(Redazione) - Un tenace filo di lino - Qualche riflessione sparsa (e un dialogo un po' folle) su "Poesia ininterrotta" di Paul Éluard
Mi capita sempre più spesso di sentire l'esigenza di riprendere in mano gli autori della mia formazione, quasi dovessi lustrare di nuovo la loro lampada d'Aladino nella speranza che il loro genio voglia ancora una volta concedermi il dono dell'elevazione. Forse dietro questa esigenza si nasconde un mio lento movimento di ritiro nelle origini o, forse, una tendenza a creare sinapsi tra un prima e il dopo, alla ricerca, forse un po' ossessiva, ma certamente tanto mia , di un legame di un tenace filo di lino, che unisca ciò che io attribuisco agli anni della mia assunzione del ruolo di servitore della parola altrui a ciò che ritengo essere per me scrittura. Ieri ho ripreso il magnifico testo di Paul Éluard " Poesia ininterrotta" (Einaudi ed. - titolo originale "Poésie ininterrompue", Gallimard 1946). E l'Opera, doppiamente mirabile per la presenza in introduzione e traduzione del grande Franco Fortini, ha ancora una volta manifestato il suo gen