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Visualizzazione dei post con l'etichetta sogno

Terzine notturne (un sogno)

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  Di notte, se non dormo, sogno ad occhi aperti un sogno in cui sogno. E mi accompagna  il monotòno richiamo dell'assiolo sovrano a percorrere il sentiero a ritroso del ricordo di un futuro mai scritto Là, nel bosco del dormiveglia, una porta di rame  è l'accesso alla dimora di un oracolo canuto che risponde allo sguardo col canto delle lucciole e ai segni d'inchiostro sui miei palmi con sorrisi sdentati. Un oracolo folle che ignora  ogni mia domanda e versa piano le sabbie del silenzio in un vaso  di cristallo,  poi mi guarda con sfida bonaria. “Se ancora non hai capito”, mi dice ridendo, “esci dal sogno con passo di gambero” . _______ Testo, inedito 2024, di Sergio Daniele Donati 

Mon double rêve (à l'hôpital et des mois plus tard)

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Fu un doppio sogno; osservavo il tuo sonno dandoti la mano, piano. Poi non eri più tu: eri lei,  la malattia dalla quale non si guarisce. Il vetro era offuscato da una gelatina trasparente. Non parlavi, non parlavi non parlavo: non potevo. Mi dicesti con lo sguardo:  "Attento al tuo risveglio", il vetro offuscato  da una gelatina trasparente -  cataratta inoperabile dei miei occhi.  Non ero io, non eri tu,  non era lei era l'assenza; era l'assenza la manifestazione della malattia  dalla quale   non si guarisce. Era lei, la malattia, il vetro offuscato da una gelatina bianca, per l'ecografia delle voragini del mio cuore. E ti guardavo respirare piano e non parlavo, il vetro offuscato  da una gelatina trasparente. Aprii gli occhi,  - corsia, silenzio, notte rantoli, un anziano chiamava sua mamma; senza sosta - non saresti tornata, non saresti tornata più; il vetro offuscato da una gelatina trasparente per l'ecografia delle voragini nel mio cuore. Tes

L'antico sogno (benedizione)

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העתיק הולך לאט  לאדמה האדומה  של זיכרון עתידי  אני מברך את חלומך להישמר מהנשימה העתיקה של העתיד L'Antico procede lento verso la terra rossa della memoria del futuro. Io benedico il tuo sogno perché sia protetto dal soffio antico del futuro Testo ebraico (inedito 2022), traduzione e foto di Sergio Daniele Donati

Rêve (sogno)

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Ho visto in sogno un fiore celato da pietre povere. Emanava una luce odorosa, una scia sul piano cieco e nero e largo e buio del mio desiderio d'evanescenza.  «Non puoi scomparire a te stesso» ,  mi diceva, «non ora, è troppo presto». Non piansi allora il divieto ma l'uterina bellezza di quel timbro, gemma fragile, destinata a morire, come ogni mio desiderio d'unione,  al risveglio. Ho ascoltato in un sogno le note sofferte  della sua stessa fine, e pianto l'assenza d'una voce che mi dicesse: « resta». (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Un sogno

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È una sorta di reflusso represso una voce di pietre e licheni un miagolio di notte un'assenza d'azione, senza interpuzioni né verbo osservare dei tronchi nei boschi la sola corteccia, la voce di quel sogno ricorrente. Nebbie e muschi e un ruscello sotto un cielo color indaco e un gorgoglio indistinto che sussurra: « non hai ascoltato abbastanza; non è qui la risposta» . E non si scosta il mio sguardo immobile dalla corteccia bianca della betulla, ché forse a me piace soltanto porre domande inutili a chi non sa rispondere. Sergio Daniele Donati - inedito 2022

חלום - Sogno

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Vladimir Lubarov - Take care of your angel Goccia a goccia da un abisso fecondo trasudano significati e segni. La notte parla una lingua sconosciuta, intuita nelle viscere; rigettata dallo sguardo, al mattino. Il Giusto olia i cardini di quella porta sacra e trascrive e traduce con tratti di luce i segni del futuro. La sua penna è sottile e congiunge lenta ciò che nasce diviso, perché non sia del Cielo l'interpretazione del Sacro, né nelle Profondità Marine la sua comprensione. Goccia a goccia da un abisso fecondo trasudano significati e segni; il Giusto - bambino - ne distilla l'essenza e la dona al mondo, perché non venga trattenuto ciò che nasce per esser diffuso.

Dormi?

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Marc Chagall -Bacio (particolare) Un uomo tiene  una donna  tra le braccia.  L'ama. Le chiede  in un bisbiglio, all'orecchio: ”Dormi?”  E spera,  che non risponda, e possa infine vedere  i suoi volti  protetti dal Sogno,  dal loro sogno.  Un uomo ricorda,  legandosi alle  dolcezze dell'attimo,  sapendo che è memoria  e dimentica l'amarezza e lo strappo.  Un uomo volta  lo sguardo al cielo,  poi a terra.  Lì, nel mezzo,  tutta la poesia  del suo dolore.

Possa il tuo sogno

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E sia la parte più ritrosa e celata di te protetta dal mio sguardo Ed il tuo sogno ritmato da un incedere costante E la fatica del cammino e i suoi inciampi, gioia del tuo Ascolto E il tuo Sguardo alto, fisso sull'orizzonte attento e severo. Poiché severo è il giudice e arduo l'incedere, ma vitale è il sogno di stella che lanci nel firmamento a custodia dell'Uomo

L'avvocato è stanco (nature boy)

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Il colloquio col giudice era stato stimolante e proficuo. Avevo usato ogni arma a mia disposizione per far passare come sostenibile quell'assurda mia linea difensiva. E, dallo sguardo che la dottoressa aveva posato nei miei occhi, avevo intuito che un qualche barlume di dubbio ero riuscito a seminarlo. Ma lei continuava a guardarmi, anche quando avevo smesso di parlare. Uno sguardo enigmatico, di chi ne ha viste tante, forse troppe. Solo i giudici, anzi solo i migliori tra loro, sanno tenere quello sguardo. E io, nonostante i miei trent'anni di arti marziali, i miei discorsi sullo sguardo del samurai e sulla capacità di chiudere gli occhi quando necessita, mi ero sentito nudo e inerme di fronte ai suoi occhi. Mi ero limitato a tacere, guardandola come un bimbo guarda una mamma arrabbiata dopo aver commesso qualche marachella. "Avvocato, ho capito", aveva detto, "e le prometto di valutare con attenzione le sue parole. Non tema. Ci sono ancora dei punti

Il sogno

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Non parlano più. Non pensano più. Chiudono gli occhi, le loro palpebre come serrande sulle ansie della vita, sulla povertà delle loro esistenze. Un vetro rotto sullo sfondo diviene finestra sul creato. Lo senti anche tu il lento passo del Sogno, del nostro Sogno, avanzare, ignaro, o forse indifferente ai cocci di vetro che calpesta per terra? Sorridono, sapendo che un attimo di sospensione può spostare intere galassie. Lo sanno nonostante la povertà dei loro strumenti, forse a causa di quella stessa povertà. E a me, che osservo quella docile mano su una robusta spalla, corre un brivido lungo la colonna vertebrale. Taccio e faccio il tifo per loro, che hanno mantenuto viva la loro fede, nonostante tutto, nonostante i calli sulle mani e le ferite nel cuore. E guardandoli so perché scrivo. Lo faccio per chiudere gli occhi anch'io e rinnovare ancora una volta lo stesso loro patto, nonostante tutto. Si scrive per chiudere gli occhi e vedere meglio o, forse, per cominciare a