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Visualizzazione dei post con l'etichetta Sergio Daniele Donati

Potrei dire (con due voci)

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  Potrei dire del raggio di luce che taglia le viscere, della voce che parla nelle notti porpora; di un ascolto verde, disadorno e greve, dell'ordito che filtra respiri di zolfo e gemme.           Figlio ancora indegno          di portare nome           perché piangi ora           il tuo limite           e non irrori invece           di altri fecondi errori           il crinale senza tempo           della tua umanità? Potrei dire questo e altro ma là, lontano,  al limite boschivo , (1) parla il grillo e la mente implora la dissoluzione del senso  nella voragine cobalto, nella turbina sonora, nel clangore timbrico.           Là,  mentre vòlto il vólto         allo spettacol...

Dans un petit rêve - In un piccolo sogno

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Foto dal web ________ Dans un petit rêve la voix d'argile de ma mère chantait le chant d'un peuple qui a irrigué ses racines dans le vent du désert. Dans un petit rêve mon cœur a pleuré des larmes de sel. ________ In un piccolo sogno la voce d'argilla di mia madre cantava il canto di un popolo che ha irrorato le sue radici nel vento del deserto. In un piccolo sogno il mio cuore ha pianto lacrime di sale. ___ Foto dal web Testo e traduzione dal Francese di Sergio Daniele Donati 

Due poeti allo specchio (Mara Venuto e Sergio Daniele Donati)

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  Sfuggire al trascinamento del corpo nello spazio, alla testa come raffigurazione alienata di ciò che è incorruttibile. Il nostro giustificarci di fronte alla vita, una volta e non altre, ci ha condotto alle foglie del cedro, agli aghi nutriti dalla linfa. Pur non volendo lasciare un rifugio per il distacco, passeremo alla terra e al suo riconoscerci. (inedito di Mara Venuto - 2025) Una cadenza lenta  – una caduta controllata – governa la nostra dimora nei modi verbali dell'infinito, là dove il corpo si fa scaglia, scheggia nero-ossidiana  di intuizioni che non ci appartengono. È il territorio inesplorato, il limine del non presente tra passato e futuro dove le nostre memorie vegetali plasmano maschere d'argilla  sacra grigio-speranza  e profumi d'agrumi  incontrano il canto atonale  della cannella e della mandorla. Nei modi verbali dell'infinito si cullano sinestesie nascoste, (e tu, e io) e noi sfioriamo la pelle di tartaruga di un altro che bussa c...

Elia

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Sapevo del progetto e del meccanismo che regola senza errore la manifestazione del caos. Conoscevo le argille e le malte, i mattoni del muro dietro il quale canta il grillo, in lingua primaria e senza declinazione. Eppure hai scelto di parlarmi del tuo silenzio dal silenzio dei cedri e di obbligarmi a coprire i volti per evitare l'ustione dell'infinitamente piccolo su pelli già cotte dai raggi della tua assenza. Vento, incendio e terremoto furono le tue maschere senza voce né richiamo per abituare le mie orecchie alla privazione di suono dietro cui si cela la narrazione della nascita nel fuoco e nella pietra di una lingua universale. Ne scrivo ora sapendo del carro che mi attende dietro il grande luminare, al tramonto. סלה ¹ _________ Video-lettura di Lorenzo Pieri NOTE ¹  Trans. Sèlah - termine ebraico che nella liturgia, specie nei Salmi, indica una pausa sia ritmica che di riflessione. ² Foto e testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 40 - Piccole riflessioni laterali sull'etica della parola (prima parte)

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  di Sergio Daniele Donati I A ben vedere, non c'è una grande distanza tra scrivere poesia e osservare del respiro le apnee.  Ogni tentativo di scrittura si situa sul sentiero stretto tra l'esperienza della vita e la sua rielaborazione mediata.  Eppure chi scrive sente necessariamente vibrare tra i suoi segni un afflato vitale che traduce – come può – nei lemmi che poi elegge come degni di posarsi sulla carta.  E ogni tratto di scrittura allo stesso tempo crea mondi e vive l'entropia del limite congenito della parola.  Di questo è ben cosciente il poeta che sa che non esiste lettera che non celi in sé una chiave di nascondimento e, allo stesso tempo, un significante  che in un certo senso non ne nasconda un altro; mille altri. Ciò che spesso viene chiamato stupore , quindi, in poesia altro non è che una sorta di fermata, un momento di stasi che ci permette di stare in contatto con la parola , sia quando scriviamo che come lettori.  Ovviamente ci sono p...

