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Visualizzazione dei post con l'etichetta Ryan Woodward

Sono stanco (Oblivion)

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  Sono stanco e questa musica tiranna e malvagia m'obbliga a un passo senza fine e trascura  il mio occhio spento sulle sabbie del ricordo.  E tu, che hai dimenticato il mio sorriso sdentato e il mio sguardo bambino per una breve mia assenza,  danzi e ridi, dandoti la regola di una gaiezza che è finzione - un poster corroso dalle nebbie di Milano su un muro  che perde calcinacci  su calcinacci. Era il muro dei nosti baci, - ricordi? -  e sosteneva a malapena la potenza del nostro amore, felice di cedere tenuta all'avanzata del vero nei nosti corpi.  Ma no; tu non ricordi, e non sai più il mio nome Lo riempi di aggettivi  monchi, come si fa con chi è ormai nell'oblio  e, senza peso,  vaga come suono evanescente nella timeline delle tue conquiste. Eppure ho danzato  tutto questo tempo solo e sono stanco di mantenere viva  la memoria del peso  e degli addii.   Da solo ho danzato - a spirale ho danzato - verso il mio centro vuoto e non ho più ricordo del timbro della tua voce d

La vibrazione dell'abbandono (Oblivion)

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  Foto ricavata dal Web Eppure trema ancora  e vibra, e, più lo tacito e ne spezzetto il nome  in tessere dello Scarabeo, più lui trema.   La vibrazione dell'abbandono è un bicordo antico.   Il resto sono richiami  alla nebbia della solitudine che non hai inventato tu, nè hai importato tu nella mia vita.   Nè l'avrei voluta io quando, nato al mondo, mi fu negato l'abbraccio che da sempre dona il respiro a chi odora ancora di placenta e del sogno di un ventre capace di filtrare  gli stridii della vita in suoni di cetra.   Ora tu vai, e così io, consapevoli entrambi  che un amore inizia prima dell'incontro e, se finisce, trasmette al mondo la sua bava di lumaca e il suono di questa fisarmonica che non ha sosta e dona a esseri inconsapevoli la sua nostalgica  e senza via di fuga rotazione attorno ad un sole che si fa beffa  dei nostri strazi.   Oblivion de Astor Piazzolla  Animazione di Ryan Woodward Video lettura  di Sergio Carlacchiani    

J'aurais aimé te parler en français (Oblivion)

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Foto di  Dmitry Ganin  su  Unsplash J'aurais aimé te parler en français  de la langue mourante d'un homme  qui danse  la danse poignante de l'abandon.  Je t'aurais peut-être évité mon bégaiement indécent et les plaidoyers coincé entre les cils. Il y a ceux qui en rient,  d'autres se taisent et pleurent car ce n'est pas toujours le cygne qui meurt.  Je meurs comme un canard  et les gens rient  de mon lien éternel à une musique  qui revient - et reviens encore -   pour me parler de plumes blanches  tombées trop tôt au sol ________ Avrei voluto parlarti in francese  della lingua moribonda di un uomo  che danza  la danza struggente dell'abbandono. Ti avrei forse evitato la mia balbuzie indecente e le suppliche incastrate tra la ciglia. C'è chi di questo ride, altri tacciono e piangono perché non è sempre il cigno a morire. Io muoio anatroccolo e la gente ride di questo mio legame eterno a una musica che torna - e torna ancora - a parlarmi di bianche piume