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(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 06 - Solo così, la poesia è di coscienza!

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  di Giansalvo Pio Fortunato   Riservare alla poesia dei risvolti estremamente pratici e pragmatici, dopo le istanze ontologiche precedentemente analizzate, pare essere non solo una forzatura, ma anche un ritorno all’ovile abbastanza forzato. Sono queste, infatti, le motivazioni che si adducono rispetto ad un’ostinata e recalcitrante politica poetica che preclude al verso ed alla sua genesi un risvolto pienamente ontologico: non è forse l’Essere il grande residuo di un approccio vitalmente platonico? E la scia platonica, in fondo, non rifiuta deliberatamente l’opportunità poetica come reale possibilità conoscitiva, designandola piuttosto come menzognera? È evidente, allora, che questo sforzo di analisi programmatica è tutt’altro che uno sforzo banale o decontestualizzato o, peggio ancora, appartenente alla vecchia scuola. Il grande problema, soprattutto dei nostri tempi, è l’insensatezza genealogica con la quale ci si riferisce alla poesia: parlare di insensatezza, infatti, può cre

(Redazione) - "La poesia non ci salverà" (riflessioni di poetica, pensieri e testi di Valeria Raimondi)

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LA POESIA NON CI SALVERÀ (Siamo consapevoli della follia della vita. Perciò scriviamo. Sapendo che la parola non cura, intravedendo la guarigione, ammettendo l’incurabilità) 1 Nell’arte o, meglio, nell'atto creativo, la pena coincide con la cura : la pena è quella che viviamo ed attraversiamo, è nella dimensione dell’essere, nel trascorrere tragicomico degli eventi; la cura è nella lucida consapevolezza della follia della vita, che pur non vogliamo rinnegare. La narrazione poetica è il luogo della cura . Ma la poesia e la scrittura sono salvifiche non come mero sfogo personale ma perché, per loro natura, mostrano un orizzonte più vasto, una dimensione altra che può comprendere e salvare dalla follia dell’esistere, ma mai potrà… normalizzare. Perciò io difendo il diritto alla cura , ma anche quello all’ incurabilità. Si scrive nel mezzo, sospesi su un ponte, intravvedendo la guarigione: non si potrebbe mai più scrivere, una volta attraversato il ponte, perché solo da lì lo sguardo