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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia italiana

In ricordo di Lorenzo Patàro

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  Foto di Sergio Daniele Donati Quando una voce si spegne lascia rivoli di ricordo. Quando una giovane voce non parla più restano i suoi suoni nelle tracce del tempo.  La Redazione de Le parole di Fedro si stringe nel ricordo di Lorenzo Patàro , troppo prematuramente scomparso perché se ne possa accettare l'assenza.  Il silenzio, forse solo il silenzio, può darci sostegno e creare nel dolore quella rete di parole di ricordo che sono benedizione per chi resta.  Un caro abbraccio da tutti noi alla famiglia e ai cari di Lorenzo, che non si sentano mai soli nel ricordo della sua magnifica presenza.  La Redazione de  Le parole di Fedro ______ Alcune poesie di  Lorenzo Patàro ______ Penso ai morti del paese a cui non pensa più nessuno. Gli ingrigiti fiori finti, i fiori secchi, il gelo che fa tana nelle tombe scoperchiate. Quanto resta. Cosa resta in una foto di tutto il mappamondo di un umano. Una scritta, una data, qualche oggetto. Cosa resta. Penso a tut...

Potrei dire (con due voci)

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  Potrei dire del raggio di luce che taglia le viscere, della voce che parla nelle notti porpora; di un ascolto verde, disadorno e greve, dell'ordito che filtra respiri di zolfo e gemme.           Figlio ancora indegno          di portare nome           perché piangi ora           il tuo limite           e non irrori invece           di altri fecondi errori           il crinale senza tempo           della tua umanità? Potrei dire questo e altro ma là, lontano,  al limite boschivo , (1) parla il grillo e la mente implora la dissoluzione del senso  nella voragine cobalto, nella turbina sonora, nel clangore timbrico.           Là,  mentre vòlto il vólto         allo spettacol...

Dans un petit rêve - In un piccolo sogno

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Foto dal web ________ Dans un petit rêve la voix d'argile de ma mère chantait le chant d'un peuple qui a irrigué ses racines dans le vent du désert. Dans un petit rêve mon cœur a pleuré des larmes de sel. ________ In un piccolo sogno la voce d'argilla di mia madre cantava il canto di un popolo che ha irrorato le sue radici nel vento del deserto. In un piccolo sogno il mio cuore ha pianto lacrime di sale. ___ Foto dal web Testo e traduzione dal Francese di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Estratto (con nota di lettura) dalla raccolta "Cucina Vigliacca - Ricette per rimanere in vita" (Affiori ed., 2024)

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  È sempre un piacere poter andare all'incontro di una poesia capace allo stesso tempo di farsi testimone di un'intrinseca sua ironia e, allo stesso tempo, di veicolare nella mente del lettore riflessioni e pensieri dal contenuto serio.  Ed è questa, in fondo, la funzione precipua dell'ironia applicata alla scrittura e, in particolare, alla poesia. Anni fa un maestro di pensiero mi chiese, per l'appunto quale fosse a mio avviso lo scopo di una battuta ironica. Di fronte al mio sorriso imbarazzato -  non avevo una risposta pronta a portata di mano - mi guardò e sorrise e poi aggiunse: "Poco importa se non hai risposte, la domanda ti aprirà varchi inimmaginati, soprattutto se saprai  cogliere il lato ironico in ogni cosa". Poi prese un pacco che aveva sul tavolo, ne strappo l'involucro di carta, ne guardò il contenuto e rise. Ecco cosa fa l'ironia: spezza, lacera, apre le coperture della vita ma solo per capire cosa c'è dentro, di lato, sopra, attorn...

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 08 - Teshuvà

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  TESHUVÀ (La nuova scelta di Giuda) Tratto da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) “ Allora Giuda gli si fece innanzi e disse […]: «[…] Abbiamo un padre vecchio   e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l’unico figlio di quella madre […]. Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto […] e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! […]»” (Gn 44,18.20.33). Spogliammo, vendemmo il fratello più amato. Da allora il passato è sospeso: è l’eco dell’ultimo siclo che non tocca terra. Un tranello un cadere infinito. Ma il vuoto di un tempo esige il suo suono. Il potente reclama di noi l’innocente, il solo rimasto. Fratelli, fermate la fame del pozzo! Ch’io prenda il suo posto e risani lo squarcio. È il salto a ritroso, il ritorno in fondo alla cisterna il costo per uscire dal passato. Solo allora l’argento sfiora il suolo. Il futuro è calarsi nel buio una...

