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Nei dintorni della "chiamata" in poesia - riflessioni

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      Non c'è nulla di mistico nel voler partecipare ad una delle essenze del linguaggio: la sua capacità di chiamata. Sia nella sua declinazione passiva, essere  chiamati da Daimon, Voci, Divinità, Flusso poetico millenario a scrivere, che nella sua declinazione attiva ( la parola che chiama altre parole ), siamo di fronte a un fenomeno che è presente nella storia della poesia dalle sue origini, ed è solo una certa teoria poetica nemmeno ben formulata contemporanea che ne nega i contorni, cercando di riportare tutto al ventre basso dell'autore/poeta.  L'immaginario misticheggiante, che in alcune sue espressioni arriva a parlare di finzione in chi lo sostiene , che un assunto simile ha preso negli ultimi tempi deriva  solamente da un'ignoranza di fondo sulla struttura della parola, specie se poetica, e, ancor prima, della lettera.  Sostenere come poeti il proprio ruolo di attraversati dalla parola non ha in nessun modo a che vedere con l'idea magico-formulistica,