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Augurio per l'anno che viene

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Foto di Sergio Daniele Donati Sono là. Vicine, lontane.  Corone e parole. Tu chiamale  dal basso. E precipitino, senza ostacolo, sui tuoi passi più puri. E sia tolta la benda, e lo sguardo guardi, e si scurisca la pelle sotto un sole condiviso.  Sia benedetta la terra che accoglie la tua pelle di biscia, e poggino  su muschi i tuoi piedi  bambini. Nell'ora  del cambiamento accogli la mano d'anziano che trema d'esperienza, indicale il futuro nel suo passato e siano i suoi palmi le mappe per il tuo cammino. Cadano maschere, si liberino le labbra e canti il canto a lungo trattenuto nei nostri petti d'aquila.

Lech Lechà (della parola)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Parole profughe, devastate da incagli e maree, suoni stentati e gutturali, attaccati a fili di ricordo, terre e madri respingenti, parole naufraghe, umide, strozzate e mute trovano rifugio in terre lontane, sedimentano in suoli stranieri, radicano in steppe sconosciute e germogliano là sotto soli diafani e inumani. Là sorge il verbo, lontano dai propri armenti, dai propri canti e dai propri idoli. Nello strazio della memoria danza la parola e salmodia il Patriarca; armonie che scardinano portoni di rifiuti e depositano gemme e rami d'ulivo su limi melmosi. Parole deportate, sdentate che si aprono in sorrisi a un mondo che tace e dispongono libri (per autore) sugli scaffali della stanza azzurra della speranza.

Tre inediti di Davide Zizza

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Si nasconde Si nasconde dietro qualcuno o qualcosa –  non è la sera, non è una persona; si nasconde ma è presente, in ogni cosa se ne sta appartata, un vecchio pensiero che supera il vento –  si nasconde dietro qualcuno o qualcosa, non è una donna, non è un’eclisse –  tesse un filo e sta dentro ognuno, è la verità della pietra lo stupore dell’acqua che mormora –  si nasconde dietro qualcosa o qualcuno –  non è Dio e nemmeno suo Figlio, è una parola più antica dell’uomo: crea la storia e la strada percorre la terra e il vento.  Il terzo deserto Cercare il senso nascosto del libro lasciare che monti la sua tenda davanti ai nostri occhi e subito dopo la bruci per ricominciare un viaggio senza meta. La mente cammina a piedi scalzi sulle parole altrui. Ci vuole metodo: conoscere i tempi è saper dosare l'attenzione perché non perisca il volo della farfalla e non si chiudano le porte del crepuscolo. ________ Disegni di Silvia Tebaldi dalla serie "Hamsa" pubblicati su concessio

Tre poesie del dolore

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Foto di Sergio Daniele Donati  © Assenze Il volto dell'assenza produce figli su una linea spezzata. Ti celavi, simulacro di un dio, alla mia richiesta inclinata. Amore è suono antico. Foto di Sergio Daniele Donati  © A pochi fiati È lì, a pochi fiati da me un volto sommerso da peci e fanghi. Respiro a pieni polmoni, incapace di perdono Foto di Sergio Daniele Donati  © Statua di sale Non scrivo e non canto. Ricordo. Volti coperti di brina e una voce secca, coltello nella carne di Amore bambino. Danzavano in cerchio idoli pagani mentre straziavi a colpi di derisione ogni mia sacra parola. Scusami, se la mia statua di sale è stata fragile ostacolo alla tua fuga nell'incubo. ____ Inediti dicembre 2020

Tre poesie di Sandra Manca

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Le poesie vengono  pubblicate su concessione dell'autrice  Sandra Manca  © Immagini estrapolate dal web  dall'autrice  Sandra Manca  © e pubblicate su sua gentile concessione Sulla gobba del vento di Sandra Manca 06.04.2020 Scivoli via sulla gobba del vento indugi incurante  nel malinconico canto  di sirene rapite dal solitario tuo volo.  La quercia che ti ha nutrito  è rinsecchita la processionaria ha steso  l'oscuro suo manto disadorna la chioma  non è più riparo  ai merli chiassosi.  Lievemente  adagiata sulla polvere  foglia sei l'ultimo sacrificio  metamorfosi feconda. Asterione (da L’Aleph di J.L. Borges) di Sandra Manca 27.11.2020 Tutto esiste infinite volte tranne me Asterione  e l’intricato sole per i corridoi di pietra corro di me stesso immaginando l’altro non sono un prigioniero  le porte aperte della casa attendono chiunque  solitudine e quiete s’affacci a osservare. Un giorno arriverà il redentore  un toro dal volto umano o chissà e la solitudine allora  s

Noah (Noé)

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Noè - Mosaico ... poiché ti vidi Giusto avanti i miei volti in questa generazione ( Genesi - Noè ) Ti disse Giusto avanti i suoi volti e ti permise la speranza. E non furono i diluvi nella storia a estirpare fuochi empi dagli occhi dell'uomo, ma da allora ogni nostro futuro ha origine nell'incaglio delle nostre case mobili e girovaghe tra le rocce del Monte Ararat.

