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Innamorarsi (un ricordo) - Oblivion

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All'inizio fu stupore, pronuncia lenta sottopelle di un nome — il tuo — e testimonianza  della mia presenza  all'erosione di un muro  a secco — il mio . Per questo strusciavo  i piedi sull'asfalto milanese alla ricerca di un'appoggio che mi permettesse  voli planati nel tuo cielo color avorio e porpora. I miei astucci, le penne,  le chine e gli inchiostri — per te inutili zavorre  al tuo dire unico — erano la mia ossatura cava e fragile,  a sostegno alla mia balbuzie. E anche ora, — ai piedi del monte della disillusione, sul crinale stretto dove ripeti  l'ossessione senza fine dei tuoi barbari " io, io, io " — pronuncio formule che non danno risposta. Resta la parola — quella che mai hai voluto accogliere — a fare da eco  nel silenzio delle mie valli.      [Si fa ogni giorno      più denso, sai,      un odore acre      di rinascita al mondo      che tu hai volu...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 08 - Greifen poetico: Greifen corporeo

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  di Giansalvo Pio Fortunato   Parte I L’azione esistenziale – prim’ancora che conoscitiva – che è stata tratteggiata nel precedente articolo [1], rappresenta una premessa inevitabile per una riflessione meta-poetica. Dato, quest’ultimo, abbastanza sorprendente: quali sono le dinamiche che richiedono la necessità di una riflessione sulla poesia? Nei diversi momenti della storia poetica non sono stati forse gli stessi poeti ad offrire un’impalcatura analitica e saggistica chiara attorno al far poesia? Perché quest’impalcatura, ora, è pressoché assente? Rispondere a queste domande significa entrare nel gioco, calibrare le smagliature di una discussione sulla poesia (di una meta-poesia) che sappia materializzarla, rilevarla entro l’attesa di una fisiologia che aspetta solo di emergere. Non è un caso, infatti, che un tempo i poeti sapessero additare la poesia, sapessero Zeigen la poesia: designarla nella sua attività reale, malgrado o in virtù dell’esigenza nello scrivere...

Voix du désert - voice of the desert - voce del deserto

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Immagine di pubblico dominio ricavata dal web _______ Tu m'appelai    voix du désert,  mais dans ces plaines arides-là    je pouvais contempler   seulement l'absence   de moi-même, à moi-même. Et je n'avais rien  à dire de plus   dans ce vide sablonneux-là;   j'avais appris   à serrer mes lèvres   et à nier  mon propre nom. _______ You called me voice of the desert,  but  in those arid plains I could contemplate only the absence of myself, to myself. And I had nothing  more to say in that sandy void; I had learned to seal my lips and deny my own name. _______ Mi chiamasti   voce del deserto, ma in quelle aride pianure potevo contemplare   solo l'assenza   di me stesso, a me stesso. E non avevo nulla   più da dire   in quel vuoto sabbioso;   avevo imparato   a sigillare le mie labbra ...

(Redazione) - Genere In-verso - 16 - Di che cosa sia la cultura e di quanto faccia paura.

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di David La Mantia Molto in Italia è cominciato alla fine degli anni '80, quando a parlare di questione palestinese venivano invitate attrici e starlette come Clarissa Burt o Anna Falchi, intrattenitori come Beppe Convertini o persino la Sora Lella, la sorella di Aldo Fabrizi, resa celebre da Verdone.  L'elemento chiave era comunque l'aspetto fisico, la bella presenza o il buttare tutto in caciara, con chiacchiere da bar, che mischiavano il problema serio con i bucatini e l'amatriciana.  Perché la sensazione era che tutti potessero parlare di tutto e che conoscere davvero qualcosa, essere competente in una determinata materia fosse dannoso e comunque provocasse ostilità nella massa. Tanto che chi era esperto in un determinato elemento veniva tacciato già da allora di " professore ", con disprezzo e distanza, come se capirne fosse un vizio di forma. La conoscenza corrispondeva a noia, fastidio, inganno (si ricordi il celebre Latinorum di don Abbondio, che Renz...

Originali (in poesia)?

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Suvvia, non siamo banali! Originali in poesia lo si è davvero soltanto se alla fonte si sa tornare, se, con altre parole e vere, si sa poi per sempre tacere. Ché l'origine d'ogni dire – almeno così io penso – e il suono lento del silenzio  

(Redazione) - Muto Canto - 18 - Suggestioni e testi di docu-poetry

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  di Anna Rita Merico  Muto Canto, rubrica de Le Parole di Fedro, in scambio con Gianpaolo G. Mastropasqua di cui PoetiPost 68 ha pubblicato un’analisi della parola follia dal titolo-traccia Il divieto di accorgersi. Lo scandaglio inizia a muoversi all’interno dei luoghi deputati alla separazione degl’internati: violenti, luridi, cronici. Tutto, all’interno del sorvegliare e punire che si muove intorno alla follia è legato alla vivisezione del separare. La separazione prende ulteriore forma nella delineazione che Mastropasqua porta nell’indicare significati di pazzo-folle-matto. Immediato il riferimento al grande Mario Tobino. La discesa inizia. 27/10/2012 oggi hanno fatto tremare il suono che usciva dalla mia gola mi hanno applicato del dolore la voce nel gemere si è messa a tremare tutta la città mi mette le mani addosso mi concedono a chiunque ora anche i musi diversi erano fatti d’aria a nessuna donna probabilmente è mai toccato di starsene così spesso sotto umiliazioni ta...

