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Poesie inedite di Anna Segre con "lettera aperta alla poeta" di Sergio Daniele Donati

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  Cara Anna, lo sai, da sempre seguo i tuoi percorsi di vita e nella parola, poetica, e non.  E so, come tu sai di me, che esiste una visione laterale delle cose che ci accomuna, anche nella diversità dei tratti.  Io spesso mi nascondo dietro la parola, lo  sai e, in quel nascondiglio, mi elevo, per il poco che è concesso al cieco lavorio di un lombrico,   coi suoni e i ricordi che la parola veicola.  Io sono un attraversato , sai anche questo, da voci che in fondo non mi appartengono e più che scrivere trascrivo un antico dettato su un foglio un po' stropicciato. Tu, al contrario, sei talmente legata al  VERO  nei tuoi tratti che a volte per me leggerli è stordimento; quest'assenza totale di nascondimento, questo dire ciò che è, senza nemmeno celarlo in un'iperbole, in un climax, in un escamotage retorico di quelli che tranquillizzano, è per me fonte di ammirata visione. E, allo stesso tempo, non voglio nascondertelo, mi crea un sentimento di piccolezza enorme, questo tuo

Due poeti allo specchio (Valentina Demuro e Sergio Daniele Donati)

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Valentina Demuro Inedito - 2024 Avremmo dovuto vedere fermi nel silenzio con altre galassie attraversarci il corpo, capire che non c’è orlo tra due quando questi sono stretti oltre il nodo dell’abbraccio. Ora un filo ti raggiunge, travalica le forme del paesaggio, la casa non è casa, la strada non è strada, ogni cosa è trasparenza e mentre il tempo volge indietro imparo molti modi per amarti Da Che i fichi nascano rossi (peQod, 2024)   La mia casa ha radici di mare e molti volti attraversati e aperti come un dolore nudo. Le sedie intorno alla tavola ospitano silenzi discreti c’è odore di candeggina e di niente. Aggrappato al giardino il mandorlo nero, figlio delle tue mani ancora sorride nell’aria frantumata. Occorre amore per sopravvivere all’amore     Sergio Daniele Donati   Inedito - 2024 È un filo di lino tenace dai colori cangianti quello che unisce un'anima a un'assenza afona.    È nell'evanescenza delle forme che percepisco le tue pause, così

Estratto da “Prodigi” (peQuod 2023) di Anna Ruotolo - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Un vero piacere - e onore - poter pubblicare un estratto dall'opera di Anna Ruotolo " Prodigi " (Pequod ed., 2023). Una raccolta densa e piena di spunti interpretativi possibili, in cui un richiamo a un tu che si può immaginare allo stesso tempo sia impersonale che personale, quasi per paradosso , gioca un gioco centrale.  Le ripetizioni, le anafore, le epanalessi, poi, creano spesso un  effetto di marcatura e sottolineatura , tipico di quelle figure retoriche, ma che nell'abile uso della poeta appaiono anche avere il ruolo di controcanto o, quantomeno di una lontana eco.  «Dopo l’amore dopo l’amore dopo l’amore accontèntati di ritrovare te che giace in te» ad esempio è un esordio di poesia in cui il triplice richiamo all'amore non ha solo la funzione di rimarcare, ma pare essere e creare un gioco di rimandi per il quale al lettore resta un piacevole senso di stupito stordimento.  Pare di trovarsi in una valle e sentire i suoni di ritorno di una scherzosa Eco.

(Redazione) - Genere In-verso - 10 - Le Bambine. Riti ed educazione a Roma. Con lampi di presente

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di David La Mantia Cominciamo da una affermazione ovvia, lapalissiana. A Roma l’educazione era concepita in funzione della società nella quale la futura donna si sarebbe poi inserita. Il termine bambina a Roma era molto ambiguo, non ben definito. Lo capiamo dal fatto che nel latino  c’erano più vocaboli che la individuavano: puera, puella, infantula . In ambito giuridico, prima del  matrimonio, il termine usato era virgo (vergine); dopo il matrimonio, invece, era upso, uxor (moglie),  oppure matrona (madre) e, quando non era più in grado di procreare, diventava anus (vecchia). Della bambina emerge sempre una rappresentazione utilitaristica: spicca la funzione che lei sarà  chiamata ad assumere a livello sociale, quella della donna. Sin dalle origini, a Roma la bambina  educata a diventare una donna con ruoli e compiti tipici e ricorrenti: procreare, allevare e curare la  prole. Questa Weltanshauung continua fino al ‘900, o, se vogliamo essere più feroci, al 1857, quando F laubert pu

Cinque poesie inedite di Olivia Balzar

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  Un vero piacere profondo   poter pubblicare delle poesie inedite di Olivia Balzar in cui pare a chi vi scrive di poter percepire una vitalità di scrittura, un accesso a simboli mai banali, la capacità di alternare versi liberi di diversa lunghezza con esiti armoniosi  e dei tratti incisivi e densi che lasciano il lettore ammirato.  Ringrazio dunque, a nome di tutta la Redazione, la poeta per aver scelto le nostre pagine per questo prezioso dono. Per la Redazione de  Le parole di Fedro il caporedattore Sergio Daniele Donati _______________ Ho fame di tutti i miei vuoti, di ogni sguardo che ha sfiorato il mio corpo, di tutto l’amore del mondo che si fa cenere. Ogni cosa perduta reclama il suo posto.    _______________ I sopravvissuti si riconoscono: seguono la mappa degli astri e vivono in testa all’albero maestro. Laggiù in locanda un marinaio si gioca l’anima a carte per una bottiglia di rum. Io vorrei solo risvegliare i morti.   _______________ Vivo entro i confini di una terra ai

Wislawa Szymborska, la sublime “virgola antiquata” di Maria Pia Latorre

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Siamo molto lieti di poter accogliere su    Le parole di Fedro   un prezioso intervento di Maria Pia Latorre    a proposito della grande poeta  Wislawa Szymborska. Per al Redazione de "Le parole di Fedro" il caporedattore - Sergio Daniele Donati ____ “ Avrei preferito non parlare con la Storia, ma la Storia è venuta da me ”, queste parole della poetessa americana Joy Harjo sarebbero forse molto piaciute a Wislawa Szymborska e ben si addicono alla visione che si è andata costruendo della sua opera.  La grandezza della Szymborska ci è arrivata come una eco, quando nel 1996, tanta fu la sorpresa per l’assegnazione del Premio Nobel, attribuito all’esile donna dell’Est, fuscello dall’espressione appuntita ma ad un tempo rassicurante, come sa esserlo la nonna della porta accanto. La sagoma iconica che di lì a poco ne è scaturita è un perfetto cocktail di simpatia e mistero; così l’elegante donnina con cappellino e occhialini ha fatto il giro del mondo imprimendosi nell’immaginario