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SPECIALE: Conversazione sotto il pergolato (la "poesia" per Cristina Daglio e Sergio Daniele Donati)

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CRISTINA: Sabato sera al Nuovo Armenia non ti ho riconosciuto e allora facciamo finta che ci siamo dati appuntamento al bar All’Angolare per poter stare tutto il pomeriggio sotto il pergolato coi tavolini d’epoca e le restrizioni puriste nelle consumazioni e parlare. Ci hai fatto caso che è sempre più difficile sedersi ad ascoltare poesia e a parlare di lei senza che qualcuno poi non ti dia il suo libro da leggere (e se possibile scrivi due righe?). Una volta non era così. Quando io mi sono affacciata al mondo degli scriventi si andava a sentirli, si prendevano appunti e poi si tornava a casa con qualcosa su cui riflettere, mille letture nuove e magari qualche indirizzo con cui poi iniziare uno scambio epistolare. Quasi mai si prendeva la parola se non per fare domande, ora invece il trend è quello di fare un intervento parallelo, di quelli che sia chi ascolta sia chi è relatore guardano pensando “e la domanda qual è?” Abbiamo perso la lentezza dei gesti, io per prima, non mi tiro f

(Redazione) - Dissolvenze - 21 - Di rane, di papi, d’inganni

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di Arianna Bonino Chiariamo subito il fatto che qui di chiaro c'è poco e niente, o forse molto, addirittura quasi tutto, e che, alla fine, vi dirò in ogni caso chi è stato preso in giro. Partiamo dalle informazioni, come è giusto fare sempre, anche perché ormai tempi non sospetti non ne esistono più, se mai ce ne sono davvero stati. Le certezze che non abbiamo: chi sia l'autore quale sia il titolo (se c'era) quale sia il significato dell'opera quante copie ne esistono realmente se l'originale sia davvero perduta Le certezze che abbiamo: è un olio su tavola misura 53 x 65 cm è stato dipinto intorno al 1480 (peraltro con un abbondante margine d'incertezza) è una copia dell'originale si trova attualmente al Musée Municipal, St.-Germain-en-Laye è noto con il titolo "Il prestigiatore" che però gli è stato attribuito solo diverso tempo dopo la sua realizzazione è attribuito a Jeronymus Bosch , ma con riserve anche in questo caso Ora isolerò tutti gli ele

Il "piccolo male"

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  Diedi a quella ferita un nome - poi due, poi cento, poi mille - e mi costruii un castello di piaghe  che suppuravano paure e richieste d'aiuto - negato.  Dentro il bozzolo  non percepivo seta, ma una sete di volo  che poi fu - certo - ma su cieli stranieri. Mi salvò una voce di cicala e il ritmo di nenia ripetuta di una Musa indifferente, cui faceva da controcanto il sacro mono-tono dell'assiolo. Mi chiedi perché ci sia del nero sotto le mie unghie spezzate e ignori lo sguardo sbarrato  d'un bimbo   che ottenne  salvezza leccando le resine dense del portone dell'Altrove. _____ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati 

The End (Oblivion - notturna)

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"Muro milanese" di Sergio Daniele Donati   Non può che finire  in assenza di parola l'eccesso di parola. Avessi taciuto allora non mi fermerei ora - lo sguardo umido - a raccogliere verità scritte a pennarello  su un muro.

Odi Sannite

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Frontiere Poi ci sono le frontiere, quelle che io non varco, perché figlio di un imperativo cogente. E le vorrei rispettate da tutti - quelle frontiere - come Colonne d'Ercole. Eh sì, ci sono le frontiere, le barriere che io non varco conscio che saper stare "al di qua" di una ribellione adolescente e immatura, a un millimetro dall'abisso è il segno d'una assunzione piena di ruolo. "La postura della sentinella sul crinale del limite. È questa la mia ribellione". E li vedo - gli altri - varcare ebeti quella soglia, incoscienti della fatica di un "no protratto" al canto delle sirene. E ne sento le urla, mentre si spezzano le ossa contro gli scogli acuminati dell'incoscienza. Sì, ci sono le frontiere che io non varco per poter stare a guardia di un limite che mi dà nome. E lascio che che le varchino altri e ne ripeto in silenzio l'urlo di terrore per lo schianto, tanto simile a quello di un uccello contro un vetro. È questo l'unico mod

"Cinque poesie in asse" di Maria Pia Latorre

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I.   La verità di una pianta   con gli occhi in tasca ci scivola il cielo dalle mani Nel cerchio di un nido non finge l’albero quando respira e se ci potesse svelare ci farebbe meno apparenti con un po’ di verdazzurro al collo   sto dentro un sasso a battere il ritmo spettacolo l'ape ronzante   ma è in noi la finzione affiliamo come ombra bruciando in un buio lento   così di notte faccio a pezzi le parole del giorno e di giorno raccolgo le parole della notte per una guglia di speranza buona per tutti   II.   In asse Mi ritorna un ricordo di resina da stagioni fragili d'acqua arsa cerco nel cerchio del vento burrasche perfette al naufragio e se capovolgo lo sguardo l'orizzonte è un tronco riflesso dove a passi mi arrampico in obliqua verticalità illudo la tua mezza realtà per metà più vera del gelo allo specchio cercare la scia che riavvolge il nastro del cielo III.   Periferie di stelle Se c’è stata quella prima esplosione nell’universo siamo allora perifer