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Piccole riflessioni su una poesia di Rainer Maria Rilke con accenni a Blake

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  Rainer Maria Rilke è autore di una magnifica poesia dal titolo Eros che potrete trovare nell'edizione Einaudi di Poesie di Rainer Maria Rilke con traduzione di Giaime Pintor , testo che, fra l'altro, contiene  una magnifica introduzione di Franco Fortini .  Ecco a voi il testo.  Eros Eros! Eros! Maschere accecate Eros. Chi sostiene il suo fiammante viso? Come il soffio dell'estate alla primavera spegne i canti di preludio. E nelle voci ascolta ora l'ombra, e si fa cupo...Un grido... Egli getta il brivido indicibile su di loro come un'ampia volta. O perduto, o subito perduto! Breve il bacio degli dèi ci sfiora. Altro è il tempo, e il destino è cresciuto. ma una fonte piange e ti accora.  L'esordio, invero gigantesco, a mio avviso tanto richiama, con quella sua pressante domanda (chi sostiene il suo fiammante viso? ) altra accecante domanda di Blake nella sua The   Tiger. [ What immortal hand or eye / Could frame thy fearful symmetry? -  Quale immortale mano o

Dialoghi poetici coi Maestri - 50. Rainer Maria Rilke (2)

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Canto d'amore E come tratterrò l’anima mia, perché la tua non sfiori? Come la leverò verso altre sfere, dove tu piú non sia? Oh, celarla vorrei presso qualcosa che si smarrisse in buia solitudine, in un angolo ignoto e silenzioso che non vibrasse più quando rivibrano gli abissi tuoi!… Ma tutto ciò che appena ne disfiora, ci prende insieme al pari dell’archetto che da due corde trae solo una voce. Su qual strumento, ahimè, siamo noi tesi? E chi lo regge e suona?… Oh melodia! Rainer Maria Rilke Tratto da “Nuove Poesie, in  “Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante”, Sansoni, 1941 (Traduzione di Vincenzo Errante) Canto d'amore Son nato dal tratto storto d'un pennino antico e m'ha raddrizzato lo stesso tuo canto; il bicordo dell'anima mia con la voce dell'assenza.  Per questo nelle notti d'estate s'abbraccia la dea velata  che abita le mie iridi  al monotòno dell'assiolo. Si compone di più voci quella prece che pare una solo a chi non sa cogliere 

Dialoghi poetici coi Maestri 5. - Rainer Maria Rilke

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  Rainer Maria Rilke -  Foto di repertorio PRIMA ELEGIA Chi mai, s’io grido, m’udrà dalle schiere celesti? E d’improvviso un angelo contro il suo cuore m’afferri, − io svanirei di quel soffio più forte. Ché il bello è solo l’inizio del tremendo, che noi sopportiamo ancora ammirati perché sicuro disdegna di sgretolarci. Sono gli angeli tutti tremendi. Così mi trattengo e soffoco in gola il richiamo d’un oscuro singhiozzo. Chi mai ci aiuterà? Né gli angeli ahimè né gli umani – e gli animali sagaci ormai sanno che non molto tranquilli noi stiamo di casa in una foresta di segni. Un albero forse ci resta lungo il pendio, da rivedere ogni giorno; ci resta il cammino di ieri e la fedeltà viziata di un’abitudine, che presso di noi si compiacque e non se n’è andata e rimase. E la notte, oh la notte, quando il vento del mondo il viso ci scava, − a chi mai non rimane, l’agognata, che soavemente delude, e grave attende il cuore del solitario? È forse più lieve la notte agli am