Questions intemporelles (Domande senza tempo)

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  Foto di Sergio Daniele Donati - Museo archeologico di Atene Quel est l'odeur de la cage   de la chambre-prison   dont je cache les clés  pour ne pas pouvoir me dire   libre d'en sortir? Et quel chant chante   le maître-silence dans les nuits d'août, alors que mon nom dilue   ses couleurs sur le fond de brouillard   de mes désirs? Combien de pas séparent   le choix de naître   de la conclusion du cycle,   et combien de temps dure l'apnée   entre la Tav et la nouvelle Alef? Pourquoi l'absence d'adjectifs ici me semble parler la langue   de l'intemporel et sans intention   alors que les symboles éternels du rêve   teintent de gris les volutes des fumées de l'Histoire?       L'enfant que je serai bientôt        se souviendra-t-il        de la balançoire refusée       ...

Lettera aperta ad Alfredo Rienzi (a proposito di "Custodi ed invasori" - Arcipelago Itaca, 2024)

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  Caro Alfredo, ti avevo promesso una nota di lettura alla tua magnifica opera " Custodi ed invasori " (Arcipelago Itaca, 2024) e tradirò la mia parola, senza tradire la Parola. Perdonami, ma mi è impossibile farlo, e questo perchè, se c'è una porta che la tua scrittura in questa raccolta apre, è quella  – per me eterna e sacra, lo sai – del dialogo .  E allora preferisco, anzi, non posso che dare forma a questo mio dire di lettera aperta, perchè non voglio perdermi, come troppo spesso mi avviene, nella dissezione dei versi, nell'attribuzione di etichette che, certo, aiuterebbero chi ancora non ti ha letto, ma, in fondo, allontanerebbero me, che ti scrivo, dalla preziosità della tua scrittura.  Quindi mi copro il capo, come, in memoria dei miei avi, mi capita di fare quando cerco concentrazione e verità, e ti scrivo, ascoltando L'arte della fuga di J. S. Bach e fingendo che tu sia qui, davanti a me col tuo libro a bere del buon vino.  Poco importa se altri ci l...

La supplica al "poeta contemporaneo"

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di Sergio Daniele Donati Tu che sai vagare negli interstizi della parola  e sussurrare docili formule,  private d'urticante senso  a orecchie distratte, perchè sotterri poi  ogni bellezza sotto cumuli  informi di aspirazioni  a un significato che si fa beffe dell'infanzia della parola? Perchè rinneghi di ogni suono primordiale  e del tuo vagito bambino e innocente la striatura color ocra? Cosa ti spinge  a spiegare le vele  del tuo verso e a tendere la mano  ai parcellizzatori  della sacralità dei tuoi suoni arcaici? Torna indietro, passo di lince,  a guardare la morte  nella luce  delle stelle a tracciare linee immaginarie tra i senza legame e spezza ancora una volta il nesso di Prometeo col fuoco. Tuo il passo, tuo il tocco, il silenzio della neve che lenta cade sugli ossimori  delle nostre foreste. Tuo l'inciampo e la sacra balbuzie; nostra la caduta nell'infernale paradiso delle false certezze. Perchè non fug...

A proposito della raccolta di Alida Airaghi " Tre libri" (Il Convivio ed., 2025) - Nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esce per  Il Convivio ed. la raccolta di Alida Airaghi Tre libri che contiene al suo interno alcune ormai introvabili raccolte della poeta.  Mi riferisco a  Litania periferica  (2000),  Un diverso lontano  (2003) e  Frontiere del tempo  (2006). La lettura di quest'opera, che ho avuto l'onore di ricevere in anteprima, è stata per me un'esperienza di ricordo e memoria molto forte, ché nello scorrere i versi ho ritrovato ogni piacere dell'immersione in una scrittura che considero di alto livello poetico sia per tracce di significanti che per stili, timbri e sonorità.  Entrare dentro un'opera è spesso una fatica produttiva, uno sforzo che rende necessario per il lettore una sorta di abbandono del sé.  Con Alida Airaghi questa sensazione di fatica e costruzione di campo idoneo all'accoglienza delle parole altrui non si è manifestato affatto e mi sono trovato immerso in medias res immediatamente: un effetto dunque di...

