A papà
A mio padre Ora lo so; hai dovuto rinunciare all'idea del sogno, per sopravvivere all'incubo. E so che i limiti che imponiamo a noi stessi non accettiamo siano superati da chi amiamo. Ma il mio sogno, papà, è un tributo al tuo, e se, nel sogno, recupero un'infanzia negata, non credere, non ignoro lo strazio della tua. Ora va di moda dire, papà, che il perdono è l'impossibile detto di chi in fondo si sente superiore a chi perdona. Ma noi siamo ebrei, papà, e sappiamo che il perdono è figlio di un lavorio continuo, d'una ricerca di tracce sotto al fango, e d'una immaginazione fertile capace di riconoscere nel tuo sguardo sbarrato d'ansia la gioia di te bimbo a rincorrere un pallone, prima delle persecuzioni.