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Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 06 - Giona

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      GIONA di Raffaela Fazio Tratto da “Midbar”  (Raffaelli Editore, 2019) L’onda cerca una breccia assale il fasciame. Il cielo abbraccia il mare e il tempo si rovescia. Non hai trovato scampo nella stiva nel sonno solitario che sconfessò la prova. Ora ti credi in una morte più sicura. Non accetti ch’io perdoni il tuo nemico e che t’inviti a un altro inizio, un rinnovo di creazione. Ti muovi appena. Ma io ti vedo anche nel buio, anche nel ventre (la balena è il lutto necessario prima del parto): io vedo quello che ancora non sei il ramoscello che il tuo nome porta dall’ulivo fatto di luce. E ti aspetto sulla riva. Ti aspetto dentro la tua voce.     _________ Nota dell’autrice Giona è il profeta ribelle che rifiuta inizialmente la propria missione, ma è anche l’archetipo della rinascita, del passaggio dalla morte (la morte del sé attanagliato dall’egoismo e dalla paura) alla vita, attraverso la ricucitura del rapporto con il mondo, con il prossimo, co

Ho scritto

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  Ho scritto  parole di pietra per intenerire  il cuore di corteccia del mio silenzio e ho taciuto  parole d'unione perché fosse il cielo a indicarmi la via. La salita è sempre solitaria e la parete non è adatta al canto del profeta. Solo un passo zoppo e poco discreto  porta all'ascolto della voce nel tronco cavo del sogno. כָּתַבְתִּי דִּבְרֵי אֶבֶן כְּדֵי לְרַכֵּךְ אֶת לֵב קְלִפָּה שֶׁל הַדְּמָמָה שֶׁלִּי וְשָׁתַקְתִּי דִּבְרֵי אִחוּד כִּי הָיָה זֶה הַשָּׁמַיִם שֶׁיַּצְבִּיעוּ לִי עַל הַדֶּרֶךְ הַעֲלִיָּה תָּמִיד בּוֹדְדָה וְהַכִּיר אֵינוֹ מַתְאִים לְשִׁירַת הַנָּבִיא     רַק צַעַד כוֹשֵׁל וְקָצָת בּוֹלֵט מֵבִיא לְהַאֲזָנָה לַקוֹל בְּגֶזַע הַחָלוּל שֶׁל הַחֲלוֹם J'ai écrit  des mots de pierre   pour attendrir   le cœur d'écorce   de mon silence   et j'ai tu   des mots d'union   pour que ce soit le ciel   à me montrer le chemin.   L'ascension est toujours solitaire   et la paroi n'est pas adaptée   au chant du prophète.   Seulement un pas boiteux   et

Racines - Radici - שורשים

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  Foto dal web RACINES   Il me semblait immense alors   l'entrelacs de racines couleur cobalt   en haut, au-delà de la voûte céleste.     Un rêve que je me rappelle encore   dans les nuits blanches   comme maintenant la caresse tremblante   de ma mère.    "Peu importe, Sergio, que je parte  tôt ou tard" , me dit-elle   avec une voix d'enfant,     "continue d'écrire,   tu n'as pas beaucoup de choix   de te défendre;   ou le Silence ou la Parole." _______ RADICI Mi pareva immenso allora  l'intreccio di radici color cobalto in alto, oltre la volta del cielo.   Un sogno che ancora ricordo nelle notti senza sonno come ora la carezza tremula di mia madre.   "Non importa, Sergio, che io vada presto o tardi",   mi dice con voce bambina,   "continua a scrivere , non hai molto modo di difenderti; o il Silenzio o la Parola."   _______ שורשים נדמה היה לי אז ענק שילוב של שורשים בצבע קובלט למעלה מעבר לכיפת השמיים   חלום שאני עדיין זוכר בַּ

אוקסימורון - Ossimoro

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Foto di Noelle Oszwald קראתי לזה ירידה קדושה אבל זה לא היה אלא עליית נשמתי לעומקי הדממה   La chiamai  discesa sacra ma non era altro che la salita della mia anima nelle profondità del silenzio __________ Testo ebraico e traduzione in italiano di Sergio Daniele Donati

