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Due poeti allo specchio (Luisa Trimarchi e Sergio Daniele Donati)

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  Luisa Trimarchi Stanza VII Raccolgo e mi raccolgo nella stanza - non ultima - la settima dove intravedo sul tavolo il tuo corpo mai nato: che capelli avevi? E gli occhi? E il tuo ridere? Ti ho parlato per notti intere - cercata nelle tombe dei bimbi morti - dove accarezzavo le foto. Il cimitero luogo perduto - mai visitato se non adulta negato nella memoria antica - memoria di effigi - storie intrecciate a epiteti perfetti - intagliati - tratteggiati come con lo scalpello - di foggia pregiata - angelo innocente vita appena intravista: del tuo corpo morto nessuna traccia. (ti avranno incenerita? Ah la retorica, maledetta retorica! Non si piange - salva sia la dignità - cerca la parola che non gridi ma che effonda!) Addormentavo bambole bambine sognando sorelline: tagliuzzavo capelli - cucivo copertine con buchi enormi mi accompagnavo alla solitudine dei giochi. (fra me e me - attendevo miracoli - scorgevo l’invisibile - mi accompagnavo alla desolazione nutrendo desideri: un giorno tu

(Redazione) - Estratto da "Storia della bambina infranta (dialoghi-nudi)" di Luisa Trimarchi (Puntoacapo ed., 2023) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Noi non sappiamo nulla dei percorsi e delle direzioni che la parola poetica prende attraversandoci. Sappiamo per certo che un certo fenomeno di attraversamento caratterizza ogni scrittura che aspiri al dire poetico.  Che sia una parola che dalla nostra interiorità batte forte per emergere o, al contrario, l'ascolto profondo di voci lontane  a muovere il nostro pennino (o le nostre dita sulla tastiera), una cosa però è certa: chi scrive è sempre e solo un tramite tra mondi che solo attraverso di lui/lei possono comunicare.  E per preparare il proprio terreno perché sia idoneo al fenomeno di attraversamento che sto cercando di descrivere, la via è unica: vivere o aver vissuto.  Il non detto e l'esprimibile comunicano? Sì, forse, ma a condizione che il nostro mondo interiore sappia accogliere e trasformare in parola un vissuto che nasce come magma afono. La raccolta di Luisa Trimarchi " Storia della bambina infranta (dialoghi-nudi)"   (Puntoacapo ed., 2023), che oggi

(Redazione) - Estratto dalla silloge "Le stanze vuote" di Luisa Trimarchi (Controluna editore, 2022)

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Che cosa sia il vuoto è forse cosa che molti di noi pensano di aver compreso.  Ma, poiché ogni comprensione passa dalla parola e ogni parola crea un pieno , forse di quella falsa comprensione dovremmo rivedere i confini. Può una stanza essere vuota? Come può esserci confine, perimetro, tetto e soffitto al vuoto ? Parlare del vuoto è portatore di paradosso tanto quanto parlare del Silenzio, eppure - c'è sempre un eppure da valutare quando si parla di poesia -  esiste un discorso attorno al poetare che non contempli i suoi apparenti opposti (Vuoto, Silenzio)? Luisa Trimarchi , poeta per chi vi scrive di enorme interesse ed eccellenza, nella sua silloge " Le stanze vuote " (Controluna editore, 2022) ci aiuta a percorrere questo paradosso creativo che tutti noi viviamo, non solo in poesia, ma nell'arco della nostra intera esistenza. Il vuoto che si fa parola - la parola che si fa vuoto. La poeta sembra incidere nel vuoto (è forse questa la funzione dell'uso dei tratt