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"Giudaica" e le sue traduzioni

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    GIUDAICA   DI SERGIO DANIELE DONATI Ho visto un dio anziano scendere lento le scale del condominio e raccogliere dal corrimano polveri di sogno. Un canto di luce nella zoppia dei passi, e tracce siderali in quel sorriso sdentato e introverso. Ho visto un dio anziano scendere lento per le scale, ho pianto lacrime di petrolio e urlato al cielo lo strappo del risveglio. Il re nano posa la cetra, il suo salmo si fa muto, e restano sassi senza valore apparente sulle lapidi della mia gente.   TRADUZIONE IN SICILIANO (LINGUAGLOSSESE) DI GABRIELLA GRASSO (NDR: si ringrazia vivamente anche la mamma della traduttrice, la sig.ra Maria,  vera e propria memoria storica,  per l'apporto donato al testo in siciliano) Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i scali di na casa di tanti e cugghieva d'o puntiddamanu pruulazzu di 'nsonnu. Na canzuna di lustru 'ndo zuppiari di passi, e signali di stiddi 'nda du risu senza denti e 'nchiusu. Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i

(Redazione) - "Le poesie quantiche di Joan R. Lladós" a cura e con traduzione dal catalano di Leo Luceri

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  Il poeta catalano Joan R. Lladós in Galàxies interiors – poemes quantics (La puça del petroli, Badalona, 2018) ci propone una personale cosmogonia che, come scrive Xavier Moret nell’introduzione alla silloge, « s’endinsa en els misteris de l’univers » (si addentra nei misteri dell’universo). Un universo tutto interiore, però, perché, come chiarisce il titolo, le galassie sono dentro di noi. Il percorso poetico è quindi attraversamento, passaggio dall’interno verso l’esterno e viceversa, nel tentativo di « conciliar els contraris » (di conciliare i contrari), nella ricerca dell’oltre, della parte nascosta, dell’insondabile. Secondo Lladós, le proprie poesie, seguendo il concetto di “quantum” di Planck, sono « piccole unità emesse in forma discontinua e quantità discreta » che arrivano all’esterno « da un punto incerto » del proprio « interno personale » il quale deve « eliminare una certa energia per mantenersi in equilibrio » . Il carattere quantico di queste poesie si ritrova

Tre poesie inedite di Leo Luceri

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  I stin agra tis tàlassa  (1)  èmasa to nòima atta pràmata stin agra tis tàlassa èmasa na min ‘llimoniso avevo tempi di cristallo in attesa dietro le onde ricordi paralleli che speravo ricongiungere avevo miti da salvare dei da richiamare avevo una lingua che attraversava le acque andava di là con suoni geminati rivedeva queste sponde con vocativi in e avevo venti sconosciuti che scioglievano cordami verso itache incomprese avevo un pelago che da millenni raccontava di possibilità mai svanite avevo alle spalle generazioni ben avvezze a cambiare i riti a mutare i fonemi raccolsi i fili tirai paure sogni momenti richiamai le voci gli antenati erranti a farmi compagnia per la rotta 1 - dal griko:  in riva al mare imparai il senso delle cose in riva al mare imparai a non dimenticare II O fengo ìone ciuri satti pu stin akra esù katèvenne E tàlassa mana asimegna èmene na se sianosi otikanè mùttize Traduzione dal griko La luna era padre mentre a riva scendevi Il mare madre d’argento aspetta

Inediti di Leo Luceri

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È un vero piacere per noi poter ospitare degli inediti di Leo Luceri, vivace e profondo poeta capace di tracciare linee poetiche anche nell'antica lingua del Griko. Ringraziamo pertanto l'autore per averci concesso, tra gli inediti che qui pubblichiamo, anche una sua composizione in tale.lingua - con traduzione dello stesso poeta - e di averci permesso quindi di assaporare sonorità che affondano le loro radici direttamente nel Mito. Per la redazione de Le Patole di Fedro il caporedattore Sergio Daniele Donati  _____________ è quella periferia è quella periferia che ti porti addosso che t’emargina la vita  ti disincanta perfino sotto i tigli mentre guardi la statua di Humboldt  e pensi ai gelsi della tua terra a quei frutti maturi mangiati ierlaltro  non è il tuo posto ma quale lo è? ogni volta che gli altri vivono  sono qui vuoi dire mi vedete? ho scelto i ricordi più dolci per voi  potrei parlarvi di una terra che aveva il sapore dei fichi o d’una lingua materna  che smemora a