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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 11 - Ethos nella parola

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di Giansalvo Pio Fortunato   Annunziare un ethos della parola, o farsi carico di essa nella visceralità, significa esortare la parola a gesticolare . Il gesticolare, prettamente e comunemente riferito al modo relazionale di un corpo, non esclude la parola; anzi: la centra, la irrobustisce, ne fa intendere la ricaduta ed il modo con il quale essa si esprime. In tal senso, preme sottolineare quanto la parola, più che essere una manifestatività (partendo dalla struttura ipotetica di un interno che deve fuoriuscire), rappresenti una manifestatività identitaria: il suo palesarsi è la sua articolazione e la sua articolazione è il suo palesarsi. Do per scontato che, quanto meno in poesia, si intenda la parola come materia autosufficiente e definitiva, o – meglio ancora – come unico baluardo possibile per il raggiungimento di una pienezza del sentire, che è sempre e comunque un sentire espresso . Il che implica, in tal senso, che la parola ammetta un’esperienza nuova ed inedita (non ...

Stanze del poeta

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  Poco importa al fondo della parola l'approdo. Ogni dire è naufrago e il poeta orfano  d'un padre balbuziente,  femmineo e ipovedente. Un aspro pianto è il figlio inatteso del gioco dei simboli sotto la pelle del poeta. Ciò che è scritto  ora tace; per sempre. È profezia il moto della parola dopo l'urto anelastico tre le biglie del silenzio. Solo il lettore disattento  rischia di cadere nell'incoscienza di quella buca. Porgeva silenziosa la mano in risposta a versi claudicanti quella bimba, in sogno. Ogni inciampo sorge da quel confronto. Dire per aver detto; l'unica salvezza. E=mc² l'unico verso capace di descrivere  l'assenza del tempo  e le scorie di vero nella finzione della scrittura. Non scriveva mai d'amore, né di guerra quel poeta e fingeva fosse stigmate la ferita del pennino sul palmo della mano. _________ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati

Con la fragilità del pensiero

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  Ho mascherato con l'illusione  di un pensiero alieno la potenza nascosta delle radici delle parole. Il senso è una glassa poco permeabile sui suoni che sorgono  spontanei dalle stalattiti di un'inconscia purezza. E tu che leggi a ritroso il percorso della follia nel bosco senza sentiero del prima e del poi , sei complice involontario del più feroce reato. Sotto il muschio  che dici sacro si decompone,  senza canto, né vestale, il corpo di ogni detto. E il sole tramonta, in assenza di vento, senza bisogno di testimone. ________ Foto e testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati 

Lettera aperta a Elena Mearini - in occasione dell'uscita della sua raccolta "A molti giorni da ieri" (Marco Saya ed., 2024) - di Sergio Daniele Donati

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Elena, sai bene quanto io fatichi a vestire abiti che, nel profondo, non sento miei, e quanto mi sia difficile, quando il mio sguardo si posa su scritture che mi smuovono i midolli, provare a scriverne nei limiti ristretti e ortodossi di una nota di lettura critica che nel fondo sentirei come una forma di tradimento dei miei moti più spontanei. Per questo spero che mi perdonerai se questo mio commento alla tua meravigliosa raccolta " A molti giorni da ieri " (Marco Saya ed., 2024) prende il volo per altre vie, con una scrittura a te dedicata, una sorta di lettera aperta in cui far confluire la sacra balbuzie che i tuoi versi hanno sollecitato. Ciò che cerco, quando una linea poetica altrui mi tocca nel profondo, è una sorta di comunicazione vis a vis, mot à mot, con la poeta – con te e la tua scrittura. Non è il momento per me, in altre parole, di vestire davanti a te l'abito grigio topo del critico raffazzonato (altri sono i critici seri) , ma quello di incon...

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 09 - M’introduca il re nelle sue stanze (Cantico dei cantici)

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  M’introduca il re nelle sue stanze Tratto da " Midbar " (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) “ Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore ” (Ct 5,2). Di notte tra i seni  il mio amato:  sacchetto di mirra, rugiada. Il lino trasuda copre – come velo nel tempio –  il sacro vuoto  fragile potente ineffabile quanto la morte. Non scuotete dal sonno l’amore se non vuole! Scendi, scendiamo tra steli acri e lievi. Recluso nel giardino, il giardino delle noci  come un sogno prigioniero                       di altro sogno. Dentro il tempo infinito il suo principio, la gemma di fuoco: è delizia, privazione. Non scuotete dal sonno l’amore se non vuole! Nella fessura ha introdotto le dita. Ho aperto ma lui si è ritratto, è svanito.                       Muto lo spasmo.                       Una...

(Redazione) - Tre poesie inedite di Annalisa Lucini - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Davvero molto lieti di poterlo fare, vi proponiamo oggi tre poesie inedite di Annalisa Lucini , poeta di certa esperienza ed espressione delicata.  Come potrete voi stessi confermare, immergendovi nei testi, la penna di Annalisa Lucini si caratterizza per una sapiente capacità di stare nei territori di confine tra un vissuto battente e una rielaborazione profonda dello stesso , dove ogni esperienza, si essa di parola o di osservazione, di congiunge – e con quali esiti – ad una delle finzioni a parer nostro "primarie" del poetare: rivelare al lettore la possibilità di uscita da schemi di incomprensione e accettazione del reale senza domanda.  La prima poesia del titolo Ognissanti , ad esempio, è come vedete la descrizione di una esperienza, a partire dalla quale la poeta rielabora una del tutto originale idea di autoassoluzione necessaria , quasi a dire – senza dirlo – dell'inutilità, altre a che della totale inopportunità di ogni giudizio.  Anche di fronte al t rav...

