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(Redazione) - Figuracce retoriche - 14 - Climax e Anticlimax

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  di Annalisa Mercurio Niente a che vedere con il vostro climatizzatore, o forse sì. Immaginiamo una stanza fredda, accendiamo il climatizzatore: grado dopo grado la temperatura della stanza aumenterà fino a fare caldo, poi caldissimo. Ora spegniamo. Piano piano la temperatura da calda si farà tiepida, poi fredda infine, freddissima. Ecco un esempio pratico (ma poco letterario) di climax e anticlimax. Chi segue ogni mese la rubrica sa che tutti i nomi delle figure retoriche derivano dal greco antico e queste non fanno eccezione: l’origine di climax infatti è κλῖμαξ, che significa scala. Tanto per confonderci le idee, questa figura retorica ha però anche altri nomi latini: gradatio gradino, ascensus salita (e fin qui non è che i latini abbiano avuto una gran fantasia, sempre di scale e ascensori si parla) e catena (da cui la definizione italiana concatenazione ). Dice un vecchio proverbio, “il climax è fatto a scale, c’è chi scende e c’è chi sale” e, una volta giunti in cima, prima o

Cinque poesie di Maurizio Meschia tratte dalla raccolta inedita "Sussurri d’ombre" - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  "Quando il simbolo canta, lo sguardo si fa muto" Queste parole mi sono sorte spontanee leggendo questi estratti dalla raccolta poetica, ancora inedita, di Maurizio Meschia "Sussurri d'ombre" che mi hanno letteralmente trascinato in lande allo stesso tempo già visitate e straniere. Se c'è una cosa che della poetica di Meschia mi ha sempre colpito è la dinamica tra una certa estraniazione e lo stimolo al ritorno : una sorta di dialogo interiore tra un vissuto che porta via e la consapevolezza di un percorso a ritroso,  guardando in avanti come quello di chi, allontanandosi da qualcosa, rifiuti di volgergli  le spalle ma cammini all'indietro, quasi a non voler perdere il contatto con ciò che abbandona.  Poesie di questa fatta e maestria sono davvero rare, perché trasmettono a chi le legge il senso di una puntigliosa e rarefatta ricerca che non trascura mai il particolare per una mera descrizione d'insieme. Simbolo , lo si sa, è ciò che ci permette la

A Glenn (scrittura spontanea in controtempo - dedicata a Glenn Gould) di Sergio Daniele Donati

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  poesia esile/poesia esule E dimmi tu quale sia il segreto dell'appoggio di un dito  all'armonia del silenzio.  Io mi copro di sudori e non cala mai  la mia antica stortura.                     esistere è in fondo un baco            e dal buco nero dell'illusione           che esista una verità protetta            dal guscio del proprio nome           le parole escono           come un biascicare  parole d'ubriaco,           un trascinare ricordi di ciabatte           in corridoi d'ospedali dove i muri           trasudavano resine di dolore  giallastro           e colavano  nelle notturne           grida  dei malati d' infanzie mai vissute.  Una nota sospesa - la tua - al filo di rame brunito  della speranza diviene  nella mia retina lacrima e poi sorriso ebete e meraviglia e stupore,          ché  io ancora esisto            come tatuaggio sbiadito           su pelle vissuta.  Di dirmi partecipe alle dissonanze del creato - un eterno intervallo di settima a si

Poesie inedite di Anna Segre

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  Siamo lieti di poter pubblicare due poesie inedite di Anna Segre, poeta che da sempre seguiamo con interesse e la cui scrittura si caratterizza per essere - in un certo senso un unicum nel panorama poetico contemporaneo -  luogo di incrocio e scambio tra la quotidianità di oggetti e momenti e l'elaborazione psicologica e interiore della loro presenza. È qualcosa che si situa ben oltre il mero "descrizionismo" che tanto affetta il contemporaneo poetare, per collocarsi in un altrove in cui vige l'imperativo etico alla rielaborazione e allo scatto di coscienza della poeta ma anche - e soprattutto - del lettore che tra le righe si trova felicemente spaesato, alla ricerca di un Sé in evoluzione e innalzamento. Leggere Anna Segre significa, in un certo senso, e sicuramente per chi vi scrive, vivere il valore positivo della "frammentazione" quando incontra la spinta alla ricostruzione della propria interiorità partendo dal particolare, e senza appello ad una mal

(Redazione) - Uno sguardo laterale - a proposito della raccolta "Trasformazioni" di Carlo Ricci Bertarelli (il Convivio editore, 2023) - estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Le città sono luoghi - e tempi- di ossimoriche sensazioni.  Per chi vi risiede rappresentano spesso il richiamo alla casa o al rifugio.  Pur con tutte le idiosincrasie che vivere in una metropoli può rappresentare, esse, per chi vi abita sono il luogo della stasi, di un esserci, magari in contrasto, ma sempre presente e battente.  Al contrario, per chi ha un rapporto sporadico od occasionale con la città -  o con una città in particolare -, essa rappresenta il luogo - ed il tempo -  della sacralità dell'attraversamento, dell'estraneità. Ed anche in questo caso, con tutte le idiosincrasie che un attraversamento può rappresentare, le città divengono luoghi fecondi e forieri di intuizioni che al residente sono precluse. Diventano, essenzialmente luogo di movimento della mente verso la comprensione di ciò che spesso chi abita la città perde, troppo preso nei propri affanni. Nella sua raccolta raccolta " Trasformazioni " ( il Convivio editore , 2023) Carlo Ricci Bertarelli

