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(Redazione) - Conversari - 02 - Due occhi di merlo

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  di Maura Baldini La sua poesia non fa rumore, non accenna all’enigma, non rovescia gli occhi con colori sgargianti, non lascia sgomenti; si posa, invece, sulla tavola ancora apparecchiata, sul guanciale spiumato dall’uso. Talvolta avvolge di gelo il cuore, come quel buio che entra inatteso negli occhi, quando la giornata ci pare ancora lunga e invece è finita. E, come ogni fine, ci atterrisce, interrando la speranza, per poi farla germogliare ancora nel riverbero di una candela accesa durante un temporale. Thierry Metz , nato a Parigi il 10 giugno del 1956, non s’inerpica sul verbo come i poeti accademici, gli sperimentatori per opportunismo, ci lascia, invece, addosso la fatica della parola frugale, eppure esatta e aggraziata come il suo sorriso, filo di luna su un volto massiccio, presto sconquassato dall’alcol. Il poeta ci conduce nell’alchimia di giorni tutti uguali, nel peso della manovalanza del lavoro e della vita, ci poggia sulle spalle il cappotto della fatica, e talvolta qu

(Redazione) - Conversari - 01 - Piccola conversazione sulla notte

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di Maura Baldini “Io credo nelle notti”, scriveva Rainer Maria Rilke ne Il libro d’ore , opera giovanile di magistrale compiutezza. Una dichiarazione di fede. Una dichiarazione d’amore alla notte, ai suoi molteplici e forse infiniti volti, complici e ostici, tremendi e amabili, aridi e languidi, volti disegnati dalla filigrana dei nostri umori. Perché niente è più icastico della notte, e niente ha natura ancipite come la notte. Invero, mentre il giorno, nell’osceno divenire di immagini e rumori, confonde e sottrae concentrazione, la notte riabilita il lusso della stasi, del dialogo muto, dell’ascolto acuito. La notte si muove attorno a noi e ci muove, in una danza di tenebre e bagliori celesti, nel lago deserto della contemplazione, che non è immobile, poiché la notte è quiescenza in perpetua metamorfosi. La notte agguanta, ma in maniera diversa dal giorno. Lo fa permeandoci, insinuandosi nelle pause del respiro, allagandoci il corpo, in un silenzio che mette radici in noi, divellendo

Due poeti allo specchio (Maura Baldini e Sergio Daniele Donati)

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Dall’amplesso oscuro dei nostri nodi non nascerà mai la pace dei cuori ma il mostruoso giorno della luce, in cui ogni nostra strada brillerà del sangue che abbiamo versato. Ci divide un cargo di bugie – il vento straccia le vesti di dosso e tremiamo come bestie trafitte dai fari poco prima dell’impatto. Sopra, il cielo è un ossario di soli e ognuno compita la preghiera del tempo. Briciole cadono intanto: attendiamo d’imbottirci la gola. Ma il lusso di questa opulenza non annienta l’opificio degli orrori, gli oltraggi delle lingue sfrenate, il delirio di risibili assiomi, coltelli esibiti con parsimonia. Da fuori s’arguisce la cerimonia: è un montaggio di scene posticce. In piazza si sporge il solito mostro che non è mai chi si dice che sia, ma un proscenio di svenevoli vanità. Poi, al calare dei soli, il lavacro delle coscienze sana ogni viltà. Eppure il demone vero esiste: negli interstizi e fra la polvere, nelle narici e sotto le unghie. E noi, idoli della comodità, ap

(Redazione) - La poetica dell'infinito in Maura Baldini ( su "La Slegatura", Convivio ed, 2022) - una "non nota" di lettura

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Come si può annotare ciò che impedisce la staticità di un'annotazione? Quando la parola è veicolo di memoria di ciò che non dice, scriverne una nota di lettura diviene arduo, direi quasi impossibile.  D'altro canto ogni nostro tentativo di limitare il campo interpretativo di certe poetiche corrisponde più a una nostra esigenza di chiarificazione che ad un reale accoglimento dell'intero universo che certe vie poetiche portano con loro.  Mi rifiuto quindi di definire nota di lettura  ciò che sto per scrivere a proposito de "La slegatura" (Convivio ed, 2022) di Maura Baldini.  Quelli che seguiranno non potranno dunque che essere refoli di intuizioni, schegge emerse dal fiume in piena che la lettura di una raccolta simile provoca in chi, come  me, non perde mai lo stupore per le infinite possibilità che l'essere umano ha di dire del senza limite nel campo stretto e delimitato della parola. Raramente chi vi scrive si è trovato di fronte a una silloge che, come ques