Il quarto Alef-Bet - 19-22 da Kof a Tav
E stai attento a non cadere, amico mio, non ora, che a scimmiottare il Giusto si perde il potere di dir sì alla vita. Esiste un principio che in pochi hanno trascritto, ma nutre il midollo e le schiere metaforiche che sono amiche delle tue argille. È il principio che si chiude con il sigillo nel fuoco sacro. Siamo figli d'una parola che ci vincola a dire la nostra presenza all'altro, il nostro goffo tentativo d'adesione all'Altro. Stai attento a non cadere, amico mio, non farlo ora, prima di aver detto eccomi , di aver detto הִנֵּנִי alla falce d'Alef crescente che vedi di lontano. Non cadere ora, amico mio, il passaggio è stretto e non ceda il tuo cuore alla tentazione dell'ultimo respiro. C'è, dopo il sigillo, un silenzio che prepara il ritorno alla narrazione più antica. È il silenzio di gestazione, l'attesa prolifica nella quale potrai immergerti solo se - come dicevo - il Giusto coinciderà per te con l'Inimitabile