Ventidue semi (pomeridiana)
Foto di Sergio Daniele Donati Coltivo lento, con gesto meticoloso, piante esotiche i cui semi mi furono donati a un mercato da un bizzarro signore. Sul banco delle sue spezie e polveri rosse, bluastre e arancioni si perdeva l'olfatto, tra pimenti e paprike e saponi d'Argan. C'erano pepi di Cayenna e chiodi di garofano e bacche rosse e ginepri seducenti. Ma il mio sguardo è avvezzo all'osservazione del celato e, tra colori e odori che proiettavano le mie fantasie e speranze a Zanzibar, vidi un sacco polveroso. Dentro ventidue semi inodori e dai colori scialbi e stanchi. Mi disse allora il vecchio: "Attento giovane, se li guardi troppo non potrai più disfarti di loro". E un tremolio - non so bene se divertito o prudente - si manifestava tra le sue ciglia. "Dammeli tutti, haver", dissi. Il vecchio abbassò lo sguardo. "Sono semi ancora vivi", disse. "Vengono da lontano e dovrai piantarli in terre aride e ostili e attendere eoni prima che