"Marea" di Sergio Daniele Donati Mi sono immaginato per un momento figlio d'un altra storia in cui non ridevi del mio batter sempre sugli stessi tasti e capivi che l'ultimo accordo di settima minore di un giro di blues richiama sempre il primo; in cui accettavi la feroce legge che vuole che due suoni siano identici solo in teoria - lo stesso tasto d'un piano, lo sai è influenzato dal peso del dito che lo percuote e, non meno, dalla sua umidità. Ma tu ridi, perché non sei figlia dell'umido. Per te il diverso non ha mai nulla a che fare con la ripetizione - come se le stagioni, diverse, sì, ogni volta, non si ripetessero ogni anno. Io però dell'umido sono ben figlio, ho labbra rosse e gonfie e la mia armonica è piena della mia saliva, i miei occhi colano umidità salata quando tengo un micro-secolo in più l'ultima settima, prima di tornare al primo accordo - non commuovono anche te gli ultimi caldi autunnali prima dell'inverno? E poi diciamolo, io son