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Due poeti allo specchio (Marina Baldoni e Sergio Daniele Donati)

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quanto facciamo per scansarci dagli stupidi accidenti quotidiani (sorrido) quando invece il desiderio è sempre lì, d'inciampare cadere chiudere gli occhi e non trovarsi più (è forse la scompostezza del volo, è l'orribile smorfia di fronte all'inatteso, la sconcezza di ciò che della carne resta mentre si disincarna, il nostro più grande pudore?) ____ Ogni volta ch'io ho chiesto una possibilità di fuga all'inciampo - all'incisione  su sabbia d'un detto di vento - s'è sempre levata alta una voce roca che urlava alla blasfemia d'ogni mia vana speranza in un mondo decoroso per sé stesso. Mi diceva quella voce - dal timbro scuro di cembalo - ch'ogni caduta è la via che permette a un giullare della parola di ritrovare il silenzio del cavaliere  prima che sguaini un pesante spadone a spezzettare lemmi. ______ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE   MARINA BALDONI È nata nel 1962 a Loreto, dove vive con la sua famiglia. Ha pubblicato tre raccolte

Estratto dalla silloge "L’'ultimo ermetico" di Simone Magli (Puntoacapo Editrice, 2021) con nota di Lettura di Sergio Daniele Donati

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Siamo davvero lieti di poter pubblicare un estratto dalla silloge di Simone Magli "L'ultimo ermetico" (Puntacapo editrice, 2021) Raccolta davvero interessante e originale nel panorama poetico contemporaneo, nel leggere questi versi sembra di ritornare ad una ben precisa tradizione poetica in cui la parola si fa veicolo principalmente di un silenzio capace di comunicare contenuti.  Quella di Magli è una scrittura che contiene un duplice paradosso creativo molto fecondo. Da un lato ci riporta alla sorgente silenziosa di ogni dire, ossimoro questo che nessun poeta che aspiri a una scrittura alta può ignorare, e dall'altro sembra ricordarci, così facendo, che la parola non è solo contenuto: anzi una delle su funzioni primarie è quella di sapersi rendere contenitore dei messaggi del Silenzio. Chi vi scrive non saprebbe dire se questo sia ermetismo nel senso che comunemente si dà di " adesione a una precisa e storicizzata corrente poetica ".  Certo è che il poeta

Dialoghi poetici coi Maestri - 52. Hermann Hesse

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Azzurro della sera O pura visione tutta incanti, quando da porpora e d'oro, sereno amabile grave, tu cielo di luce della sera ti dilati. Tu ricordi un mare azzurro dove felicità è alla fonda per una quiete beata. Dal remo sgocciola l'ultima stilla di terreno cruccio. Titolo originale: Spätblau Traduzione di Roberto Fertonani Indaco Fu indaco quel passaggio per me che venivo da lande grigiastre ove il flusso  dei pensieri si confonde con  un'aria sospesa tra fili  tesi d'ansie celesti. L'aspirazione al cielo, di notte, è un richiamo lontano un ululato di desiderio che veda finalmente requie il cammino senza sosta di chi si è perso. Sergio Daniele Donati  inedito 2023

Due poeti allo specchio (Paola Deplano e Sergio Daniele Donati)

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TRAGEDIA Edipo zoppicante si rinchiuse nell’ermetica fortezza del dolore. La madre lo cullava tra i capelli silente come un bosco senza nome. «Capisci che non posso riabbracciarti? Lui ci ha rubato il sogno un’altra volta.» Paola Deplano - inedito 2023 SOGNO Il sogno è ladro finché non diventa progetto e parola nella bocca sdentata d'un balbuziente. Nella spina sotto il polpastrello ho visto il mio desiderio  di trattener memoria  d'una bellezza che non m'appartiene ma che attraversa leggera tutte le fatiche dell'Uomo. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 _______ BREVI NOTE BIOBIBLIGRAFICHE PAOLA DEPLANO (Siena 1966) insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado. Ha pubblicato Pinocchio fuma (Nuova Santelli 2006), Ulisse con cipolle (Publigrafic 2014), L’ultima Cenerentola (Progetto Cultura 2018) e Ultima fermata Spoon River (Progetto cultura 2020). È redattrice del Litblog Poetarum Silva e collabora con Pelagos, Le parole di Fedro

Cinque inediti di Davide Zizza

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Corrispondenze #1 Sul divano, la mano aggrappata al bracciolo prima di abbandonarmi al sonno… ripenso anni fa un articolo su Penna, «il poeta che chiacchierava con gli animali e gli dei» si aggrappò alla testata del letto come ultimo attaccamento alla vita. «Dormire, forse sognare». Le corrispondenze fanno ricordare. Le trovi nei gesti. Lasciano il segno. _______ Ermeneutica L’effimera e instabile sostanza nascosta negli oggetti, un filo che scende, il taglio obliquo di uno sguardo verso l’orizzonte – La fonderia di queste promesse perse, che è la vita, il riverbero di incerte speranze, che è il tempo; ogni cosa ribolle incosciente e ripiega sull’infallibile dolore – Interpretiamo noi stessi su una continua rilettura interiore e tuttavia inutile. È una scuola di pazienza la fallibilità. _______ L’altro Smarrisco su ogni rigo un’esperienza ed io non so più dove andare. Perdersi è ritrovarsi – dicono – è una lezione molto antica, ma ahimè non sempre s’impara la scuola del

