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"Cantiere" - un racconto di Enzo Cannizzo

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  Un vecchio mi fissa come se fossi un cantiere. Ha l’occhio vitreo e la necessità evidente di un barbiere. - Cosa non va, gli chiedo, sa, signore, io non mi vedo. - No, niente, giovanotto, sto soltanto girando un video col mio occhio buono, quello bionico. L’altro, invece, quello è proprio andato. - Dove? - Chi? - L’occhio, signore. Il suo suo occhio, dov’è andato? - Ah, l’occhio… quello. Beh... me l’ha cavato Pinocchio, col naso, quando il bus ha frenato di botto al semaforo pedonale interstellare. - Come mai? - Come mai cosa, giovanotto? - L’occhio. Pinocchio. Il naso. Come mai Pinocchio le avrebbe cavato l’occhio? - Non saprei… Forse un attacco di panico, forse una bugia… Sono strani i figli dei falegnami… - Troppe seghe? - Non saprei, questo l’ha detto lei, non entro in certe beghe. Certo è che, da allora, prendo solo il tramvai, non si sa mai. - Certo, capisco, ma ora torniamo a noi. - A noi? Giovanotto, ha per caso nostalgia di Jessica? - Mi perdoni, signore, Jessica chi? - Jess

(Redazione) - Specchi e labirinti - 29 - Arrivederci (un racconto)

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  di Paola Deplano Agosto. Guido veloce, nella strada dritta che costeggia il mare, alle due del pomeriggio. Devi prendere l'aereo e, come al solito, hai fatto tardi. Sei bellissima. Dai finestrini aperti entra l'aria infuocata che ti sconvolge i capelli. Non ti piace l'aria condizionata, come non piace a me, quindi finestrini aperti in una macchina che sfreccia verso l'aeroporto. Canti a squarciagola sopra l'ultimo di Gianna Nannini che mi hai regalato per il mio compleanno. Piace a te, non a me. Pazienza.  A caval donato... Lo ascolto solo quando in macchina ci sei tu, per farti piacere. Vorrei dirti tante cose, ma sto zitto. Mi mancherai. Non ci siamo mai separati. Io vivo per te. Ti volti e mi sorridi. Come somigli a tua madre. Ce ne sono state altre, ma nessuna come lei. Nessuna coi suoi occhi e il suo sorriso. Cioè: i tuoi occhi, il tuo sorriso. Avevi dieci anni quando un uomo brutto col camice le disse: - Lei ha un tumore. Le restano sei mesi. - Calmo, tranq

Cartoline dal cielo - un racconto di Mario Sicolo

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Il segreto meno segreto di tutti. Due mani che si cercano. E si stringono. Quante volte, catturandoci il cuore, abbiamo visto un’immagine così? Lo fanno i bambini per imparare a giocare. Lo fanno i grandi quando si amano. Lo fanno i vecchi, quasi tutte le sere, se non vogliono restare soli. Il gesto più semplice del mondo nasconde il mistero più grande della nostra vita: l’intreccio dei destini come piccoli sentieri che si abbraccino prima d’inoltrarsi nel bosco dei giorni. Non dimentichiamolo mai, questo gesto piccino. Anche quando non ce lo aspettiamo più, può avere dentro la forza del nostro stesso respiro… Mas Il coperchio della bara emise un tonfo sordo che ferì mortalmente Maria. Il prete col turibolo andava già spargendo nuvole d'incenso intorno a quella cassa di legno scuro e lei pensava che sarebbe rimasta per sempre da sola. Figli nessuno, un fratello ed una sorella consegnati troppo presto all'aldilà. Quel pomeriggio, pure suo marito. Senza forze

(Redazione) - Dissolvenze - 14 - Tigri (un racconto di Arianna Bonino)

