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A proposito della antologia poetica "Prima del Sempre" (Puntoacapo ed., 2024) di Mauro Germani - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Apparirà banale a dirsi ma non si può affrontare la lettura di una antologia poetica di un autore con la stessa attitudine che normalmente si tiene con una raccolta dello stesso poeta.  Perchè ogni antologia è, per definizione stessa, opera di rivisitazione che l'Autore fa del suo intero percorso poetico e contempla spesso la rielaborazione, lo scarto, la modifica di testi da lungo tempo lasciati sedimentare.  Ancor maggior cautela occorre poi nello svolgere una nota di lettura ad un'antologia densa di stimoli e richiami come quella di Mauro Germani dal titolo decisamente evocativo Prima del sempre (Puntoacapo ed., 2024). L'opera è complessa perché tra le diverse sezioni che la compongono si coglie appieno une evoluzione stilistica battente, che corre sul filo di una precedente maggiore vicinanza alla narrativo o, quantomeno, alla prosa poetica, per poi giungere alla struttura stretta di un verso che spesso si caratterizza per una estrema incisività e rifiuto di appoggi a

(Redazione) - Lettera aperta a Gabriella Grasso in occasione dell'uscita della sua raccolta "Sciott" (Puntoacapo ed., 2024) di Sergio Daniele Donati

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  Sapevo, Gabriella, della mia incapacità - quasi un impossibilia  - di scrivere una nota di lettura classica alla tua raccolta Sciott ( Puntoacapo ed ., 2024), ancora prima di averla tra le mani. Perchè conosco i tuoi tratti, i timbri della tua voce poetica e i suoi ritmi, che così tanto spesso mi zittiscono e annullano la mia capacità di pormi al di fuori, o sopra, o a lato del testo. Nei tuoi testi c'è solo un luogo, ove io possa sostare: dentro. Leggerti, lo sai, per me è percorrere assieme a te le tue vie, soffermarmi nelle tue piazze, in quello Sciott che io immagino tondo ed accogliente storie di vita, dal calore tipicamente mediterraneo. E significa per me magari sedersi su un muretto a secco di quella stessa piazza, assaporare un gelato e trovar risposte. Così ad esempio mi è successo leggendo la tua Il poeta, forse, ché già su quell'avverbio in cui credo tanto, su quell'eppure sospeso possiamo stendere i panni di una domanda antica e persistente su cosa sia  poes

Tre poesie di Gabriella Cinti, tratte dalla raccolta "Prima" (Puntacapo ed., 2024), con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo, o forse dovrei dire un tempo,   in cui poesia, natura, terminologia del dominio scientifico, mito e simbolo si scambiano sguardi di seduzione reciproca. Sono territori preziosi e in gran parte inesplorati in cui chi legge è sospinto da un vento di comunione. Su quelle praterie del dire poetico i neologismi ossimoricamente richiamano all'antico, come in un gioco musicale dal netto profumo contrappuntistico. Ed è là, tra quei declivi, che l'armonia dei contrasti si manifesta con una pienezza che si avvicina alle pennellate di un maestro rinascimentale.  Il simbolo, per questo gioco sapienziale della versificazione, prende ogni sua sfumatura attorno ad un nucleo centrale di significanti, allo stesso tempo emergenti ed evanescenti. Per chi legge trovarsi in quelle lande significa vivere una profonda esperienza di trasformazione della parola in corpo e del corpo in parola e ci si ritrova a dirsi nuovi nel "déjà-vu", arricchiti da nuove striature di un se

(Redazione) - La "parola seducente" di Gianpaolo G. Mastropasqua - nota di lettura di Sergio Daniele Donati a "Danze d'amore e di duende" (Puntoacapo ed., 2023)

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Gianpaolo G. Mastropasqua (foto tratta dal web) Quando la mia penna si tacita per dei mesi di fronte a un'opera che in tanti, e giustamente, si affrettano a commentare, non me ne voglia l'autore (o l'autrice). I miei sono sempre tempi lenti di rielaborazione, e soprattutto so che le parole, come la nostra prole, hanno bisogno di un luogo protetto e di cura prima che possano essere lanciate nel mondo. Questo per me è ancor più vero per la parola che commenta la Parola.  È necessaria una sorta di elevazione per proferir commento su ciò che si reputa eccelso e, quindi, i tempi di una lallazione scomposta, non certo degna di pubblicazione, si dilatano.  I motivi del mio silenzio di fronte a ciò che reclamerebbe, e ad ottimo titolo,  commento possono dunque derivare anche proprio dalle linee di scrittura e dall'ammirato stupore che in me, lettore, suscitano. È una sorta di rispetto-allievo il mio, di respiro corto di fronte a un dire che ritengo maestro , che mi impedisce di