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Un Dio maldestro (una preghiera in forma di...ditelo voi in che forma sia)

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  Foto di Lute su Unsplash   Tu non conosci  - o fingi di non ascoltare - la nenia che mi abita e che culla ogni mio desiderio di evanescenza. E non guardi nelle mie iridi quando riflettono il mondo fatato che sostiene i miei respiri e che tu stesso hai creato.   Sei un Dio maldestro - o forse solo distratto  dall'avanzata della nebbia nella tua opera e non sai il male che causa al poeta che solitario sale quei gradini (1) l'assenza della Tua voce,  il canto tuo notturno  che il salmista invoca - e così io, ogni notte; inascoltato.   Eppure amore chiama chi come me  ha la gola arsa e non cede di un passo al ramo ormai mezzo rinsecchito della speranza.    "Guarda ," bisbiglia piano, "la formica ancora porta sul suo dorso una briciola gigante. Così io, da solo, sopporto il ricordo di stelle morte e di milioni di nomi nei midolli e nelle vene".    Ma Tu quella nenia fingi di non ascoltare e giochi , eterno adolescente, a rimpiattino con le voragini che por

Preghiera - תְפִלָה

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Preghiera Cammino, e canto tra le stelle una lenta preghiera dei morti Benedici il nome e la voce di chi rimane e finalmente accogli il mio silenzio תְפִלָה אני הולך, ושר בין הכוכבים תפילה איטית של מי שמת לברך את השם והקול של מי שנשאר  ולבסוף מקבל את השתיקה שלי ________ Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati 

Preghiera ‎- תְפִלָה

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הסתכלתי יותר מדי בעיני זכוכית לא היו כוכבים והחושך מסנוור אני לא רוצה דרכים ישירים עשה להם מחזורים חיים שיהיה שם לנצח זרימת הכתיבה תן לי לשכוח את שמי ולשיר את השיר מכל הדורות אינני מבקש העלאה  אני מבקש ממך להיות אדם בארץ הקודש שנתת לנו Ho guardato troppo a lungo con occhi di vetro Non c'erano stelle e l'oscurità abbagliava Non desidero percorsi diretti, rendili cicli di vita; che sia perenne il flusso della scrittura. Fammi dimenticare il mio nome e cantare il canto di tutte le generazioni. Non chiedo elevazione. Ti chiedo di essere un uomo sulla sacra terra che ci hai donato.

L'ebreo si dondola

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Marc Chagall - L'ebreo in preghiera F. Chopin Nocturne No.14 In F Sharp Minor Op.48 No.2 (esec. Maurizio Pollini) L'ebreo si dondola quando la palpebra piega al ricordo e il suono delle litanie giunge da lontano. L'ebreo si dondola e mette il corpo nell'onda lenta, nel flusso dei millenni, e si concentra nel punto vuoto e bianco prima d'ogni lettera. L'ebreo si dondola nell'abbaglio del suono, nel canto ancestrale, nella parola aspra, nel suo nome che scolora; nel ricordo dei sei milioni, l'ebreo si dondola. E canta parole secche, l'ebreo che si dondola, e invoca la memoria dalle steppe dell'oblio, l'ebreo che si dondola. E si perde là, e naufraga tra le scorie dei rifiuti e gli ori degli abbracci, l'ebreo che si dondola.

Possa il tuo sogno

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E sia la parte più ritrosa e celata di te protetta dal mio sguardo Ed il tuo sogno ritmato da un incedere costante E la fatica del cammino e i suoi inciampi, gioia del tuo Ascolto E il tuo Sguardo alto, fisso sull'orizzonte attento e severo. Poiché severo è il giudice e arduo l'incedere, ma vitale è il sogno di stella che lanci nel firmamento a custodia dell'Uomo