"Giudaica" e le sue traduzioni

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    GIUDAICA   DI SERGIO DANIELE DONATI Ho visto un dio anziano scendere lento le scale del condominio e raccogliere dal corrimano polveri di sogno. Un canto di luce nella zoppia dei passi, e tracce siderali in quel sorriso sdentato e introverso. Ho visto un dio anziano scendere lento per le scale, ho pianto lacrime di petrolio e urlato al cielo lo strappo del risveglio. Il re nano posa la cetra, il suo salmo si fa muto, e restano sassi senza valore apparente sulle lapidi della mia gente.   TRADUZIONE IN SICILIANO (LINGUAGLOSSESE) DI GABRIELLA GRASSO (NDR: si ringrazia vivamente anche la mamma della traduttrice, la sig.ra Maria,  vera e propria memoria storica,  per l'apporto donato al testo in siciliano) Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i scali di na casa di tanti e cugghieva d'o puntiddamanu pruulazzu di 'nsonnu. Na canzuna di lustru 'ndo zuppiari di passi, e signali di stiddi 'nda du risu senza denti e 'nchiusu. Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i

Salmo #2

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    יוממ יצוה יהוה חסדו ובלילה שירו עמי תפלה לאל חיי Di giorno D.o comanda la sua bontà e di notte il suo canto è con me una preghiera a D.o della mia vita (Tehillim - Salmi: 62,9) _____ ומי שלא יכול להקשיב  בלילה לשיר הדממה הזה   יסתכל על העלה זמן רב  כי יופי עדין שוכן בקטנות  של כל יצירה E colui che non può ascoltare la notte quel canto di silenzio osserverà la foglia a lungo perché nella piccolezza dimora la delicata bellezza di ogni creazione. _________ Testo - inedito 2024 - e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati 

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 01 - DABAR

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DABAR dalla raccolta MIDBAR (Raffaelli Editore, 2019) MiDBaR, deserto.  DaBaR, parola.  Il deserto come luogo della parola, che nasce nel silenzio e al silenzio ritorna, dopo aver attraversato distanze, pericoli, solitudini. Ma DaBaR è anche evento. Una parola evento che si inscrive nel tempo, accettando i rischi del divenire e cercando non una comprensione che fossilizzi il senso, ma un’accoglienza che la rinnovi. Nel deserto, che azzera l’orientamento e genera una visione sempre diversa, la parola evento inciampa di continuo su se stessa. Eppure è proprio il suo balbettare, il suo cadere e ricominciare che la rende vera e cosciente della sua povertà, bisognosa di un senso che la soccorra. Nel deserto, non si sopravvive da soli. MiDBaR è dunque il luogo sia dello svuotamento che dell’incontro, entrambi necessari a una parola che, per esistere, deve farsi cassa di risonanza dell’alterità. (Raffaela Fazio)   DABAR Ogni parola è un passo. Cambia nel dirsi e nell’ascolto come una distan

Metafisica 4

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  Dedicata alla poeta  Raffaela Fazio Della necessità di coprirmi il volto con un velo di lacrime d'ambra mi parlò per la prima volta quel vecchio ipovedente.      "Lascia che sia collosa", diceva,      la caduta del sacro dai tuoi pori      e non dar false speranze alla visione.      Noi siamo figli dell'imperativo all'ascolto      e lasciamo bagliori e  fuochi fatui       a chi venera il dio dei morti ". Ricevetti poi sotto il Talled di papà  (1) benedizioni, odori di digiuni e risa di bambini ché tutto era gioco, persino l'espiazione. Ma non fu più gioco il suono del corno che lacerò il tempo e lo spazio, lo sgraziato grido, la chiamata al ritorno  e i miei occhi che allora, figlio della Mitzvah,  (2) cambiarono per sempre colore.  Il Sacro cola lento e urticante su una pelle tredicenne e porta con sé fossili di pensiero e suoni in lingua antica la cui pronuncia odora di sabbie e rocce. Lontano un belato d'agnello, vicino, troppo vicino, sei milion

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 31 - Declinare il silenzio - in dialogo con una poesia di Avraham Ben Yitzhak e per aprire a André Neher

