche volta uomo.   Il testo di questa poesia inedita di Gianfranco Isetta mi ha portato ad alcune riflessione inter ed extratestuali per me molto stimolanti. La poesia pare accogliere, in ossimorico esordio, un movimento nel simbolo stesso dell'inerzia e della stasi: la pietra.  Il poeta ne coglie le contorsioni, gli spasmi di dolore e non tanto per empatica sovrapposizione dell'umano all'inanimato, quanto per l'esatto contrario.  Il non dare a vedere il dolore di un sasso, diviene discettazione, con richiami che più avanti cercherò di delineare al limite della percezione umana. È come se il poeta assumesse come impossibile una ...

(Redazione) - Parola eretica - 05 - "Realismo intensivo", la poesia di Gianfranco Isetta

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  di Gabriela Fantato Ho il mento rivolto all’insù seguiranno gli occhi che si levano sempre come appigli posticci appoggiati sul viso e, per vincere il vuoto, stupiti da un barlume di luci accese, indizi per rintracciare un barco. L’arcobaleno forse La poesia nasce dall’immaginazione? Oppure dai ricordi, dalle esperienze di vita, dal contatto con la realtà? Difficile dirlo, probabilmente in ogni testo si intrecciano questi elementi, ma personalmente ritengo che dall’esperienza, quindi, dall’incontro che ha anche scontro con il mondo scaturisca la migliore poesia, nutrita da una forte capacità intuitiva e rielaborativa, come nel caso di Gianfranco Isetta, come si vede in tutto il suo lavoro poetico, ma in particolare nell’ultimo libro, L’acerbo dei ricordi (La Vita Felice, 2023) che è un’ opera che riconferma come la parola poetica di questo autore scaturisca dall’ intreccio tra i dati forniti dai sensi, l’intuizione improvvisa e il lavorìo di costruzione per dare forma alla paro...