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Visualizzazione dei post con l'etichetta ebreo

Ti benedica - יְבָרֶכְךָ

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  Paul Klee - All'inizio A mio figlio Gabriel  e a chi ne sorregge i passi Lo chiedo a te che scivoli tra le pieghe di lemmi stentati, balsamo e olio sacro sulle ferite  d'un uomo piccolo, benedici quell'ossidiana pura e non ricada sul figlio l'inciampo del padre, e traggano giovamento dal soffio che crea gli accenni di peluria sulle sue labbra. Accolgano  i tuoi volti una voce che cambia e assume timbri di muschio e sgretola in briciole  sacre ricordi d'assenza. M'hai donato facoltà di procreare, ora incidi un solco profondo tra padre e figlio e siano d'ambra e oro antico i ponti stretti tra passato e futuro. Si rivolga alla terra del ritorno, solo dopo lungo viaggio verso lo straniero, il suo passo. E fa che dimentichi, e poi ricordi, un padre che inciampa e balbetta a ogni respiro, e dedica ogni sforzo a tornare eretto in tempo per vedere la tua pace e i tuoi volti volgersi al figlio, e dimenticarsi infine del mio nome. Sia perfetta ai tuoi occhi la trasm

Lettere ebraiche

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  Foto di Sergio Daniele Donati Ogni tanto è utile porsi la domanda sul proprio planare attorno a un argomento. Che si tratti di studio, racconto o percorso poetico, insegnamento o altro, è evidente che lo Alef-Bet ha plasmato la mia forma mentis e continuo a pormi la domanda del suo valore (anche etico) nello sviluppo del mio pensiero. Ma queste sarebbero valutazioni e riflessioni destinate ai miei soli cassetti (che ne sono pieni) se non percepissi che lo Alef-Bet è portatore di un valore universale trasmissibile. Anzi, solo quando (e in quanto) trasmessi i significati anche simbolici delle lettere ebraiche acquisiscono luce propria. Le lettere ebraiche non sono trattenibili, così come non si può imprigionare il vento. Se ne può (e, a mio avviso, si dovrebbe) ascoltare il suono di lontano e lasciare che questo ci trascini verso paesaggi in parte sconosciuti. Ovvio, io vengo da una famiglia di tradizione ebraica e, quindi, le lettere dello Alef-Bet sono state le mie compagne sin da pi

Danza e Bulli

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  Pyotr Ilyich Tchaikovsky - Swan Lake (Hauser · London Symphony Orchestra · Robert Ziegler) “Credi di aver danzato sinora? Invece hai girato su te stesso, costretto come una vite in un tassello. E scambiato i limiti del muro per il tuo palcoscenico e le polveri dei calcinacci per plausi. Hai scambiato per Danza la più antica delle schiavitù.” Il ragazzo non capiva e si perdeva nello sguardo duro del maestro. Dopotutto non era sempre stato lui il più bravo della classe? Ogni ruolo principale gli era sempre stato assegnato e le critiche sui giornali del settore erano sempre state entusiaste. “Ho avuto un allievo tanti anni fa”, continuava il maestro, “lui sì che danzava. Lui il muro sapeva cos'era, e lo sgretolava coi suoi passetti da pulcino e lo sguardo perso nell'orizzonte. Tu sei una vite cromata, grossa e lucente, ma nel muro ci entri troppo volentieri. Ti ci adegui come se fosse un palazzo dorato e tu il Re. E, così facendo, ti trovi poi bloccato al muro, cost