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Visualizzazione dei post con l'etichetta etica della parola

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 36 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte quarta

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    di Sergio Daniele Donati Al di là delle più o meno ponderate definizioni di etica della parola, e al di fuori di contesti che tutto inglobano e in cui tutto appare ora essere in poesia assunto etico (in passato la stessa sorte ha avuto l’aggettivo politico in poesia), un piccolo cenno definitorio su cosa sia, almeno per chi qui vi scrive, l’etica della parola bisognerebbe farlo. Come già ho scritto  più volte su queste pagine in tre interventi (vedi i seguenti link:  1,   2,   3 ), ritengo che possa rivestire un ruolo etico ogni discorso che pone alla sua base il quesito attorno alla motivazione ed agli effetti di una scrittura o, ancor meglio, di una parola. Voglio dire che certe scritture, che pure possono avere in chi le legge un esito etico, non nascono da una spinta etica precisa, proprio perché carenti di quella domanda che dovrebbe precedere la scrittura stessa. Chi scrive senza porsi il quesito relativo al suo posizionamento nei confronti della parola (come creatore

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 24 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte terza

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  di Sergio Daniele Donati Nelle due precedenti parti (link alla parte prima e alla parte seconda ) abbiamo dell’etica della parola affrontato temi per me molto delicati e importanti. Ma ogni discorso etico sul dire umano non può prescindere dalla valutazione anche degli effetti che la parola, specie se poetica, ha in coloro che la ricevono. Il ruolo di guardiano persiste - anzi si rafforza ancora di più – una volta che la parola è emessa o, ancora più, scritta. Questo perché, se è vero, da un lato, che come un figlio abbandona la casa dei genitori per il suo lungo viaggio nella vita, così fa anche la parola, è altrettanto vero che dei nostri gesti, azioni, omissioni siamo costantemente responsabili . So che dicendo questo mi pongo in una posizione molto poco accettata in ambito poetico: quella che fa del poeta, in quanto dicitore, responsabile del suo dire. In fondo però è davvero tanto rassicurante rimanere incuranti, degli effetti dei nostri versi nel mondo ma, così facendo, non

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 23 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte seconda

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di Sergio Daniele Donati Nella prima parte di questi appunti sparsi dedicati all'etica della parola (lo trovate nell'articolo apparso su Le parole di Fedro il 1.8.23 -  link ) abbiamo sfiorato il tema, a me molto caro, del nostro posizionamento nei confronti di qualcosa che in fondo non è mai perfettamente definibile nel suo esatto perimetro. Esiste, dicevamo, la necessità di cura dell'oggetto "parola",  di scegliere, in altre parole, una postura attenta dal guardiano, e custode.  Se ogni parola è elemento ed alimento creativo, e non solo descrittivo, non possiamo che osservarne le potenzialità a lungo, prima di pronunciarla o scriverla. Questo perché ogni nostro dire in fondo - ma anche in superficie - è un passaggio stretto, un lento passo sul crinale che ha confine con due abissi; quello dell'incomunicabilità totale e quello di un silenzio che atterrisce.  Per questo motivo bisognerebbe abituarsi, quando di parola trattiamo, a evitare, se non necessario, l&

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 22 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte prima

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  di Sergio Daniele Donati Parlare di Etica della parola poetica - lo   si sa bene - significa addentrarsi in una selva di contenuti invisa ai più e, per molti aspetti, avversati anche in modo esplicito.  "La parola, specie se poetica, non dovrebbe avere contenuto etico in sé", si dice, "ma dovrebbe essere sotto costante attenzione solo l'elemento estetico di ogni scrittura poetica". L'assunto, intendiamoci bene, non è privo di una sua dignità filosofica e giuridica, perché, appunto, confina con ogni discorso relativo al principio sacrosanto della libertà espressiva. Il poeta, si sostiene, non deve essere limitato nella sua scelta lessicale, formale e/o contenutistica.  Tutto deve poter esser detto, o scritto. E non sarò certo io a voler negare questo dato di libertà. Tuttavia rimarco che questo ragionare forse si fonda su una visione assai antiquata, e forse sorpassata di etica, secondo la quale la stessa attiene solo al significato di ciò che viene detto o