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A proposito della raccolta "Fegato in cartolina - Je vais te dire un secret" (Il Convivio ed., 2024) di Rosanna Frattaruolo - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Divertire (o l'aggettivo divertente) non sono termini che chi scrive note di lettura usa per definire le scrittura alte che commenta. Eppure un breve sguardo all'etimo della parola ci riporta immediatamente alla sacralità del divertimento in lettura poetica.  Analisi etimologica derivata dal serio sito  Etimo.it la cui lettura consiglio a tutti voi. Una scrittura se non diverte , se non porta o volge la mente del lettore verso un altrove fecondo, a volte in direzione opposta, può dirsi poetica? Un dire che si limita a confermare al lettore le sue false credenze e non lo diverte, non lo diverge, può portare in sé i semi dell'arte poetica? Sicuramente scrittura divergente e divertente  è stata per me quella che per noi manifesta Rosanna Frattaruolo nella sua raccolta  "Fegato in cartolina - Je vais te dire un secret" (Il Convivio ed., 2024). I temi dell'amore e della morte sono sempre affrontati dalla poeta con uno sguardo laterale non di rado ironico e accattiv

Sei poesie di Gualberto Alvino con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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      È sempre più raro riscontrare in poesia un incontro, che  dovrebbe invece essere felice, tra pensiero, simbolo e riflessione sull'esistenza. Questo può avvenire soltanto quando la scrittura poetica è accompagnata da una tensione alla conoscenza che non si privi di afflati filosofici e tendenze al ripiegamento positivo della parola su un questionamento che riguarda la sua stessa radice, funzione ed esistenza.  È sicuramente questo il caso della poetica di Gualberto Alvino in cui anche l'elemento meramente decrittivo - in senso più che positivo - degli esordi di alcune poesie è portatore di un altro fecondo.  Oggi abbiamo l'onore di presentarvi sei poesie del Poeta che a mio avviso hanno capacità di segnare tratti del tutto peculiari. Facenti parte, come si diceva delle  raccolte R[h]ethorica novissima - Il ramo e la foglia Edizioni, 2021 , e Sala da musica. Trenta lezioni di poesia amorosa -  Il Convivio, 2022 , le poesie che oggi presentiamo si caratterizzano per

Nota a margine di una poesia tratta da "Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021) di Gabriella Grasso - di Sergio Daniele Donati

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  La poeta dice nella sua magnifica poesia Fame di vita ["Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021)] Agguantarla raggiungerla a una passo e restare al di qua scricchiolante il terreno franoso incognito tradimento E invece agguantarla balzare raggiungerla spuria con lo scatto dei nervi afferrare il suo strascico iridescente quasi inutile come coda di una cometa o corda lanciata nel buio di una grotta a molti segreta Mi aggrapperò a questa fame di vita lascerò che mi faccia da guida che apra un valico chiaro un indizio di cordata smarrita Nei tre anni passati dall'uscita di questa splendida raccolta ho tenuto per me riflessioni su questo testo che tornavano, come onde, di lontano, pensieri che si situavano tra una filosofica presa di posizione, solo parzialmente antagonista al testo e un'ammirazione smisurata per ciò che appare essere, molto prima che un bellissimo testo poetico, un assunto etico di grande importanza.  Perché, forse inconsciamente, tutto questo n

Sulla raccolta di Maciej Durkiewicz "89 notifiche non lette" (Il Convivio Editore, 2019) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Siamo lieti di poter pubblicare un estratto tratto dalla raccolta di  Maciej Durkiewicz "89 notifiche non lette" (Il Convivio Editore, 2019), opera dai tratti trasformativi e dalla struttura del tutto particolare.  Come suggerisce il titolo, ogni composizione della raccolta rappresenta una notifica , ovvero un atto di comunicazione che, per lo stesso autore dichiara essere non letto. ed è evidente che ogni mancata lettura di un testo diviene di per sé stessa spazio aperto da esplorare in un futuro che, pare di poter dire, debba essere per forza di cose prossimo.  L'impianto lessicale e sintattico delle poesie è certamente di fine fattura e riporta ad un'idea di poesia che si situa tra il descrittivo e il rielaborativo con richiami ad una ben definita produzione poetica del secolo scorso.  Così ad esempio nella lirica dal titolo RIFLESSIONE NATALIZIA , il cui testo sotto si riporta. sto come a natale sugli alberi le palle di mio tenebroso luce tua rifletto. Il richia

