(Redazione) Dissolvenze - 01 - All'improvviso
di Arianna Bonino Se proprio dovessi finire nell’obiettivo della macchina fotografica di qualche scrutatore d’anime, l’ideale sarebbe non saperlo. E che lui fosse Miroslav Tichý . I più bei baci sono quelli rubati e forse questo vale anche per le fotografie. Quelle dove non guardavi, quelle che ritagliano un particolare, un movimento, l'imperfezione di un istante che da qualsiasi diventa unico e irripetibile. Tutte le modelle di Miroslav Tichý lo sono state senza saperlo. Chi poteva sospettare infatti che quel clochard eccentrico e stralunato passeggiasse per le strade di Kyjov in cerca di movimenti da cogliere, di battiti inconsapevoli, di corpi ombrosi da tramutare in idoli carnali? D’altronde tra le mani aveva soltanto uno strano oggetto a forma di reflex, ma costruito in cartone, plastica e corda. Un giocattolo inoffensivo nelle mani di un vagabondo un po’ folle. Tutto vero o quasi: un giocattolo, un vagabondo, la folle libertà di non possedere che i propri sguardi, sì. Ma