Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta sacro

Tralicci e ruggini

Immagine
«Tralicci» di Sergio Daniele Donati Pensi che il sacro risieda  in oli e incensi -o mirre- che si manifesti solo nel sorriso d'un bimbo o nel volo distratto del gabbiano.  Poi t'accorgi che  la dimora del sacro è nella ruggine  d'un traliccio abbandonato, che sacro è il desiderio di tingere di rosso la morte per non permetterle  di confondersi con l'oblio  del ciclo delle stagioni; sacro è ogni sforzo di memoria e la ripetizione bisbigliata  dei nomi che si celano tra i licheni; sulle pietre. Sacra è l'ironia del profano e il ma-ma-ma balbuziente del neonato; prima dire la parola che tutti noi quieta. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito 2021)

Il Sacro Vento (Ruach – רוּחַ)

Immagine
  T'han chiamato spirito, soffio, ispirazione divina. Ma sei vento e plani indifferente sui nostri volti d'acqua. S'increspa allora la nostra espressione; sappiamo che il tuo dire separa e divide e crea ciò che noi - bambini - vorremmo ancora unito. Tu, plani indifferente e poi suturi e ricuci, ma per farlo rendi evidenti le ferite sulle quali noi - bambini - chiudiamo lo sguardo. Chi non s'incanta per la maestria dei tuoi gesti? Chi mai parla della fatica dell'onda per durare quell'eterno suo istante di vita?

Bisogna lasciarlo parlare (il Sacro)

Immagine
Bisogna lasciarlo parlare, come un sussurro, un bisbiglio piano, senza vette, né incagli; come se non fosse lì, per te come se non fosse lì, come se non fosse. Bisogna lasciarlo parlare nel canto d'un ubriaco di notte,  o i passi strascicati d'un uomo stanco all'alba di un giorno indesiderato. Bisogna lasciarlo parlare tra i denti caduchi d'un anziano, sotto le unghie sporche di terra, tra i piatti sporchi di bagordi, dimenticati sul tavolo. Bisogna lasciarlo parlare mentre accendi una sigaretta e ti rifiuti di cantare la filastrocca del domani e volgi l'ascolto al suono del silenzio sovrano. Bisogna lasciarlo parlare e dire dell'impossibile, della veemenza della pausa, dello strappo del corno d'ariete, della voce roca che continua a dire "luce" prima che luce sia al mondo su cui è ormai scesa  la palpebra pesante dell'oblio. Bisogna lasciarlo parlare per dire dell'origine, della sorgente, delle acque sotterranee, e del cielo che ride, mos...

L'ascolto del Sacro (Kaddish - קדיש)

Immagine
  Tra le pieghe dell'onda vibra una voce, un sussurro che il rombo del ricordo non può coprire, una voce che avanza e ripete, a chi la sa intendere e orecchie bambine, nenie di consolazione. È il canto della qualità, la coperta di neve su tracce di felino. Non chiede attenzione e abbraccia il silenzio. Il Sacro canta, in assenza di pubblico, nelle vene d'un corpo giovane e tra le canizie e i calli del saggio. Cancella ogni memoria, ci congiunge per salto al presente e si pone come specchio davanti ai seicentotredici nomi del nocciolo della pesca. Sacro è il filo d'oro, la cucitura e l'increspo delle labbra quando abbandonano le maschere di Narciso e s'aprono al sorriso. È il tempo d'ogni riconciliazione, nelle mani che accolgono i sudori d'un figlio adolescente. È dove lo si chiama; tra le stasi delle pietre e i respiri del pastore. Nelle pieghe delle onde una voce canta un canto e i piedi del sacerdote si coprono di sabbia e acque e sale. Sacro è l...