Io non so dar fine (Oblivion)
Foto di Sergio Daniele Donati Io non so dar fine se non alle forme; son troppo abituato a cercar tracce nel dominio del sogno per negare un senso alla scoria, un odore alle ossicina di pollo sul piatto; della sera prima. Per questo io scrivo e tu danzi. È tuo il sipario, quando s'apre - o si chiude - tra gli applausi di spettatori incantati dalla grazia dei tuoi movimenti. Certo, anch'io plaudo; ma dietro i velluti spessi, - al palcoscenico vuoto - mi chiedo sempre cosa resti del tuo sforzo eccelso d'equilibrio; sul filo di lino. Per questo scrivo, e sempre su rotoli sacri, una storia senza fine; mentre tu sai mettere la vocale sacra che distingue la morte dal vero. Sono due vie elette e lontane. La tua discende da stelle di desiderio, la mia è umida di muschi di boschi inviolati. È stato sogno pensare che potessero ascoltarsi. Resta però la speranza che tu sappia togliere la nera fuliggine del giudizio dai miei passi; che tu riesca...