Il tocco della parola

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  Esiste un tocco, un tocco deciso, una vibrazione trasmessa dalla parola al suo oggetto. Ciò che viene detto si copre, pudico, il volto col manto sacro del significato. ______ Foto e testo - inedito del 13.3.25 - di Sergio Daniele Donati  

Quattro poesie di Nicola Vacca - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Nicola Vacca ritratto da Gaetano Del Mauro Nicola Vacca è poeta e critico letterario conosciuto e dalla vitalità espressiva indubbia.  Siamo molto lieti di poter pubblicare su  Le parole di Fedro  quattro sue poesie dedicate al grande maestro  Thomas Bernhard e a delle riflessioni sul secolo scorso: il Novecento.  Le poesie ispirate a Bernhard, con un sapiente "gioco sui titoli" di alcune fra le sue principali opere, tracciano un dialogo senza risposta con il grande autore, in cui sono evidenti le tracce di una profonda riflessione sull'intera sua opera.  In particolare nella prima, dal titolo Estinzione , il poeta sembra volerci significare quanto emerge spesso anche nella mente e nel cuore dell'attento lettore di Bernhard: una sorta di agghiacciante consapevolezza che le sue parole siano le ultime possibili su un mondo in dissoluzione che, per forza di cose, non può che essere descritto che con la lingua dell'ossessione quasi asmatica. Dopo aver l...

Memorie vegetali (Take me to the king)

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  Si può rinunciare a ogni vocabolo e trattenere il balsamo di una linfa saggia sul palmo della mano. Solo in questo modo si onora il debito dei padri verso i figli e il dio degli abissi trova definitiva dimora e requie nella verde goccia della memoria di ciò che ancora deve nascere. ______ Testo - inedito 2025 -   e foto   di Sergio Daniele Donati  

Un passo lento

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  Foto di Yoal Desurmont su Unsplash.com Del ponte di giada che dovevo attraversare mi colpì l'imperfezione di un innesto di legno, sul bordo sinistro. Un rattoppo, un inserto tarlato e volgare parlava di una luce che si tiene in vita nella polvere e nell'ombra e raccontava della parola che germina come corpo estraneo ai nostri silenzi. Mi voltai e diedi le spalle al Palazzo di Cristallo. Era l'ora del ritorno a cercare radici imperfette, per immergere di nuovo le mani nel fango e riempire il mio zaino di zavorre inutili. Camminavo di nuovo con un sassolino in tasca e lo sguardo bambino sulle screziature color ebano di un'esistenza dedicata all'altare del passato. _____ Testo — inedito 2025 — di Sergio Daniele Donati 

Il mondo è un leopardo di perfida corsa - inedito di Lina Leonetti (Carmela Laratta) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Siamo molto lieti di potervi proporre " Il mondo è un  leopardo di perfida corsa" , composizione inedita di  Lina Leonetti (Carmela Laratta). Tra la prosa poetica e la poesia, l'inedito si caratterizza per una riflessione sull'umano e sull'esistenza in cui il limite tra simbolo  e interiore viene descritto con linee poetiche delicate e allo stesso tempo disarmanti. Una poesia che è riflessione sulla fragilità umana e sul conflitto tra aspirazioni e realtà, in cui il disincanto assume un valore di consapevolezza anche positiva.  Tanti i richiami al naturale e, allo stesso tempo, al corpo che a volte viene descritto con richiami vegetali dagli evidenti "dialoghi nascosti" con una tradizione poetica che ha trovato in Celan il suo esponente più paradigmatico.  L'uomo qui descritto dalla poeta è un essere capace di riconoscere il suo fragile limite e di inserire nella descrizione di ciò che chiamiamo esistenza ogni poetica valenza del nostro essere imm...

אֵבֶל - Lutto

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Col cuore rivolto ai piccoli Bibas Mi soffia sugli occhi un alito di ghiaccio. Sono urla bambine e pieghe e strazi. In quella piccola bara nera, si è spenta in un grido anche la mia anima. ______ Foto e testo di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 41 - Brevi riflessioni sulla poesia "Lo sconosciuto" di Aldo Palazzeschi

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di Sergio Daniele Donati Se c'è una declinazione del poetico cara a tutte le stagioni e correnti  –  è un tema che ricorre in quasi tutti i tratti delle grandi penne del Novecento  –  è quella che descrive il rapporto con lo sconosciuto, quando non con l'inconoscibile, nel tentativo di dare alla parola l'ossimorica funzione di descrivere ciò che, nel suo fondo, descrivibile non è. Sconosciuto, indicibile, altrove sono tutte definizioni dell'indefinibile o, quantomeno tracce care al poeta di una consapevolezza diluita, della percezione profonda che esiste sempre un altro da sé i cui contorni e perimetri sono per definizione evanescenti ma, allo stesso tempo, essenziali a chi della parola fa il suo strumento espressivo principe.  Aldo Palazzeschi in una sua celeberrima sua poesia dai tratti lievemente futuristi traccia questa linea sottile con una ineguagliata (e forse ineguagliabile) maestria e ogni volta che mi soffermo su quel testo dal titolo inequivocabile – ...