di Anna Rita Merico Muto Canto 10 : in cui si dice di Ilio e di Itaca, di ataviche origini della parola, di furti perpetrati e di ombre tessute al telaio. (di Anna Rita Merico) Trovarne l’inizio non fu semplice. Andò per incanti, soffi, malie, pause serene e intenti. Narrò di luogo in cui si mesceva impasto di maschile e di femminile, otri gonfi, melasse, principi e indistinzioni, offerte e mescite. E Penelope ancora non sa di Odisseo ad Itaca. Incontra il mendìco, già riconosciuto da Euriclea, nel precedente Canto. S’appressa il tempo de l’ultima notte concessa dal Fato ai Proci. Ogni respiro diviene doppio. Ogni passo è sospeso. Ogni pietra del Palazzo diviene muta spettatrice. I movimenti sanno di lama ardente. Atena scatena una folle risata che avvolge le involute dei Proci ignari e Teoclimeno prende a cantare per gl’Infelici colti da sciagura che ancora non vedono. Non vedono, ancora, architravi sporchi di sangue, né corpi squarciati. Nel