Estratto dalla raccolta di Francesca Romana Rotella “Un rossetto e un taccuino” (Ensemble ed., 2023) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Pubblichiamo oggi con piacere un estratto dalla raccolta di esordio della poeta  Francesca Romana Rotella “ Un rossetto e un taccuino ”  (Ensemble ed., 2023).  Artista poliedrica e completa,  Francesca Romana Rotella   ci colpisce con dei tratti decisamente delicati con profumi leggermente nostalgici con cui la sua parola nel cuore del lettore si posa e sfiora temi come  il ricordo, la memoria, il lampo di una felicità improvvisa e inaspettata. Da un punto di vista metrico sembra che la poeta sappia ben alternare versi dalla lunghezza e tenuta decisa ad altri più serrati, molto incisivi e pieni; e questo senza perdere mai tensione e vibrazione.  Tutto è in queste poesie un richiamo ad un vissuto d'esperienza che, tuttavia, la poeta sa tradurre, in gesto di osservazione fragile e delicato, mai distaccato – anche quando si sofferma su un pensiero d'apprendimento. Una poesia, dunque, riflessiva e pacata ma allo stesso tempo capace di toccare corde p...

"Metapoesia" - sei poesie inedite di Franca Alaimo con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Franca Alaimo , poeta di lunga esperienza e vita poetica, ci fa oggi dono di alcuni suoi inediti che la poeta stessa raccoglie sotto l'evocativo titolo Metapoesia.  Siamo di fronte a una scrittura dal delicato simbolismo in cui la poeta ci accompagna con tratti di fragilità positiva e senza imposizioni in un viaggio alla scoperta dei luoghi profondi del Sé.  Già nella prima composizione appare evidente un posizionamento della poeta in relazione alla parola che si fa questionamento, domanda, interrogazione.  Di tutta evidenza il richiamo alla narrazione biblica del ritorno della colomba sull'arca di Noè a segnalare la definitiva chiusura e fine del Diluvio, in un certo senso pare che Franca Alaimo qui ci segnali che ciò che andrà narrandoci è legato da un filo conduttore che il lettore stesso dovrà lentamente scoprire.  Le composizioni, numerate dall'autrice in modo sapiente, sono legate come i passi di un pellegrino sulle sabbie di un deserto da una visione in...

Lettere a una persona speciale - 74 - Gennaio 2024 - "in piccioletta barca"

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  Tu sai bene che da lì veniamo tutti, da quel soffio tiepido che ci spinge lontani dalla sorgente come barchette di carta o gusci di noce, nei ruscelli dell'esistenza. E sai altrettanto bene che non c'è sguardo possibile sul futuro in questo nostro navigare a vista in piccioletta barca (1)  per scelta, sì,   per bramosia di naufragio.  Nulla, lo sai, è più radicato nelle nostre balbuzienti anime che il desiderio di perdersi in queste eterna notte senza stelle. Eppure conosci anche il mio canto di ritorno, da te sola forse udito, il mio chiamarti senza sosta dalle cortecce degli alberi e dai muschi dei boschi ove posi il piede con la leggiadria un po' beffarda di una ninfa.  Ne conosci le melodie e i ritmi sincopati e sai che, se canto, è per dirmi vinto, vinto dall'abisso della bellezza sulle mie retine astigmatiche.  Già, io il bello non so metterlo bene a fuoco, e la mia memoria si rivolge sempre più al suono che all'immagine.  Io non posso tornare ...

Il vento (הרוח)

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  Nel mio deserto il vento non è sempre caldo; così il ricordo che a volte taglia la pelle. Una spada di pietra e ghiaccio. במדבר שלי הרוח אינה תמיד חמה כך הזיכרון שפעמים קורע את העור להב  אבן וקרח Bamidbar sheli h arúach einá tamíd chamá; kach ha'zikarón s hepa'amím koréa et ha'ór lahav  even  vekérach. _____ Testo - inedito 4.1.25 - traduzione in ebraico e traslitterazione di Sergio Daniele Donati Immagini elaborate con IA

(Redazione) - Minus quam: a proposito della raccolta "Siamo rimasti senza maestri" (Eretica edizioni, 2024) di Elisa Malvoni - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Oggi vi vorrei parlare di una raccolta poetica che ho tenuto a lungo per me – spero che l'autrice non me ne voglia  –   prima di poterne scrivere su queste pagine. Come più volte qui detto e scritto, ciò avviene il più delle volte quando il mio astigmatico sguardo su una scrittura mi impone un contino questionamento e non trova parola adatta al commento, perchè quei tratti se, da un lato, mi colpiscono nell'immediato, dall'altro, mi impongono allo stesso tempo di ricercare nel profondo della mia scarsa consapevolezza le ragioni originarie di questo fertile impatto.    "Siamo rimasti senza maestri" (Eretica edizioni, 2024), della poeta Elisa Malvoni è stata sicuramente per me una lettura portatrice di quanto sopra ho descritto e di tanto ancora.  Sin dal titolo, che trova riscontro in un mio radicato pensiero che nell'assenza  del maestro trova la sua sorgente, la raccolta, come sopra si diceva, impone al lettore una continua domanda , alla cui ri...