Due poeti allo specchio (Mara Venuto e Sergio Daniele Donati)

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  Sfuggire al trascinamento del corpo nello spazio, alla testa come raffigurazione alienata di ciò che è incorruttibile. Il nostro giustificarci di fronte alla vita, una volta e non altre, ci ha condotto alle foglie del cedro, agli aghi nutriti dalla linfa. Pur non volendo lasciare un rifugio per il distacco, passeremo alla terra e al suo riconoscerci. (inedito di Mara Venuto - 2025) Una cadenza lenta  – una caduta controllata – governa la nostra dimora nei modi verbali dell'infinito, là dove il corpo si fa scaglia, scheggia nero-ossidiana  di intuizioni che non ci appartengono. È il territorio inesplorato, il limine del non presente tra passato e futuro dove le nostre memorie vegetali plasmano maschere d'argilla  sacra grigio-speranza  e profumi d'agrumi  incontrano il canto atonale  della cannella e della mandorla. Nei modi verbali dell'infinito si cullano sinestesie nascoste, (e tu, e io) e noi sfioriamo la pelle di tartaruga di un altro che bussa c...

(Redazione) - Estratto dalla raccolta di Luigi Finucci "La prima notte al mondo" (Seri Editore, 2024) - con nota di lettura di Sergio Daniel Donati

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  Quando scrittura e simbolo incontrano i territori del silenzio e della diluizione dei significanti è necessario un grande sforzo sia per il poeta che per il suo lettore per mantenere schiena dritta e orecchio teso  all'ascolto di ciò che si esprime spesso con sussurri appena accennati. Occorre poi avere tra le proprie mani (qui parlo del poeta) un pennino fine (o un extra-fine) capace di dire nel sottile tutto ciò che nel fiume in piena dell'esistente sfugge.  Quando, in altre parole, all'onda del flusso di parole che necessariamente attraversa il poeta viene applicato il setaccio, quasi sacro, dalle maglie strettissime, di un discernimento antico, si è in presenza di una poesia che aspira all'altezza, alla verticalizzazione e al ritorno, con diversa coscienza nel Regno del Silenzio. Appare a chi vi scrive che questo sia senza dubbio il senso profondo del versificare di Luigi Finucci , come emerge nelle stupenda raccolta La prima notte al mondo (Seri Ed., 2024) opera ...

Elia

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Sapevo del progetto e del meccanismo che regola senza errore la manifestazione del caos. Conoscevo le argille e le malte, i mattoni del muro dietro il quale canta il grillo, in lingua primaria e senza declinazione. Eppure hai scelto di parlarmi del tuo silenzio dal silenzio dei cedri e di obbligarmi a coprire i volti per evitare l'ustione dell'infinitamente piccolo su pelli già cotte dai raggi della tua assenza. Vento, incendio e terremoto furono le tue maschere senza voce né richiamo per abituare le mie orecchie alla privazione di suono dietro cui si cela la narrazione della nascita nel fuoco e nella pietra di una lingua universale. Ne scrivo ora sapendo del carro che mi attende dietro il grande luminare, al tramonto. סלה ¹ _________ Video-lettura di Lorenzo Pieri NOTE ¹  Trans. Sèlah - termine ebraico che nella liturgia, specie nei Salmi, indica una pausa sia ritmica che di riflessione. ² Foto e testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

Questions intemporelles (Domande senza tempo)

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  Foto di Sergio Daniele Donati - Museo archeologico di Atene Quel est l'odeur de la cage   de la chambre-prison   dont je cache les clés  pour ne pas pouvoir me dire   libre d'en sortir? Et quel chant chante   le maître-silence dans les nuits d'août, alors que mon nom dilue   ses couleurs sur le fond de brouillard   de mes désirs? Combien de pas séparent   le choix de naître   de la conclusion du cycle,   et combien de temps dure l'apnée   entre la Tav et la nouvelle Alef? Pourquoi l'absence d'adjectifs ici me semble parler la langue   de l'intemporel et sans intention   alors que les symboles éternels du rêve   teintent de gris les volutes des fumées de l'Histoire?       L'enfant que je serai bientôt        se souviendra-t-il        de la balançoire refusée       ...

(Redazione) - Dissolvenze - 39 - Larua

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  di Arianna Bonino Foto di Arianna Bonino Larua Chi sono non so dirti, se mi chiedi. Esuvia la mia pelle ogni mattina e fuggo con il passo di faina mostrando al più le impronte dei miei piedi. Perché io bramo allor occhio che predi sfocata la mia immagine in sordina – come sull’erba all’alba fa la brina – per poi sottrarmi invece a quegli assedi? Forse pupille altrui fanno da specchio a me restituendo me, che guardo, per questo le titillo, le punzecchio? Ma se verso la luna punto un dardo, se fingo di spogliar più d’uno spicchio, lei con mia voce dice: “Sei in ritardo e d’animo codardo: tu temi di scoprirti già fantasma, né forma né sostanza, glauco plasma.”