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  di Sergio Daniele Donati Dice il Poeta: Quando si spegneranno i rossi falò della nostra vita ci toglieremo dalla fronte la ghirlanda delle feste con le foglie scompigliate e le rose cadenti, poi in silenzio scenderemo ai fiumi. Al declinare del giorno ci fermeremo sulla loro sponda inseguendone con gli occhi la corsa, – loro, gli abbandonati e infinitamente orgogliosi della propria solitudine. E circonfusi dal rossore del crepuscolo commossi guarderemo, ed ecco arrivare fiori, fiori bianchi recati con tutti gli onori sul pelo dell’acqua – rapiti dai margini di un giardino felice per scherzo a mezzogiorno. Allora sapremo: davanti agli occhi ci è passata la nostra giovinezza. E quando il ricordo tramonterà dentro di noi s’allungherà, si scurirà una dolente ombra di salici sul nostro capo. E tuttavia lassù sorgerà stella dopo stella sulla cima dei monti, santificando una notte grande ed estranea su di noi, e un vento serale ci toccherà gemendo come suonasse violini neri. Avraham Ben Yit

הנני - Eccomi

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Foto dal web הלילה הוא שיר של כוכבים קול נשי מתפלל אני מקשיב לזה ובוכה אין לי שום דבר אחר לתת לה אנני ______ La notte è un canto di stelle Una voce di donna prega La ascolto e piango Non ho altro da donarle Eccomi Foto dal web _____ Testo ebraico e traduzione di Sergio Daniele Donati

Numeri

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Foto di Man Ray  שם אחד שתי עיניים שלושה ריקודי זמן ...ותקוות אינסופיות ותקוות אינסופיות ללמד את האדם כמו לדבר עם הכוכבים _____ un nome due occhi tre danze del tempo e infinite speranze... e infinite speranze per insegnare all'uomo a parlare con le stelle ____ Testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati (Inedito - 1.11.23)

Mio figlio è figlio della parola

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  הבן שלי  הוא בן המילה הוא מדבר אל הדממה שגר בבית שלנו והשתיקה מקשיבה לו כשהוא שר ראפ בשירותים והשתיקה צוחקת כי המילים  של הבן שלי השתיקה הזה לעולם  לא יכול היה לומר אות Mio figlio  è figlio della parola. Parla al silenzio che vive nella nostra casa e il silenzio lo ascolta mentre canta rap in bagno. E ride, il silenzio, perché le parole  di mio figlio quel silenzio mai  avrebbe potuto dirle ______ Testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati 29.10.2023

Un canto di morte - שיר מוות

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Foto di Man Ray פתחתי את ידי לנשמת העולם אבל הדממה עכשיו אין יותר  קול הרוח רק שיר מוות עולה מן הארץ Ho aperto la mia mano all'anima del mondo ma il silenzio ora non ha più  la voce del vento; solo un canto di morte sale dalla terra Video-lettura  di Sergio Daniele Donati  _____ testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati

Il quinto Alef-Bet (binomi) - 03 - Ghimel e Dalet

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  Dopo il primo passo una porta azzurra e, dietro, pensieri celati al mio stesso pensiero.           Occorreva farsi piccoli allora           e rinunciare a parole di muffa           per dare nutrimento puro           al nòcciolo di pesca           che abita i miei midolli.  Varcai nel sogno quella soglia con la coscienza che al risveglio  il colore dei miei occhi sarebbe mutato.  La varco oggi nel ricordo di ciò che cercai di essere per poter stare al tuo fianco.           Si tinge  di indaco e cobalto,           di paura e desiderio           il gorgo senza fondo           della tua assenza           per un uomo incapace           di parlar d'amore.

Due poeti allo specchio (Stefania Giammillaro e Sergio Daniele Donati)

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  Muta sugnu comu pisci senza sangu ca trema a schina ghigata Littra strazzata pi na lisca lissata N'mezzu ai renti Sula, sittata Ravanti a tavula cunzata cu tutti i cumannamenti Figghia sugnu E matri mi ciamu Senza iabbu né maravigghia pi parenti Senza patiri i dulura Ra nascita Ma m'arricampu cunzumata Pi chiddi ra morti Sorti mavara ca m'accumpagna Matri sugnu E figghia nasciu n'autra vota Pi vuatri ca nun cririti a na parola rata surda e malacavata Nun viru nun parru nun sientu Ma vi lassu a testamento Na cunnanna Na ninna nanna d'amuri Ca comu sciroccu Ciusciando riina, vi ricuorda " L'uocci aggiuvanu a taliari sulu quannu ru cori nun c'è chiù nenti ri pigghiari " ( Stefania Giammillaro - inedito 2023) _____ Traduzione della stessa autrice Muta sono come pesce senza sangue che trema a schiena piegata lettera strappata per una lisca lasciata tra i denti Sola, seduta davanti alla tavola apparecchiata con tutti i sacramenti (apparecch