Poesie inedite di Melania Valenti

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  _______ Afoso e bianco il cielo dell'ultimo saluto offre il respiro. E il pianto al colibrì spiega le ali. _______ Tra i flutti che in viso ritornano luce, nel rosa dipinto dal dio del mio mare m'immergo. Ritorno Nereide in vita ricordo dell'unico suono il sapore. Che adesso si perde tra mille e più ancora parole. _______ Come serpe viscida di gelatina gialla il male dall'alluce ai miei capelli sale. Striscia subdolo sul seno stanco lascia languido lucenti lividi palpita pungente e prude. Per diventare terra muschio nell'ombra mite fresco del mio vulcano che intenerito mi tenderà la mano. _______ Sconto ancora la colpa del giallo e dell'oro. La scure dei vili s'è allora affilata su sterno scoperto. E la pena sul capo, sul sacro ruscello, in sillabe mute quell'oro mutò. ______ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Melania Valenti è nata a Catania, dove risiede. Docente di Spagnolo, dopo essersi occupata di traduzioni per il Tribunale di Catania, consegue la Speciali

Ubriachi

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  Biascicano tra loro  parole di saggezza, impastate di vino rosso scadente e desiderio di fuggire via. Poi mi guardano a cercar conferma  nella mia rigida, assente,  giuridicante postura del loro diritto ad esistere; nella parola. E non sanno che io alle volte mi prostrerei ai loro piedi  a chiedere perdono ché questo altrove in cui ho perso  - Pollicino sfigato della poesia - le briciole del ritorno è una landa deserta da cui vorre i  - come loro -  fuggire. ____ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 28 - È là che rotola (riflessioni in scrittura spontanea)

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  di Sergio Daniele Donati È là che rotola su un centro instabile la parola che che contiene  semi di legami indicibili e tenaci.  È masso che frana senza requie sui crinali scoscesi dell'incoscienza, la parola che rotola e frantuma riflessi d'ossidiana in un muto paesaggio senza orizzonte terreno.  I significati sono schegge, che tagliano la pelle dell'illusione unitaria, sono scampoli di abbandoni e grida  di stupore malcelato tra le balbuzie di denti ingialliti dall'esperienza fumosa di un non senso che batte.  È la che sorge ironica la parola  che per prima non fu detta,  mai estratta dall'ammasso senza fine di un brusio senza fondo.  È là, e là resta,  la parola che celo  nel superbo spettacolo di orridi montani e tingo di striature di colori invisibili, prima che lo starnuto di un dire involontario copra l'unico rifugio felice del silenzio che evoco  in lingua antica come velo sulla mia superbia di serpente ignorante.  È là, e là resta,  mentre muovo il pr

Due poeti allo specchio (Gabriella Cinti e Sergio Daniele Donati)

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  Riconoscersi Ci incontreremo, io e te, nella parte bianca della voce, tra petroglifi sonori di inudibile lingua, assemblati nel codice espressivo dell’oltre, a riconoscersi in pieghe di riso obliquo, sciolti nella danza parlante di sussulti. (Gabriella Cinti - inedito 2024) Tra le crepe Tra le crepe di una pietra non odo il mare ma il bisbiglio scomposto della vita che sorge; là resto all'ascolto della lenta scomposizione  del mio nome in dittonghi barbari. Ci incontreremo, io e te, e non sarà uno sguardo, ma l'antica nenia  della consapevolezza di ciò  che il vento cela al deserto, al silicio delle nostre parole.            Il lemma che si tacita            porta sempre con sé la scia           del primo sussurro della creazione. (Sergio Daniele Donati - inedito 2024) _______ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Gabriella Cinti , in arte Mystis , nata a Jesi (An), italianista, grecista, poeta e saggista. Opere di poesia pubblicate: Suite per la parola (Péquod, Ancona, 2008), Euridice è O

La promessa

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  La sorte d'Icaro strazia il Poeta, spezza l'epitelio dell'Aedo in frammenti di sale, e incolla al palato la lingua del Rapsodo. Dei passi claudicanti  e solitari di Dedalo dopo la caduta,  poco si dice,  forse per pietà, o forse perché nulla  è più terrificante che restare orfani di un figlio e sopravvivere all'inutilità delle proprie parole.                Quando tornerai, lo prometto,                di quest'idiota poesia,                che mi tiene per qualche respiro                 in equilibrio precario,                farò coriandoli di nuova speranza.  _____ Testo inedito (2024) di Sergio Daniele Donati

Alla foce del verbo

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Alla foce del verbo gorgogliano di nuovo  i semi del silenzio  e l'attesa di un ascolto  si traveste di sete d'assenza.  Alla sorgente del verbo un canto muto di sirena  attira onde distratte, ricordi di diaspro. E io taccio, mentre si tessono  narrazioni antiche  tra i rumori sordi di pelli di di biscia immobili; a terra. _____ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati