Il richiamo ovattato d'un silenzio d'attesa, là sul crinale sottile della coscienza, e la risata sorda d'un abisso beffardo. Quasi tutto allora era tenebra e confusione e assenza di nome, per me, non ancora nato alle piogge dell'interpretazione. Sentivo a volte un borbottio lontano, uno strascicare di piedi anziani su sabbie roventi, e un crepitare di fuoco e odori di spezie e fumi di the e sudori di pelli rugose, cotte da un sole solitario. Allora fui detto , aprii gli occhi, un senza-nome appena nato e accolto nella casa della trasmissione. Ora giungo le mani - un gesto antico - e mi copro il volto stanco. Una vita a onorare la Parola di nuovo coperta da venti guerra e chiamo con l'ultima mia voce il ricordo del primo passo che mi fece uscire dal rifugio allora a camminare tra le genziane dei lemmi che un paziente maestro mi mostrava. E dammi, Maestro, ancora una volta la facoltà di percorrere quel tragitto a spirale nei costrutti e nelle lettere e di cr...