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In morte del Samurai

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  Foto dal web Ho colto un sorriso nella tensione degli archi. Tra le urla di guerra e le chiamate alla vendetta il pruno immobile mandava richiami odorosi al ricordo, e il ciliegio depositava fiori sul fango con la delicatezza del daino.  E forse per questo ho girato le spalle al campo di battaglia,  e infranto  il mio unico giuramento servile. Per un istante d'attesa sublime nella punta della mia katana un riflesso di luna ha testimoniato l'etica della resa e muoio così,  col suono delle corde d'argento di un koto  antico nel cuore e il canto di un  shakuhachi nei midolli.  E non pesa per nulla nei miei polmoni  la freccia d'argento che mi toglie il respiro. Muoio così, tradendo la finzione  di un'esistenza vana, e mi accompagna nel lungo ponte una voce d'ambra, ora che divengo fossile e restituisco la mia spada al dio dell'oblio.  Muoio così, nella rinuncia al conflitto, accolto dalle brezze marine di un pianto di consolazione.      Tutto è stasi, tutto

Trittico del Samurai

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Sono danze collose in cui il piede fatica  a staccarsi da terra e si trascina con la delicatezza del Samurai sulle sabbie d'un ricordo battente.  Sono danze senza contatto - senza contratto - in cui la moneta di scambio è la promessa malsana  d'un futuro che nega il presente, mentre soccombe sotto l'albero di ciliegio un passato guerriero - la poesia della spada trova sepolcro nella parola d'un aedo cieco e distratto. (...) poi è un passo credere a un corpo  di parole sfatte; all'uso improprio dei respiri della vita  Di te ricordo lo sguardo mio di allora,  ancorato alle tue stelle; l'astronave delle mie labbra  sulla via Lattea del tuo collo. Di noi ricordo il suono vacuo,  il sonno, ora; una carenza d'ossigeno, una carezza d'addio. Per questo l'elsa divenne rifugio e il fodero certezza. La lama che riposa sogna il non-combattimento  come l'alba la luna. E la mano che la forgia non trema mentre recita formule

Samurai

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È inutile tingersi il volto di fango o coprirsi la cute di simboli se non hai mai posato sguardi di vetro su un'orizzonte che tace. L'odore della battaglia giunge di lontano da un'attesa senza fine e dirsi pronti significa solo  muovere il passo dopo aver visto. Sguardo - passo - nuovo sguardo - nuovo passo: questa è la legge del Samurai la cui spada brilla  solo quando taglia. Foto  e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati

Passi solitari (Oblivion 2)

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Passi su terreni intimi, nostro vuoto comune; e luci di natale nei tuoi occhi color nebbia milanese. E mani sui fianchi e silenzi densi e suoni lontani, di fisarmonica. Io non so danzare; lo fanno per me lettere e segni. Tu ti muovi come dea e posi i tuoi silenzi sul mio sguardo bambino. E dimentica un istante solo chi sono; si imprima nella tua mente chi ho cercato di essere per te quando non potevo essere con te, quando strisciavo solo passi d'arte marziale su spiagge solitarie. Non fosti tu a spezzare la mia spada da samurai stanco. Fu un raggio di sole arrivato troppo presto su una corazza impreparata ai colpi dell'amore. Allora, su quelle spiagge, mi inventai le danze a noi interdette e il mare, lì vicino, rideva, come te, incapace di perdono.