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Kerameikos di Isabella Bignozzi

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Isabella Bignozzi Nasce il respiro duro dai giorni del taglio. Il frangersi degl’involucri, le unghie nella sabbia, i piedi sulla roccia bruna. Nelle cose taglienti il dolore s’apre il varco allo sterno, nel margine obliquo, che dà forma al nero. Senza corpo, senza luce. Giorni di cui non si ricorda il passo, ma il catrame alle suole, la ferraglia rotta nel fosso, le sagome cupe al vetro. Bocche di pesce. Nel buio degli alberi, un bosco. Finestre come portali. Riquadro di pioggia, riflesso di fiamma, nel tremore. Si solleva il mento con gli occhi vuoti, senza orizzonte, senza soffitto. Non le mani arcuate dalle vene, non il caldo del fiato, ma il margine affilato dei tetti, il grido dei corvi. La ghiaia bagnata, il vaso rotto nel gelo, gli uccelli sulle gronde. Rami intrecciati di rancore. È qui, nel tedio del vento, l’uscio di una casa vuota, che sbatte le imposte sul retro. Qui le ciotole di polvere, i ricordi come stoviglie sporche, un grigio che ferma le mani sul tavolo. Non ci sar...