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(Redazione) - Parola Eretica - 01 - Patrizia Cavalli, una poesia che scortica l’Io

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di Gabriela Fantato voci di poesia che non omaggino il cinismo, lo scetticismo e l’individualismo; voci fuori dal coro, voci lontane da una poesia come “diarietto intimo” e privato, lontane anche dai giochi linguistici, parodici … e fini a sé stessi; voci capaci di tentare una visione etica e darne testimonianza. di Gabriela Fantato Un piccolo preambolo generale è necessario, vista la ricerca sui generis di Patrizia Cavalli. Tutta la tradizione della poesia italiana proviene dal modello  di Petrarca, che si è imposto nella lirica fino al 900; un modello centrato sull’Io  lirico che “confessa” in versi il proprio sentire e si interroga sui suoi stati  d’animo e sulla sua posizione nel mondo. Da Petrarca, quindi, discende la  nostra lirica e da questa tradizione scaturisce anche una lingua in poesia di  “monolinguismo”, uno stile medio e musicale che l’autore mantiene per tutte le  poesie, così come fece nel suo Canzoniere lo stesso Petrarca, creando una unità  formale e di grande pre

Dialoghi poetici coi Maestri - 49. Erich Fried e Patrizia Cavalli (conversazione a tre sull'espiazione)

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Espiazione Chi vuole espiare tutto non ci riesce Chi vuole espiare molto espia soltanto poco Chi vuole espiare poco non espia proprio niente Chi vuole espiare soltanto quel che si lascia espiare senza danni non fa che causare danni peggiori Forse bisogna espiare lo stesso ma non con l'espiazione (Erich Fried) Esseri testimoni di se stessi Esseri testimoni di se stessi sempre in propria compagnia mai lasciati soli in leggerezza doversi ascoltare sempre in ogni avvenimento fisico chimico mentale, è questa la grande prova l’espiazione, è questo il male. (Patrizia Cavalli) Un'antica questione Mi chiedevo anch'io già allora  se espiazione non fosse il nome della più diffusa blasfemia:  l'incapacità senza fondo d'ogni essere umano di aderire senza condizioni alla vita. L'unica cosa da espiare vivendo è la nostra eterna distrazione. (Sergio Daniele Donati)

Dialoghi poetici coi Maestri 23. - Patrízia Cavalli

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Patrizia Cavalli - Foto di repertorio Addosso al viso mi cadono le notti  e anche i giorni mi cadono sul viso. Io li vedo come si accavallano formando geografie disordinate: il loro peso non è sempre uguale, a volte cadono dall’alto e fanno buche, altre volte si appoggiano soltanto lasciando un ricordo un po’ in penombra. Geometra perito io li misuro li conto e li divido in anni e stagioni, in mesi e settimane. Ma veramente aspetto in segretezza di distrarmi nella confusione perdere i calcoli, uscire di prigione ricevere la grazia di una nuova faccia. Patrizia Cavalli - tratto da Poesie (1974-1992), Einaudi, Torino, 1992 _______ Mi capita a volte di contare i passi verso una meta  che perde a ogni istante contorni, cadenze e tempi. L'errore non è nel calcolo, o nel tentativo di misurare  uno spazio infinito. Cerchiamo d'altronde ordine da sempre e tracciamo linee immaginarie  nel cielo per orientarci la notte e far approdare  le nostre navi in porti di sogno. È questo l'Uom