Tre poesie estratte dall'opera di Annamaria Ferramosca "Luoghi sospesi" (Puntoacapo ed.) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È un vero piacere per noi poter pubblicare, in estratto dell'opera di Annamaria Ferramosca  "Luoghi sospesi"   (Puntoacapo ed.), tre poesie a nostro avviso centrali nell'opera. Quest'ultima, che viene definita dalla stessa poeta, con evidente richiamo al registro teatral-muisicale (e musicalità è sostantivo essenziale alla sua comprensione) come  un recitativo in cinque stanze, rappresenta a nostro parere un punto di arrivo maturo e pieno in una scrittura di pensiero e riflessione della quale si sente sempre più il bisogno nella contemporanea produzione poetica.  Il gioco tra una evidente tenuta linguistica e l'apparato di pensiero che la sostiene , appare del tutto pieno e dinamico e   tale da saper creare nel lettore una sorta di effetto di svelamento dell'intera poetica di Annamaria Ferramosca.  Siamo dunque di fronte a una raccolta capace non solo di donare al lettore ogni piacere connesso a una parola che si dipana con la lentezza pon...

La supplica al "poeta contemporaneo"

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di Sergio Daniele Donati Tu che sai vagare negli interstizi della parola  e sussurrare docili formule,  private d'urticante senso  a orecchie distratte, perchè sotterri poi  ogni bellezza sotto cumuli  informi di aspirazioni  a un significato che si fa beffe dell'infanzia della parola? Perchè rinneghi di ogni suono primordiale  e del tuo vagito bambino e innocente la striatura color ocra? Cosa ti spinge  a spiegare le vele  del tuo verso e a tendere la mano  ai parcellizzatori  della sacralità dei tuoi suoni arcaici? Torna indietro, passo di lince,  a guardare la morte  nella luce  delle stelle a tracciare linee immaginarie tra i senza legame e spezza ancora una volta il nesso di Prometeo col fuoco. Tuo il passo, tuo il tocco, il silenzio della neve che lenta cade sugli ossimori  delle nostre foreste. Tuo l'inciampo e la sacra balbuzie; nostra la caduta nell'infernale paradiso delle false certezze. Perchè non fug...

A proposito di una poesia inedita di Mara Venuto - nota di lettura di Lucilla Trapazzo

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  Mara Venuto Lucilla Trapazzo, M.A. (Zurigo, Svizzera) È stato implume il sogno. Dal palazzo di fronte fra l'assalto dei giochi e il mangiare, non guardavamo la finestra dove una donna è volata scoprendo di non pesare più (Mara Venuto) _____ Questa poesia inedita di Mara Venuto, che affronta con precisione e delicatezza il dramma del suicidio, arriva al lettore in maniera diretta, senza filtri, con lucidità disarmante, e lo fa con delicatezza inquieta, incastonando l'immagine della donna che scopre “di non pesare più” come tragica epifania. L'aggettivo "implume" che apre il testo evoca un sogno fragile, silenzioso e incompiuto, spogliato di ogni possibilità di volo. E così, mentre “i giochi e il mangiare” tracciano il profilo sonoro di una quotidianità inconsapevole, lo sguardo resta distante: rumorosa allegoria di un'umanità distratta, sospesa in un vuoto esistenziale e metafisico al contempo. La finestra non guardata diventa così perimetro di cecità collet...

(Redazione) - La Natura e la Tecnica in “ Ἐλέα” di Bruno Di Pietro - Nota di Lettura di Mimmo Grasso

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  Bruno Di Pietro Mimmo Grasso Chi siano e cosa rappresentino Mimmo Grasso e Bruno Di Pietro nel panorama poetico contemporaneo è cosa che non dovrebbe nemmeno essere oggetto di commento.  Per Le parole di Fedro è però un piacere profondo, e un onore, ospitare le parole di un poeta della profondità di Mimmo Grasso sulla recente uscita per i tipi di  Les Flâneurs Edizioni  della raccolta di Di Pietro Ἐλέα, perchè si è ben oltre la semplice recensione e nota a margine di una splendida scrittura.  Qui si manifesta tutta la profondità che può esprimere l'incontro tra voci poetiche e critiche eccezionali. Per la redazione de Le parole di Fedro il caporedattore - Sergio Daniele Donati __________ 1. Gianfranco Contini, riferendosi al suo rapporto con Montale, scrisse “ Una lunga fedeltà ”.  Non è infrequente che autori, anche di discipline lontane tra loro, entrino in sintonia condividendo, con metodi e sensibilità diverse, lo stesso percorso. Bruno Di Piet...