(Redazione) - a proposito di "Osicran o dell'Antinarciso", raccolta poetica di Saverio Bafaro (Il Convivio ed., 2024) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Del mito di Narciso tutto è già stato detto, e tutto ancora si potrebbe dire, soprattutto in un'epoca come la nostra in cui, quantomeno in ambito poetico, è assai difficile tracciare una mappatura di scritture capaci di scardinare il rapporto autore-poeta/poesia. Più volte, lo sapete, mi sono soffermato sulla necessità di ridefinire la poesia come fenomeno attraversativo cui il poeta partecipa, forse, più come ascoltatore e trascrittore di voci a lui estranee che come autore in senso lato.  In ogni caso, che si vogliano accogliere teorie antiche di ispirazione etero-generata del poeta o che, più modernamente, si rimarchi della poesia il suo elemento sempre collettivo e plurale, una cosa è certa: urge, e sempre con maggiore impellenza, uscire in fretta dagli ombelichi dei poeti e cercare di ritornare ad osservare il mondo delle suggestioni e intuizioni che traduciamo, poi, in poesia.  Questo è il senso profondo della raccolta di Saverio Bafaro  che oggi presento - "Osicran o d

(Redazione) - Non alla poesia, non al poeta...alla «parola» - lettera aperta a Mirea Borgia a proposito della raccolta "Ismi" (Il Convivio ed., 2024) - una "non-nota di lettura" di Sergio Daniele Donati

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  Non alla poesia, non al poeta...alla «Parola». Questo volevo dirti, Mirea, dopo aver letto la tua raccolta " Ismi " (Il Convivio ed., 2024).  Ché forse siamo tutti presi da un imperativo tiranno che ci porta a cercare di definire il piccolo di fronte all'eterno  —  o all'abisso  —  che si dipana davanti ai nostri occhi. Umano, teneramente troppo umano, ridurre il reale ai limiti della nostra retina, Mirea.  Ma, leggendoti e soffermandomi sulle nenie senza tempo che proponi al lettore, io l'ho sentito quel richiamo. Ed era sottile e tenue, celato nelle tue ripetizioni, nell'ossessione di un avvilupparsi di lemmi alla ricerca di significanti: la Parola, prima della poesia, infinitamente prima del poeta. Hai ridato valore e spiegazione allo stento di una parola che sorge da lande melmose per divenire scia celeste, come sempre avviene; non senza fatica, non senza affanno. «La parola così poco umana da divenire Umanità» — questo pensavo leggendoti, ché in questa

(Redazione) - "Il passaggio alla diluizione" - a proposito della Raccolta "Errore Cronologico" (il Convivio ed., 2023) di Irene Sabetta - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo - e un tempo - in cui la parola poetica si diluisce, o quasi evapora, per lasciare un segno di presenza tenue, una sorta di ricordo, una traccia evanescente, ma allo stesso tempo persistente nella mente del lettore.  Sono queste delle scritture rare che sanno bilanciare con la perizia dell'orafo artigiano, o del farmacista esperto, i loro ingredienti costitutivi senza mai ignorare che ciò che guarisce nella giusta dose, può altresì avvelenare se presente in eccesso. La preziosità sta nel saper dire il nulla di ciò che eccede e il tutto di ciò che è essenza.  L'effetto finale, per chi con loro viene in contatto, è quello di una delicatezza avvolgente, di un rispetto profondo per la parola e per il lettore, di un'etica della scrittura che è allo stesso tempo metro di misura e limite al dicibile.  Tutto questo ho trovato presente nella splendida raccolta " Errore Cronologico " (il Convivio ed., 2023), di Irene Sabetta. La poeta ci dona una scrittura

(Redazione) - Una "folle non-nota di lettura" di Sergio Daniele Donati a proposito della raccolta di Patrizia Sardisco "Nuàra" (Il Convivio ed., 2021)

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Mi capita spesso di leggere testi e libri in lingue da me sconosciute e di trovare tra le righe richiami a sonorità a me familiari perché figlie di quella culla della parola che chiamiamo Mediterraneo .  Sono intuizioni sperse e sfuse le mie, suoni che mi conducono nel reame dei false friends che -lo sapete bene - per me rappresenta un vero e proprio laboratorio linguistico dell'immaginario a cui, fuori da ogni disquisizione etimologica, che pure non ignoro, do sempre un grande peso.  Certo ho poi bisogno della traduzione perché di quel gioco, ad esempio tra ebraico e lingua siciliana, resti solo una traccia evanescente che il significante nega quasi sempre ma che dona alla lettura delle vere e proprie nuances preziose.  In altre parole e so che può apparire folle, poco mi importa se una parola in lingua sconosciuta richiama il suono di altra che nulla ha a che vedere con le precedente come estensione semantica. Mi basta che il richiamo sia avvenuto e, forse goffamente, come di tac