Due inediti di Mattia Cattaneo

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restare muti davanti allo sguardo fisso dei muri ricalcolare il fiato e respirare tutto ciò che è rimasto sopito uno stato desiderato o un’ombra disfatta che muta senza posa e si moltiplica nella mia mente piena di appigli. ____ ricordo la tua foschia sulle zone pianeggianti della schiena l’aria malata depressionaria tra terra e cielo sarebbe stata una perturbazione assillante temperatura minima radente lo zero con neve a bassa quota sulle nostre vite a seguire gelo atlantico umidità in stallo e poi calarsi nell’ombra senza anticipare le prossime stagioni. ____ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Nato a Trescore Balneario (BG) il 31-07-1988, abita a Treviolo ed è laureato in Scienze della comunicazione. Adora la montagna e la natura. Lavora come assistente educatore presso una cooperativa. Poeta e scrittore, ha pubblicato una trilogia poetica tra il 2016 e il 2018. Tra il 2018 e il 2019 ha pubblicato i romanzi “ E le stelle brillano ancora ” e “ Dove sento il cuore ”. Tra il 2021 e i

Tre inediti di Jonathan Rizzo

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COLOMBELLA ROTTA Non è l'amore a portare al suicidio, ma l'odio. L'odio veleno di vele grondanti miele, olio che esaspera ad astra le papille gustative straccia i tendini specchi alle farfalle riflessive. Osservavo ricadendo nel cielo di gomma la pioggia che scivola nella moviola del quarto piano. Nuvola morbida sull'asfalto romano spietato intervallo pubblicitario dalla vita, virgola ed apostrofo sparite. Sparano alla colomba da tutte le direzioni. Rose dei venti a bussola ed ago impazzite, per essere sicuri che non sopravviva nello schianto sul fondo della pagina d'asfalto. per Ilaria Palomba, nella settimana della sua vita FIORI DI PANE E MATTONI A Te che sei l’albero della vita. Il ricordo grida profumo di pane, mattoni in pasta nella casa di pace. Tu che sei conto sulle dita delle ore a girare, sole nel cielo nelle domeniche stanche, tenero mare. Per Te che mi hai insegnato ad amare sulla punta del cuore, come il cassero nella tempesta gridare. Questo nostro a

(Redazione) - Estratto dalla plaquette di Francesca Innocenzi "Formulario per la presenza", (Edizioni progetto cultura, 2022) con breve nota di Sergio Daniele Donati

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Che dire di una scrittura che par costituita di fotogrammi in cui l'autrice, con maestria paragonabile a ben poche nel panorama contemporaneo, sa dosare le suggestioni (così come gli aggettivi) in modo che al lettore sia impedito di aggrapparsi ad alcunché? I tratti di Francesca Innocenzi in questa plaquette, apparsa per i tipi di Edizioni progetto cultura nel 2022, appaiono giocare su questa mancanza di appiglio possibile e la parola ci conduce, certo, ma nella consapevolezza che non esiste altra certezza che il  movimento della lettura. Oserei dire, se non rischiassi di dare a questa nota una enfasi troppo d'antan, che la scrittura della Innocenzi ha un che di montaliano nella descrizione dei luoghi e del portato psicologico che lo spazio ha in chi non solo lo occupa, ma lo osserva.  Nella scrittura di Francesca Innocenzi la visione si fa ricordo e il ricordo sensazione attuale, anzi attualizzata.  Quindi questa scrittura ha la facoltà di dare al ricordo tutta la potenza del

Due poeti allo specchio (Luca Crastolla e Sergio Daniele Donati)

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variazioni di cielo: si addensa una remota promessa in terre mie olivastre di sereno appena ricucito dopo la finta pioggia caduta più nell’imbuto delle ossa che sulle strade, che sui favolosi capelli rampicanti dove la voglia si perse di sorridere per investire l'ultima moneta in una precoce, ardita demenza frontaliera del tuo nome incarnato chiuso nelle scontrose bivalve di una sirena Luca Crastolla - inedito 2023 Vidi allora in un volto di donna fate morgane e miraggi, effetti doppler di ciò che  - avvicinandosi - manifesta nel suono deformato desideri di fuga. Sogno   sogni davanti al pozzo nel deserto dei miei avi; là borbotta una voce antica dai sapori uterini e canta un canto eterno, mentr'io gioco giochi d'ignavia indegno - forse - delle mie stesse radici. Tu parli d'oliva io di carruba, figli entrambi d'antiche storie, della stessa domanda che ci obbliga a dimenticare nomi marchiati sulla pelle  all'atto della nascita, perché emerga in inchiostro a

(Redazione) - Due inediti di Alessia Tucci (15 anni) a cura - e con nota di lettura - di Annalisa Mercurio

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____________ IL VELENO UMANO: LE FERITE DELLA TERRA Perseveri il grano, perché crescano le spighe. Attendi la calda stagione estiva affinché il mare guizzi nei tuoi fulgidi pensieri Contempli l’immagine di quelle glaciali taighe, ma tutto è mutato, volta la pagina che designava il nostro ieri; dinnanzi al domani, impotenti e forse scoraggiati dall’impetuosità di onde e turbolenze burrascose, dalle creature che versano il sangue scarlatto, promulgando gli ultimi fiati, ci si accinge nel reperir le cause del veleno iniettato alla Terra, della cura medicamentosa che mai fu raggiunta, dei ghiacciai che con il surriscaldamento convolano a guerra, della plastica che i mari trapunta. L’uomo che conscio ha inferto molteplici ferite, la Terra che munifica le ha costipate entro sé stessa, tronfia di difenderci, pur avendo instaurato una lite con la bestia umana, che incurante l’ha sottomessa ai propri vizi, al desiderio spropositato che , sebbene frivolo, ha deturpato la nostra culla delle sue r

(Redazione) - Nove inediti di Marco Brogi letti da Paola Deplano

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Brogi, saggio fanciullo, ha uno sguardo innocente e profondo sulle vicende della vita. Originali, ma non stravaganti, le sue liriche per molti versi “filosofiche” pongono domande a cui chiunque può dare la propria risposta, senza intaccare la genuinità dell’intenzione poetica. Il suo non atteggiarsi a sapiente, ma esserlo nel profondo, è uno dei maggiori pregi di questo poeta che, con poche parole, crea e ci fa conoscere gli infiniti mondi nascosti tra le pieghe del banale quotidiano. Per la Redazione  de LE PAROLE DI FEDRO Paola Deplano _________________ Credo nella ciotola del cane nella forma del pane nell’avvolgibile che imbarca il mattino credo nell’aria intorno alle altalene nei poveri cristi nelle parole che partono senza arrivare credo nelle crepe di mio padre nella liturgia del mettersi in ciabatte in chi si offre volontario anche se trema credo in chi va fuori tema in qualsiasi tipo di maniglia credo nell’accendigas, nell’accendino  nel gesto nudo e in tutto ciò che produce

(Redazione) - Piccola nota di lettura ed estratto da "Il respiro del glicine" di Francesca Iseppi (Le Mezzelane - casa editrice, 2023)

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_________ È un vero onore (e piacere) poter pubblicare un estratto dalla silloge Il respiro del glicine  di Francesca Iseppi  ( Le Mezzelane - casa editrice, 2023) su Le parole di Fedro. La scrittura della poeta, che appare almeno   prima facie figlia di una scrittura classica e senza tempo, è capace di variar ritmo e cadenza ad ogni composizione.  Così passiamo da liriche più composite e lunghe a dei veri e propri Haiku, senza perdere tuttavia il richiamo ad una leggerezza che tutto può significare meno che superficialità di contenuti e di forme linguistiche.  Francesca Iseppi  è appunto capace di quel raro equilibrio che fa della leggerezza, del tratto tenue e delicato, della tinta pastello i veicolatori di contenuti del profondo e che dal profondo prendono nutrimento. A chi vi scrive è molto piaciuto perdersi in questo gioco sottile - e finalmente senza strazio, in cui anche alla sofferenza si concede infine tutta la tenuta e dignità che richiede -  di una poesia mai troppo con

(Redazione) - Specchi e Labirinti - 16 - Il numero oscuro (un racconto di Paola Deplano)

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di Paola Deplano Uno scherzo, il giorno del tuo compleanno. Soffocandoti dalle risate, organizzasti il tuo funerale. A ciascuno assegnasti un compito. A Gennaro, il giornalista, l’articolo di commemorazione; a Chiara, la musicista, la messa da requiem; a Simona, la poetessa, una poesia da declamare in un grande parco pieno di gente colorata; a Giulio, l’architetto, la bara fuori dall’ordinario – «Rosso lacca, mi raccomando!» puntualizzasti – e lui ridendo, preso dal gioco, disse subito di sì. Gli altri non ricordo, ma era una tavolata piena di gente, tutti i tuoi amici, e a ciascuno dicesti cosa fare, da qui a cent’anni, naturalmente. Aspettai invano il mio turno, ero lontanissimo da te, anch’io a capotavola, ma dall’altra parte. Non ci fu nessun incarico, per me. Cioè, arrivò la torta e ti distrasse. C'ero rimasto male, ma non dissi niente. La terrazza sul mare risuonò a lungo, quella sera, delle nostre risate. Ero geloso di Gennaro, che si era trionfalmente seduto alla tua destra