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Visualizzazione dei post con l'etichetta Manjunathan Subramanian

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 17 - Pothum Ponnu/no more girl

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di Stefania Lombardi Questa rubrica esce, in questo mese, con la primavera. In questo mese c’è stata anche la Festa della Donna. Senza inutili polemiche su mimosa sì o mimosa no, o sul dover ricordarsi sempre di certe cose e non solo quel preciso giorno, ricordo, tuttavia, che quel giorno esiste per rammentarci che la parità di genere è ancora un mero miraggio, anche nei paesi considerati più aperti. Dopo una pausa di tre mesi, questa rubrica torna in India con un altro bellissimo lavoro di Manjunathan Subramanian che alle condizioni delle donne ha dedicato gran parte della sua produzione artistica. In questo corto la protagonista è una ragazzina con un sogno: diventare atleta. Il corto si apre con la spiegazione di “Pothum Ponnu” che in lingua tamil significa “basta ragazze” , nome di battesimo dato alla primogenita o alla terzogenita con la speranza e l’augurio che la prole successiva sarà maschile. Il desiderio legittimo della ragazzina di diventare atleta si scontra con il deside

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 13 - Andriravil (quella notte) La vita, le ombre e il palcoscenico - Andriravil (on that night) Life, shadows, and the stage

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di Stefania Lombardi Questo corto di 5 minuti, ANDRIRAVIL (quella notte), parla di una madre e donna di palcoscenico, un palcoscenico maschile. Questo corto è anche un film muto che affida alle musiche e al testo della canzone la storia e i sentimenti di questa madre, donna e lavoratrice in un contesto maschile. Essendo un film muto, mi permetto, se me lo si concede, di analizzarlo passo dopo passo perché non può esserci “spoil” dove non c’è testo ma solo le nostre sensazioni, le nostre interpretazioni, i nostri sentimenti e le nostre emozioni. In cinque minuti abbiamo il racconto di una vita, musicato, assaporato e in cerca di salvezza. Eccoli qui i temi di questo toccante corto muto che affida le parole alla musica. Come sempre, i cortometraggi di Manjunathan Subramanian sono intensi, unici. All’inizio il ritmo è scandito da gesti lenti e misurati nel truccarsi e nel vestirsi. In sottofondo, in forma di musica, i pensieri della donna. Assistiamo alla sua preparazione a un palcosceni

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 11 - “Senthooram" (A Mango tree)” - Senthooram (Un albero di mango)

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di Stefania Lombardi   Scritto e diretto da: Manjunathan Subramanian Lingua: Tamil (1) Sottotitoli: inglese Anno: 2018 ____ Per la prima volta in questa rubrica si parla di un corto sconosciuto in Italia. Lo faccio semplicemente perché è bello. Nessun’altra ragione. Il corto di 17 minuti parla alle nostre origini, alle nostre radici, al nostro legame ancestrale con la natura e di cui gli alberi ne sono simbolo e vita. Gli alberi con le loro radici nel passato e le loro fronde rivolte al futuro, alle future genti, sono passato, presente e futuro al contempo. Sono la Storia. Senthooram è un albero di mango centenario. Senthooram è anche una donna non più giovane che, con l’albero centenario, condivide nome, sorte, destino, vita. Sono profondamente legati e interdipendenti. All’inizio del corto Senthooram è la “old lady” senza nome trascinata fuori dalla propria abitazione, nella notte, da un bimbo, figlio di uno degli scagnozzi di un politico. Questa storia è anche politica e con un mes