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di Arianna Bonino Fabio Weik: “Fosferne Gold”, 2015. Acidi, smalti e glitter su tela Era poco dopo aver chiuso gli occhi che arrivavano le tigri. Intagliate su uno sfondo spaziale costellato di meteoriti elettriche che le ricordavano quello scenario nero pieno solo del rombo del cuore, mentre caracollava fino a collassare contro la porta del bagno, in un mattino di prima estate che si sarebbe concluso con una cicatrice a forma di liù cinese sotto il mento. Era un buffo adattamento epiteliale da poter raccontare in confidenza al momento opportuno a chi si fosse soffermato almeno dieci volte con lo sguardo su quel particolare - le contava mentre parlava -, dando prova di curiosa intuizione e aggiudicandosi così lo svelamento di quel primo segreto anatomico. Quel giorno di tanti anni prima era svenuta mentre le tigri arrivavano a branchi – verdi e rosa su fondo cangiante. Mobili quanto macchie d’olio sull’acqua, i musi spigolosi emergevano tanto da emettere fiato, mentre avanzavano nei su

(Redazione) - Dissolvenze - 12 - RACCONTO A QUATTRO ANTE (parte prima e seconda)

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di Arianna Bonino Questo armadio racchiude quattro brevissime storie. Ma, una volta aperte tutte e quattro le ante di questo strano armadio, si scoprirà che la storia è una e una soltanto. Forse. "MOUSE" BY SHIBATA ZESHIN (olio su tela) PRIMA ANTA: THE END “… fu così semplice, aprì il libro blu e lesse quella dedica …”. Era di fretta ancora una volta e quella mezza frase, quelle parole, lette di sfuggita, si mischiarono alle altre dei pensieri, all’”ordine del giorno”, alle liste delle cose da fare, a quella delle email da inviare, parole diverse che troneggiavano in primo piano, mentre le parole di quella frase -“ fu così semplice, apri il libro blu e lesse quella dedica …” - precipitarono sul fondo della mente, dove navigavano già tra le quinte le solite “fine mese, scadenze, impossibile…”, così come altre cianfrusaglie che aspettavano il momento giusto per entrare in scena. Quella frase del libro blu era scritta su un foglietto già calpestato da qualcuno in ascensore, f

La festa di Francesca G. Marone

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  Foto di Francesca G. Marone Racconto inedito e foto si pubblicano su gentile concessione dell'autrice Era stata invitata a una festa di ragazzini, al tempo aveva nemmeno dodici anni, le sembrava una cosa molto eccitante andare a una festa dove avrebbe trovato la musica, i balletti, le bibite fredde, le amiche e gli amici, alcuni di questi da conoscere meglio in quell’occasione imperdibile.  La festa era quella delle gemelle, le figlie della signora bionda, l’amica di famiglia; erano venute dal Nord loro, sembravano tanto eleganti da farti sentire spesso fuori posto.  L’accento della regione di provenienza non si sentiva quando parlavano, quel modo di parlare sortiva soltanto l’effetto del non-napoletano, questo perché erano state in giro per svariate città del Nord Italia, il marito della signora bionda era un imprenditore molto ricco e con diverse attività nel paese.  Ora però lui l’aveva lasciata da sola con le gemelle, o forse lei era scappata, pare che lui fosse stato violent

I sogni di Mordechai (cap. 1-13)

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Foto di Sergio Daniele Donati 01 Incipit  Mordechai uscì dalla sinagoga con un malessere di fondo. Parashà e Haftarot questa volta non erano riuscite a sollevarlo da terra. E quel grido, quello strazio, era come un tocco di campane d'inquisizione nelle sue orecchie Camminava, col cuore in affanno, e a nulla valevano le parole che il Rebbe gli aveva rivolto all'uscita. "Le cose tornano, Mordechai. Magari trasformate, ma tornano. Sempre". L'aveva guardato a lungo, senza parlare. Poi era andato via. Come può tornare ciò che mai è arrivato? E che cosa poteva mai capire un uomo di novant'anni degli affanni di un giovane.  Mise le mani in tasca e ci trovò il solito sassolino. Lo strinse, come sempre, e si sedette sul marciapiede. La gente passava indifferente, le ore passavano indifferenti, i ricordi passavano... differenti. Si tingevano di colori diafani, tonalità mai viste, di spiegazioni mai pensate. Mordechai chiuse gli occhi. I suoni del villaggio sembravano lo