(Redazione) - Specchi e labirinti - 25 - Le galline capitaliste
di Paola Deplano Mentre nascevo nevicava così tanto che l'ostetrica è arrivata a cose fatte: ho imparato presto a cavarmela da sola. La signora Eleni era l'ostetrica del villaggio, nonostante fosse probabilmente semianalfabeta e sicuramente sempre sbronza. La sua Dacia sbiadita e sbatacchiata percorreva a tutto gas le strade sterrate del circondario, sollevando, a seconda della stagione, nubi di polvere o schizzi di fango. Le galline, che di solito passeggiavano indisturbate per le vie del centro, al suo arrivo scappavano terrorizzate, nel disperato tentativo di non rimetterci le penne. Alcune di esse - le ritardatarie o le distratte - proprio non ce la facevano a scansarla e finivano sotto le ruote. A quel punto Eleni le acchiappava per le zampe ancora agonizzanti e le sbatteva in macchina senza tanti complimenti. Se il padrone correva a rivendicarne il possesso, la donna se la cavava dicendo che una gallina incustodita è una gallina di tutti, dunque anche sua. Anzi, soprattu