Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Gianni Antonio Palumbo

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 03 - "L’Aminta" di Torquato Tasso: fascino e grazia

Immagine
  di Gianni Antonio Palumbo Nel 1939, il numero 33 del “Quadrivio” ospitava un articolo dello scrittore Dino Terra su L’Aminta a Boboli , recensione dell’allestimento della favola pastorale di Torquato Tasso nel “maggio fiorentino”, per la regia di Renato Simoni. Terra definiva l’opera, oltre che un capolavoro , il “ fragrante frutto dell’ultimo classicismo, dramma tutto soffuso dalla Grazia ”. Anche per Giosue Carducci l’ Aminta e ra un portento e del fascino di quest’opera non dové essere inconsapevole neppure il suo artefice, Torquato Tasso se definì le proprie, in un sonetto a Giovanni Antonio Vandali, “Ardite sí, ma pur felici carte”. Cantando questi “vaghi pastorali amori” egli era riuscito a trasfondere “ne le rive del Po con novell’arte” il culto “de’ greci antichi allori”. Una primizia che sapeva dunque di antico ma guardava alla realtà contemporanea, come evidenzia il bellissimo coro al termine del primo atto, dedicato al tema dell’età dell’oro.  L’opera è stata a lungo giu

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 02 - Il "pregio" di Isabella Morra

Immagine
  di Gianni Antonio Palumbo “ Degno il sepolcro, se fu vil la cuna, / vo procacciando con le Muse amate / et spero ritrovar qualche pietate / malgrado de la cieca aspra importuna, // et, col favor de le sacrate Dive, / se non col corpo, almen con l’alma sciolta / essere in pregio a più felice rive ”. Sono versi della poetessa Isabella Morra , figura di spicco di un fenomeno letterario, il petrarchismo, che nel Cinquecento vide, sulla scia dell’esempio di Vittoria Colonna, il dispiegarsi di interessanti esperienze di scrittura delle donne (Gaspara Stampa, Veronica Gambara, Laura Terracini, Veronica Franco, Chiara Matraini e altre). Pur nella varietà delle estrinsecazioni che lo connotarono, il petrarchismo (nell’affermazione del quale un ruolo fondamentale fu rivestito da Pietro Bembo) prevedeva una modellizzazione sui Rerum vulgarium fragmenta declinata lungo un duplice versante. Da un lato, si riscontrava la tendenza all’ imitatio stili , che consiste nella ripresa di vocaboli, stil

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 01 - CON IACOPO SANNAZARO NELL’ARCADIA

Immagine
  di Gianni Antonio Palumbo Non vi paia curioso che si sia scelto di inaugurare un nuovo percorso con la storia di un altro viaggio. È così che, per raccontarvi, senza alcuna pretesa di esaustività, momenti della storia della letteratura italiana dell’Umanesimo-Rinascimento, abbiamo scelto di partire dall’ Arcadia di Iacopo Sannazaro. Un prosimetro, inscritto nel solco di una tradizione che vedeva nella Vita Nova dantesca e nell’ Ameto di Giovanni Boccaccio due tappe ineludibili. L’opera ci immerge nel mondo dall’aura sospesa di quella che geograficamente rappresentava una regione impervia della Grecia (in particolar modo del Peloponneso centrale), ma nell’immaginario poetico da Teocrito a Virgilio si trasformava in terra del canto e di sodalizi di pastori-poeti schermo all’identità di scrittori realmente esistenti. Come ha scritto Maria Corti, in questa costellazione l’autore “ nell’atto in cui diviene personaggio che dice io, pastore, si fa anello fra la realtà simbolica del gen