Cinque poesie inedite di Marco Giovanni Maggi - con non-nota di lettura di Sergio Daniele Donati
È il gioco eterno del simbolo: ci solletica e lancia lontano e, poi, tenendoci legati col filo di lino sottile del significato ci riporta indietro, a velocità decuplicata, verso il nostro stesso centro. È il gioco eterno del simbolo: tira i dadi della conoscenza sul tappeto verde di una roulette bislacca. Un gioco a cui partecipano sempre almeno tre protagonisti. La cosa significante, la cosa significata e un soggetto a cui tutto ritorna. È il gioco eterno del linguaggio: un prato fiorito in cui le metafore si rincorrono imponendoci un moto senza fine verso l'altro da noi, in cui la similitudine impedisce la gabbia della solitudine, del solipsismo; e si intona un canto, a volte stonato ma sempre eticamente fondante; un augurio di non fermare mai la montagna russa, il dipinto puntinista del senso della parola. Le poesie di Marco Giovanni Maggi che oggi proponiamo questo gioco lo conoscono in profondità e lasciano stupito il lettore nel loro donare un movimento che strappa da sé