La discesa sacra (un Salmo balbuziente)
La stanza azzurra devastata dall'uragano; non resta che qualche goccia d'olio sacro e un simulacro di speranza da tramutare in canto. Le senti anche tu le voci roche e sfatte ripetere il mantra della fiducia nel celato e nel passaggio stretto a una pelle nuova? È un canto corale che ripete senza sosta e centellina resine e cortecce d'eucalipto per le ossidiane dei figli. A terra l'epitelio di biscia, concime del passato su una terra senza soffio. Si dice che poi aleggi ancora un vento divino sui volti delle acque salate dei nostri occhi, e che di lontano il corno che chiamano Shofar laceri tempi e spazi - ancora una volta - per rendere possibile la distanza dall'Altro che chiamano amore. Ho peccato, Moabita, davanti al pozzo io ho peccato. Possa la tua voce ancora una volta risollevarmi il mento alle stelle e dirigere il mio sguardo là, nel flusso indaco senza fine né cominciamento delle generazioni. Toglimi il petrolio dagli occhi e chiama ancora una vol