Vita (dedicato a Silvia Tebaldi)

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" Vita " di Silvia Tebaldi Scrivere a Silvia, di Silvia, osservando  un disegno di Silvia  è per me scrivere  sulla Scrittura Dietro la porta suoni metallici. Cozzano lame, picchiano pesanti  martelli su incudini  plumbee. Sono lì, vestito a festa, davanti alla porta. Arrivi tu con  dita sporche d'inchiostri  pregiati e fogli  accartocciati. Apri la porta, e io ricordo  che i metalli  sono lettere e l'incudine  una penna. Macchi di nero  la mia parete troppo bianca, e io ricordo che c'è  del pastello in ogni nero e che il bianco acceca e abbaglia. Tagli col tuo dire colto e le tue cadenze familiari i miei broccati bizantini, e io ricordo che è ora  di strappare il velo, di offrire pelle e sudori e unghie,  sporche  di cere da sigillo, in dono  sacrificale  a lettere  benevole. Poi taci  e mi osservi, e io ricordo che del silenzio  sono il figlio e al silenzio ritorno. Ora scrivi "Vita" nella lingua  dei Padri, con le tue dita  d'ambra e l

Trema d'amore di Annalisa Mercurio

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Autoritratto di Annalisa Mercurio Poesia inedita pubblicata su concessione dell'autrice Mosse dal silenzio le stelle, pulsanti parole mirano al centro. Stride l'essenza al vento, trema d'amore la terra e il dolore non regge bellezza.

Dio è coricato di Yehuda Amichai

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Foto di Sergio Daniele Donati Dio è coricato supino sotto il mondo Sempre impegnato in riparazioni, sempre qualcosa si guasta Avrei voluto vederlo per intero ma vedo Solo la suola delle sue scarpe e piango ( Yehudah Amichai ) Sono lieto di ospitare su Le parole di Fedro una splendida poesia di Yehuda Amichai, la cui ironia e gioco simbolico non smette mai di colpirmi. Ne consiglio la lettura ascoltando la musica del video allegato. A una Trascendenza che si cela la mistica ebraica ci ha abituato, ma solo una penna eccelsa come quella di Amichai poteva scorgere i motivi di questo nascondimento, la Sua occupazione a riparare eternamente il mondo che creato. Un elogio tenero dell'imperfezione creativa. Un elogio anche dell'umano, che in questa poesia ancora più si nasconde.

Amore è Altro

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Foto di Sergio Daniele Donati Eppure incanta ancora lo scatto felino d'un tuo sguardo furtivo. E tace la voce -e il canto- del mio sterno guerriero se posi le ciglia sul diaspro della mia iride. Tu taciti, io taccio; parla per noi chi della parola trattiene  il segreto roco, e canta ininterrotto al mondo il suo gorgoglio profondo.

Nel mito

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Foto di Sergio Daniele Donati Immergiamo nel mito,  a volte,  mani bambine. Cerchiamo  nelle marmellate  dei significati  mieli per le nostre  labbra.  Suoni mai sentiti  parlano alle nostre  orecchie pallide.  Ci meraviglia  lo spettacolo  dell'antico tempio  rinnovato nel sole,  tiepido.  Il luogo dal quale  non proveniamo  si copre dei nostri  passi di ritorno.  I muschi di Pan  odorano di metriche giambiche  e sogni fecondi.  Immergiamo nel mito,  a volte,  dita bambine.  Ci culla il canto  dell'aedo  e la lira d'ambra  del rapsodo  canta con voce di donna  ai nostri capelli d'argento.

Preparare la scrittura

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  Foto di Sergio Daniele Donati Ci si prepara a scrivere, a volte, secondo rituali antichi. Che scrivere è chiamare a sé, dal silenzio, suoni cristallini. Oppure, al contrario, dare armonia e melodie nascoste ai suoni gutturali e melmosi che provengono dalle proprie viscere.  La gestualità è importante, prima di scrivere. Predispone l'animo all'ascolto quasi maniacale di ciò che ancora non ha forma.  E così il foglio, le penne, gli inchiostri vengono scelti con gesto lento, molto prima di ciò che si vuole dire.  Chi scrive secondo queste ritualità è sempre anche un calligrafo, o un maestro del thé giapponese.  E non dimentica che la corporeità ha un peso nella scrittura.  È il contenitore che dà la forma ai pensieri (prima), al detto (poi).  Ci si prepara alla scrittura come l'amante prepara la casa per la sua amata e sceglie i migliori vini e i bicchieri di cristallo. Non per sedurla, ma perché Lei abbia a disposizione i migliori strumenti per sedurlo.  Ogni scrittura prof

I sogni di Mordechai (cap. 1-13)

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Foto di Sergio Daniele Donati 01 Incipit  Mordechai uscì dalla sinagoga con un malessere di fondo. Parashà e Haftarot questa volta non erano riuscite a sollevarlo da terra. E quel grido, quello strazio, era come un tocco di campane d'inquisizione nelle sue orecchie Camminava, col cuore in affanno, e a nulla valevano le parole che il Rebbe gli aveva rivolto all'uscita. "Le cose tornano, Mordechai. Magari trasformate, ma tornano. Sempre". L'aveva guardato a lungo, senza parlare. Poi era andato via. Come può tornare ciò che mai è arrivato? E che cosa poteva mai capire un uomo di novant'anni degli affanni di un giovane.  Mise le mani in tasca e ci trovò il solito sassolino. Lo strinse, come sempre, e si sedette sul marciapiede. La gente passava indifferente, le ore passavano indifferenti, i ricordi passavano... differenti. Si tingevano di colori diafani, tonalità mai viste, di spiegazioni mai pensate. Mordechai chiuse gli occhi. I suoni del villaggio sembravano lo