Un Dio maldestro (una preghiera in forma di...ditelo voi in che forma sia)
Foto di Lute su Unsplash Tu non conosci - o fingi di non ascoltare - la nenia che mi abita e che culla ogni mio desiderio di evanescenza. E non guardi nelle mie iridi quando riflettono il mondo fatato che sostiene i miei respiri e che tu stesso hai creato. Sei un Dio maldestro - o forse solo distratto dall'avanzata della nebbia nella tua opera e non sai il male che causa al poeta che solitario sale quei gradini (1) l'assenza della Tua voce, il canto tuo notturno che il salmista invoca - e così io, ogni notte; inascoltato. Eppure amore chiama chi come me ha la gola arsa e non cede di un passo al ramo ormai mezzo rinsecchito della speranza. "Guarda ," bisbiglia piano, "la formica ancora porta sul suo dorso una briciola gigante. Così io, da solo, sopporto il ricordo di stelle morte e di milioni di nomi nei midolli e nelle vene". Ma Tu quella nenia fingi di non ascoltare e giochi , eterno adolescente, a rimpiattino con le voragini che por