Condamnés (Condannati)

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Condamnés à la seule intuition vulnérable d'un projet divin, nous marchons pieds nus sur la neige, à la recherche de nos propres traces. Parfois,  nous nous arrêtons pour écouter le son de la feuille qui tombe et une larme de glace creuse notre visage de souvenirs d'enfants.     [Derrière les écorces     d'un bouleau     une lueur d'étoiles     nous rappelle     le monde perdu     de nos origines] . _____ Condannati alla sola intuizione vulnerabile di un progetto divino, camminiamo a piedi nudi sulla neve, alla ricerca delle nostre stesse tracce. A volte,  ci fermiamo ad ascoltare il suono della foglia che cade e una lacrima di ghiaccio scava il nostro volto di ricordi bambini.     [Dietro le cortecce     di una betulla     un lucore di stelle     ci ricorda     il mondo perduto     delle nostre origini]. "Spiegel im Spiegel" - Arvo Part

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 07 - Babele

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BABELE Tratto da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 07 - Babele Cercammo un nome per paura della morte squadrammo la parola. E la parola-argilla scordò che era terra reclamò l’altezza di una torre divenne più preziosa della vita. Per lei rinunciammo al tempo del riposo alla carezza, allo spazio che differenzia il senso. Finché fu il mondo un’evidenza senza volto – rumore di fondo che nessuno ascolta.   Ma nella dispersione capimmo che il nome dura solo se dalla voce affiora l’uomo. __________________ NOTA DELL'AUTRICE Nella narrativa archetipica dell'Antico Testamento, quasi sempre quelle che sono considerate "punizioni" divine si rivelano opportunità. Anche la molteplicità delle lingue, dopo l'uniformazione funzionale della parola a Babele, è un rilancio di vita, la riscoperta dell'alterità, la necessità di relazionarsi in modo diverso. La parola, infatti, è un ponte verso l’interiorità e verso l’alterità. Come ogni strumento ...

Et toi, tu le dis homme - E tu lo dici uomo

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  Murmures dans le marbre de la dure-mère           crépitements dans la pie-membrane . Sèves, chlorophylles et résines entre occiput et foramen central. Devant ce cri muet tombent des feuilles et les racines s'épaississent      [sous terre l'aveugle       iter du lombric       chatouille       une stase mystique] _______ Sussurri nel marmo della dura madre           crepitii nella pia membrana . Linfe, clorofille e resine tra occipite e forame centrale. Davanti a quel grido muto  cadono foglie e s'ispessiscono radici       [sottoterra il cieco       iter del lombrico       solletica        una stasi mistica] Video lettura di Lorenzo Pieri  _______ Testo — inedito 2024 — e traduzione in francese di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Specchi e labirinti - 32 - Passeggiando per la Crotone ebraica

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di Paola Deplano Locandina dell'evento  Bisognerebbe essere stranieri ai propri luoghi. Questo perché, se lo fossimo, li guarderemmo con più attenzione e li apprezzeremmo di più. A mio avviso la reiterata abitudine spesso offusca le reali potenzialità di ciò che ci circonda, non facendone cogliere appieno la profondità e la bellezza. L’erba del vicino è sempre più verde, si sa. È opportuno, quindi, vivere il proprio giardino come se fosse un posto mai visto prima, con tutte le sue meraviglie e le sue magie. Si visita il mondo intero e spesso non sappiamo che stiamo camminando su secoli di storia. A onor del vero, bisogna dire che ultimamente c’è una certa riscoperta del turismo di prossimità. Le “Giornate del FAI”, ad esempio, sono encomiabili occasioni per la riscoperta di ciò che è già profondamente nostro. Dispiace dirlo, ma questa maggiore attenzione ai propri luoghi non è stata spontanea, ma spesso mediata dalle restrizioni covid, che hanno imposto di non allontanarsi troppo d...

Due poeti allo specchio (Gabriella Montanari e Sergio Daniele Donati)

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    Lettera a babbo pitale (poesia inedita di Gabriella Montanari - 2024) Voglio che tu pianga la fine del fiore che tu senta il peso dei colori che tu vada dove il mare canta l’affanno del neonato l’equilibrio dell’aria il pensiero del cervo sentire le spalle gonfie di memorie avere la scorza dei duri e dei cedri sfregare la tua barba tra le mie gambe la pace con i natali ingordi la pace con i morti mai risorti. Al dio burlone (nel bosco) (poesia inedita di Sergio Daniele Donati – 2024) Mi hai insegnato il pianto della pelle il grido muto del ramarro e le striature cieche  nelle venature delle foglie, ma, prima di quell'ultima lettera, che avrebbe resa completa ogni mia comprensione, ti sei celato dietro a cortecce antiche sperando in un gioco a rimpiattino con la mia zoppia.       [E invece sono rimasto lontano      dalla tua tana      ad ascoltare il vuoto      della tua assenza,      così, per ...

"סֶלָה - I Sèlah nei finali" - Poesie di Francesco Papallo tratte dalla raccolta inedita “La linfa della cenere” - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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    È sempre un onore  – e un onere – ricevere da un autore delle poesie facenti parte di una raccolta non ancora pubblicata. E il senso di dono e responsabilità si amplifca ancora di più quando, dopo un'attenta lettura delle composizioni, ci si rende conto di essere di fronte ad una scrittura che ha richiami molto forti nell'etica della parola di chi deve commentarla .    È questo sicuramente il caso delle poesie di Francesco Papallo che oggi vi presentiamo e che sono destinate ad essere raccolte in futuro nell'opera “La linfa della cenere” .   Dicevo sopra di un certo richiamo alla mia idea di etica della parola , nella lettura di questi testi che presentano come elemento centrale, slogan per tanti che, però, a conti fatti, dimostrano l'esatto contario, la cura per la parola. La parola di Francesco Papallo è figlia di quella cura e tenuta che per chi vi scrive qui ora , ormai lo sapete, è il centro non solo di un poesia riuscita  ma del corretto posi...