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Genere In-verso - 15 - La libertà di essere Ariosto

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      di David La Mantia   Pochi autori usano l'allegoria come Ariosto. Direi proprio che questa figura diventi la chiave interpretativa dello scrivere del reggiano nelle sette satire. E dove spicca l'allegoria? Nei cosidetti Apologhi. Sono favole moraleggianti, spesso di stampo oraziano (come nel celeberrimo topo di campagna e topo di città), con riprese dagli amatissimi Fedro ed Esopo. Nella cosidetta favola dell'asino e del topolino, l'autore dell'Orlando esprime i motivi della sua scelta di non andare con il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria, ribadendo il proprio amore per la libertà a tutti i costi e per una vita tranquilla. Meglio una rapa in casa propria che nella corte cinghiali e starne. L'indipendenza vale più di qualsiasi cosa. Uno asino fu già, ch’ogni osso e nervo mostrava di magrezza, e entrò, pel rotto del muro, ove di grano era uno acervo; e tanto ne mangiò, che l’epa 8 sotto si fece più d’una gran botte grossa fin che fu sazio, e non per

Quattro poesie inedite di Cinzia Coppola - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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    Vi presentiamo oggi quattro poesie inedite della poeta Cinzia Coppola dai tratti sicuramente delicati e con un richiamo ad un vissuto personale che rimanda con linearità e precisione a quello del lettore.  La poeta si rivolge ad un tu che alle volte, come nella prima composizione, appare essere legato ad una divinità o trascedenza della quale, tuttavia la poeta descrive tratti quasi umani, come la tenerezza provata per i canti dei bimbi e i veli delle spose, altre verso simboli che richiamano direttamente al mito (trombe tibetane e storie dei titani). Non è dato sapere se il tu cui la poeta si rivolge nella seconda poesia sia lo stesso, ma è certo che in tale composizione i tratti si fanno allo stesso tempo più incisivi e più delicati, quasi a richiamare un'esperienza del vissuto che si vuole sublmare in parola.  Un poesia dunque delicata e, alla volte, dedicata come nell'ltima composizione in cui la figura paterna è connessa all'attesa di un ricordo sonoro, di una voce

L'adolescente che porto dentro

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  L'adolescente ricciolone che porto dentro - un tipo burlone,  un po' sognatore e a volte rissoso - mi parla mentre inciampo  per strada e ride  di quella buffa  continuazione di sé che porta il suo nome e il suo sguardo astigmatico sul mondo.  Ma io da terra lo chiamo e gli mostro il suo ritratto di spalle in una pozzanghera. Allora non ride più, perché l'adolescente  che porto dentro è timido e mai  avrebbe voluto lasciar  traccia nel mondo. _________ Foto e testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 03 - "L’Aminta" di Torquato Tasso: fascino e grazia

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  di Gianni Antonio Palumbo Nel 1939, il numero 33 del “Quadrivio” ospitava un articolo dello scrittore Dino Terra su L’Aminta a Boboli , recensione dell’allestimento della favola pastorale di Torquato Tasso nel “maggio fiorentino”, per la regia di Renato Simoni. Terra definiva l’opera, oltre che un capolavoro , il “ fragrante frutto dell’ultimo classicismo, dramma tutto soffuso dalla Grazia ”. Anche per Giosue Carducci l’ Aminta e ra un portento e del fascino di quest’opera non dové essere inconsapevole neppure il suo artefice, Torquato Tasso se definì le proprie, in un sonetto a Giovanni Antonio Vandali, “Ardite sí, ma pur felici carte”. Cantando questi “vaghi pastorali amori” egli era riuscito a trasfondere “ne le rive del Po con novell’arte” il culto “de’ greci antichi allori”. Una primizia che sapeva dunque di antico ma guardava alla realtà contemporanea, come evidenzia il bellissimo coro al termine del primo atto, dedicato al tema dell’età dell’oro.  L’opera è stata a lungo giu

Il fuoco blu

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C'è un fuoco blu dietro la retina, una fiamma mai spenta sostenuta dalla delicatezza di un silenzio di giada. Quello è il luogo ove la notte mi nascondo a forgiare la lama di una spada il cui nome è ancora da venire ma di cui conosco il taglio. Un colpo, un colpo solo, e poi la solitudine nel vento . _____ Testo e foto di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Muto Canto - 17 - Una riflessione su Aldo Giorgio Gargani

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  di Anna Rita Merico e del silenzio che consente agli uomini di pensare e di quando gli uomini si abbandonano all’oblio di sé e dell’oblio che li fa delirare dentro frasi impossibili e dell’errore della loro esistenza che li fa sopravvivere e di Berlino chiusa in un Muro di pensiero poetante Anna Rita Merico Esercizi radicali di pensiero: vedere il vedere 1 Pensatore del XX sec. Aldo Giorgio Gargani (1933-2009) lascia in eredità un percorso filosofico di grande attualità e di infinita radicalità. E’ percorso incentrato all’interno dell’intersezione tra esistenza-riflessione sull’elaborazione del sapere e processi di umanizzazione. Gargani ci mostra il dentro dell’operare del Suo pensiero a contatto con le vicende e i luoghi in cui l’articolazione della sua vita è posta nelle condizioni di poter generare dinamiche all’interno delle quali si genera pensiero. Una grande lezione di generosità intellettuale e di umanità attraverso cui, Gargani, “imbratta” la teoria con la vita donandoci s

Ho sognato stanotte - Cette nuit j'ai rêvé

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  Vagavo come rabdomante il legno biforcuto in mano alla ricerca di sorgenti liquide e appigli sensoriali, scudi contro i segni della non (r)esistenza. Camminavo,  certo del mio passo, in una nebbia color fuoco e la montagna di lontano - sfocata nei contorni - pareva uscire da una pittura zen. Sul ramo basso  la salamandra mi osservava attenta e così io, in attesa di una sua parola. " Ràdicati ", diceva. " Qui ?", chiedevo. " No, fuori dal sogno e prima della veglia. Là, nel tempo-luogo della transizione, ràdicati,  prima che lui venga ". Lasciavo cadere il ramo  a terra e mi spalmavo  terra e fango sul volto. Poi prendevo la postura dell' assente a sé stesso - il mio corpo di cristallo di rocca, lo sguardo nel chissà dove. Aprivo gli occhi e, nel dormiveglia, nessuna traccia della sua venuta. Solo un dolore lancinante alla coscia destra  e lo sguardo di fiamma - blu - puntato dritto  sul chissà quando. _____ Je vagabondais comme un radiesthésiste le b

Poesie inedite di Paola Di Toro - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

È sempre un piacere poter pubblicare degli inediti di una poeta, come Paola Di Toro , che sanno tracciare linee di unione tra un mondo interiore che si percepisce come palpitante e vero e una indiscutibile attenzione alla forma ed al lessico che altro non fa che levare la mente del lettore sulla possibilità di rielaborazione dei propri stessi vissuti.  La poeta negli inediti che vi proponiamo si rivolge ad un tu impersonale , creando immediatamente col lettore un rapporto di intimità e ascolto che si percepisce come  reciproco .  Voglio dire che l'impressione dominante nella lettura di questi versi è che ci sia una sorta di ricerca della poeta del centro del lettore , una chiamata alla comunicazione diretta e senza orpelli linguistici che altro non farebbero che impedire il bel ritmo di queste poesie.  Forti, poi, sono i richiami all'ambiente naturale in cui, tuttavia, sia la poeta che il lettore non si sperdono ma, al contrario, paiono radicarsi sempre più.  La Natura, così co