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Lettere a una persona speciale - 73 - Settembre 2024 - "ma la vita..."

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    E poi mi dicono che non devo coltivare quell'idea,  che è pericoloso innaffiare  i semi che hanno messo radice in me.  Ma la vita, la vita minuscola, quella del millepiedi, quella che non dona alcun insegnamento o, se lo dà, ti toglie il tempo perchè tu possa viverlo appieno - che gioia sarà mai morire consapevoli! -    la vita, dicevo,  mi ha tolto l'orizzonte da sotto gli occhi e se ancora scrivo lettere, in assenza perenne di un tuo cenno di risposta - dall'aldilà i suoni  che qui arrivano sembrano degli scick sciack di scarponi nel fango e non certo la cetra della tua voce -  è perchè la Katana contro le scaglie del tuo ricordo non so usarla,  e poi - lo sai - l'orizzonte è necessario alla buona tecnica del Budoka   e, finché non mi sarà restituito il mio sguardo, la spada resterà nel suo fodero, e io nella capanna di pensieri di muschio e bambù che la tua assenza mi lascia come beffa ereditaria _____ Testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati

Lettere a una persona speciale - 72 - Maggio 2024 - "Questioni ai cieli - Requiem"

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Lo guardo tingersi di azzurro e, in un impulso d'invidia, a volte gli oppongo la nobile decadenza dei miei grigi, la lenta resa a uno scolorimento costante; una diluizione di ogni significato là, nella terra desolata dell'assenza di risposte.  E sono stanco di riproporre al suo silenzio la stessa domanda, di sperare in un tuono che mi liberi dalle catene dell'attesa di un responso che mai avrà respiro.  Per questo celo alle volte celesti, dietro una marea di parole sconnesse, la mia chiamata della delicatezza, anzi, la discesa delicata; il dono di una tacitazione -finalmente - sovrana. Parli lui, il cielo, manifesti la sua voce a questo umano, mai troppo umano, che chiede incessantemente ascolto, e mi permetta di tacere, di dirmi vinto e andare lontano, nella terra dove - finalmente - anche la speranza di un nostro nuovo incontro avrà degna sepoltura. Perchè, sai, a volte guardo il cielo e sento forte che, tra Priamo e Achille, io sono la salma da restituire all

Lettere a una persona speciale - 71 - Aprile 2024 - "Un giullare"

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  Che poi lo sai. Mi basta chiudere gli occhi e dare spazio al senso che più mi parla o, forse, dar senso alla parola solo quando è figlia di un ascolto sovrano.  Sono lento e lenta è la mia intuizione, se e quando si manifesta.  E per farlo, lo sai bene, quel trillo che ogni tanto mi porta a pucciare piedini d'infante nel fresco fiume dell'Altrove, deve saper tagliare come forbice le dense coltri, le nebbie che mi offuscano il cervello.  Che vuoi che sia il mio sforzo di lombrico per drizzare una schiena che non posseggo alla ricerca dell'idea della luce?  Un canto? Un soffio? Un contatto fuggitivo con l'epitelio dell'amore? E che dire di questo mio  — troppo mio —  sentirmi indegno delle parole che mi abitano, incapace di null'altro che non sia un balbettio scomposto? O sì, mi prendo sempre in giro, e circumnavigo ogni giorno la circonferenza della mia seriosità crassa, per trovare un varco ove insinuare quell'ago che mi sgonfia l'ego. Il «gioco di pa

Lettere a una persona speciale - 70 - Marzo 2024 - "Nebbie"

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  Forse in questo carteggio folle qualche scoria, qualche residuo di un mio pensiero radioattivo resiste.  O forse ancora scriverti per liberarmi dal costante desiderio di evanescenza non è stata una buona idea.  So che, fuori dalle porte della città che mi ospita, in inverno dimorano ancora le nebbie che Milano ha espulso ormai da tempo e che avevano una funzione per me vitale.  Il Bardo ci dice fatti della sostanza dei sogni , ma anche il sogno è costituito da nebbie e il nostro - il mio -  vagare per quelle lande è in fondo un atto di resa ad un linguaggio che non si può conoscere, o decifrare, mai del tutto.  Tu ascolti, mi leggi, e so di quel tuo vizio di sussurrare ogni scrittura sottovoce , quasi a cercare nel suono delle parola una poesia che sia prima e al di là di ogni significato. Fa tenerezza quel tuo gesto bambino e antico che odora di ripetizione mantrica, di formule arcane.  Ma non farne uso per queste mie lettere, se posso suggerirtelo.  La nebbia non va ripetuta al mo

Lettere a una persona speciale - 69 - Novembre 2023 - "Dietro lo specchio"

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  Scritto di notte ascoltando musiche di Chopin Credevo allora che non ci fosse limite alla creazione, che un lume di candela durasse all'infinito e la sua fiamma, benché fragile, potesse durare e durare ancora.  Il mio pennino poggiava - e poggia ancora -  su una ferita antica, e l'inchiostro (ricordi?) allora era rosso sangue.  Ma poi, Petalo, ogni cosa muta colore e anche l'occhio diviene anziano e coperto dal velo di una falsa consapevolezza.  Così, ora che so delle mie finzioni, quasi provo vergogna a scrivere e, quando lo faccio, mi pare di giocare con un liquido acido e urticante, senza guanti di protezione.  Ricordi cos'ero allora? Ricordi ancora come brillavano i miei occhi alla luce diafana del sogno?  Certo, Petalo, io rimpiango quella mia essenza giovanile così Sturm und Drang , così byroniana da parere tratta da un romanzo di medio-scarso livello di fine secolo.  Ero privo di grazia e di saggezza, Petalo, allora, e forse di questa mia essenza innocente ed e

Lettere a una persona speciale - 68 - Ottobre 2023 - "Naufragi"

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  Sai, che il flusso si interrompa non spaura, se prende rivoli sotterranei e celati, dove raccogliere nuovo nutrimento.  Spaventa la diga, la parola che cozza contro il muro di un mutismo attonito, e ne gratta la superficie di pietra urlando la propria dignità a esser detta.  Io conosco - e così tu - la potenza dell'acqua, del senza forma, ma ho perso le facoltà di plasmare argille.  Resto testimone di un naufragio grave, i cui relitti (lemmi e suoni di consolazione) difficilmente potranno essere ricomposti.  E quel canto che prima dicevo mio, lo sento ancora ma sfugge al mio sguardo e alle mie orecchie, lasciando solo scampoli di melodie perse, chissà dove.  Certo, sono ancora miei gli strumenti che ricevetti anche da te, ma non ne faccio uso.  Tutto appare senza significato, senza direzione.  Allora torno ai miei alfabeti antichi, alle forme appuntite e morbide (allo stesso tempo) di lettere il cui pianto si diluisce nel sangue di vittime innocenti. Ancora una volta.  Che cosa v

Lettere a una persona speciale - 67 - Settembre 2023 - "In limine"

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  Foto della grande artista Noelle Oszwald Lo sai, ho imparato col tempo ad accovacciarmi su voci indistinte; a fingere un ascolto impossibile - di lingue improbabili -, cullandomi all'idea che fosse il suono la guida di ogni mio sentire.  Eppure sono privo di grazia e non so ben distinguere nel canto degli uccelli le note amorose da quelle d'angoscia. Così quando scrivo: mi accompagna sempre un senso di perdita, una dilatazione della voragine che abita il mio centro, un desinare troppo cauto coi frutti di un'ansia che conosco troppo bene.  O forse - me lo chiedo spesso -  è la scrittura la mia vera nemica, il limite contro il quale, testardo dalla nascita, io sbatto un cervelletto troppo immaturo.  Poi - sai anche questo - ho innalzato barriere e muri alla via a me indicata da un maestro troppo gentile.  "Percorri la Via con passi delicati" , mi diceva. E ricordo ancora il suo sorriso triste quando mi ostinavo ad opporre a quel mite consiglio lo Sturm und Drang

Lettere una persona speciale - 66 - Agosto 2023 - "Stasi"

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  Milano, 9.8.23  Sai Petalo, pensavo tra me e me che la sofferenza si trasforma troppo velocemente in parola e che la parola diviene troppo velocemente scrittura. Non si lascia all'aratro della sofferenza il tempo di rivoltare il nostro terreno, di dargli aria, né si attendono i tempi della semina, della germogliazione, della crescita. La parola così diviene spesso una membrana di gomma sui nostri volti, qualcosa che ci impedisce la crescita.  Scrivere non è tutto, anzi, è l'atto finale di una elaborazione lenta e silenziosa, di un ascolto protratto e della sacralità di quella qualità tanto umana che chiamiamo concentrazione - forse chiamarla stasi sarebbe più opportuno. D'altronde la gioia del cambiamento ha a che fare - sai bene anche questo - con piccole vibrazioni cellulari, risonanze nel nostro micro-cosmo del movimento degli astri.  È forse quest'atmosfera agostana che rende tutto fermo, quasi immobile, e calma i ritmi anche del mio cuore salterino a farmi percep

Lettere a una persona speciale (57 - 65)

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  Foto di Man Ray 57 Il femminile "Il femminile", dicevi. "Il femminile", ascoltavo, e già la mia mente si perdeva. Perché nel cuore di un uomo il femminile è voce nascosta, volto velato. Nel cuore di uomo il femminile è il lontano abbaiare di un cane in una notte d'estate. Un addio soffocato (perché? perché io? perché a me?) e una lucina accesa poi in sguardi nuovi (vieni, completami, colmami) Nel cuore di uomo femminile non è mai evidenza. È velo, ricordo, urlo strozzato, affogato in pinte di birra. Nel cuore di uomo il femminile è apparizione e sparizione Sono mani tese verso un vuoto che acceca. "Il femminile", dicevi, "dobbiamo riscoprirlo". E rallentava il respiro. Il mio. Perché quella scoperta nel cuore di un uomo è atto di coraggio. Estremo. È battaglia contro l'assenza, il nascondimento. È strapparsi dai volti maschere d'argilla nella speranza di una completezza nascosta in un firmamento lontano. Per questo ho bisogno della

Lettere a una persona speciale (31-40)

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  Foto di Francesca Woodman 31 Woodman  Un anno fa circa scrissi su questa immagine qualche piccola parola. Erano altri momenti e le intuizioni di allora erano guidate dalla necessità di risorgere. Ora, dopo più di un anno, posso dire di essere altrove. E mi guardo indietro e sorrido perché in questa magnifica foto di Francesca Woodman era già scritto tutto. Il percorso, il petalo che lo avrebbe guidato e pure la necessità di spoliazione da inutili strutture linguistiche e relazionali. È bello, petalo, a volte girarsi indietro per vedere il percorso che si è svolto senza temere di trasformarsi in statue di sale. La vetta è ancora lontana ma mi fermo un attimo a bere acqua fresca felice dei passi svolti sin ora, cercando la tua delicata ombra. 32 Aikido e la via della delicatezza  Era il 1997. Il grande maestro di aikido André Cognard venne a Milano per la presentazione del suo libro e per un seminario di pratica di tre giorni. Fu un po' un evento. Durante il seminario passava a cor

Lettere a una persona speciale (21 - 30)

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L. Fontana 21 La gioia d'un incontro  La gioia di un incontro dicevo tra me e me. E un piccolo sorriso mi mutava l'espressione. Poi finita la telefonata, come spesso avviene, quel sorriso si è trasformato. In scrittura. E io scrivo, l'avrai capito di mondi da me visitati anche nel sogno. Sogno e segno. Di qualcosa che avanza. Lento. Come le tue cadenze. Come i tuoi gesti. Come le tue assenze, mai definitive, sempre con tracce dei tuoi "tornerò". E poi, lo sai, io sono gufo, e l'altro e l'altrove mi attirano, sempre. Come i richiami per gli uccelli. E allora certo dell'incontro la gioia; ma anche lo stupore, lo stordimento, il non sentirsi adeguati, non ancora, e poi "sì lo sono, lo siamo" fuori dalle nostre timidezze. La gioia di un incontro dicevo. E in questa formula usata, abusata, monotona e monotóna, ci mettevo un cuore che batte. Forte. Maschio. Anche quando ogni tanto salta una battuta. E mani che hanno vissuto e un naso che ha odorato

Lettere a una persona speciale (11 - 20)

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  11 Lino  Lo sai è un errore, forse il più grave, disperare. Che la disperazione è solo un altro modo per dire "fine". Ed è anche un errore, certo più tenero e umano, affidarsi "solo alla speranza". Che nulla arriva di buono nella vita se in un certo senso non lo si chiama. Bisogna imparare l'equilibrio, l'arte antica del funambolo, la corda tesa tra due stelle e lo sguardo nello spazio. Infinito. E poi bisogna saper scegliere il tipo di corda. Per alcuni è il filo spesso di metallo a infondere sicurezza al passo. Altri preferiscono la canapa, che ha un sapore di antico e se ti sostiene è con le fiabe. Io, che sono un mezzo poeta pazzo (l'altra metà è un serio avvocato), ho scelto il filo di lino, il più fragile e sottile. Eppure è quello sorretto da magiche e fatate presenze e, se l'intenzione è pura, non si spezza. E non è stato solo il poeta pazzo a scegliere il lino, anche l'avvocato ha dato il suo imprimatur alla decisione. L'ha fatto c